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Bill Emmott
Operazione papaveri
7 Marzo 2007
Articoli del 2007
Il nodo principale da sciogliere per uscire dalla trappola afgana (nella quale è oggi imprigionato un coraggioso giornalista) è nell’economia e nella società, e le armate non servono: anzi. Da il Corriere della sera del 7 marzo 2007

L'idea di acquistare il raccolto di oppio dell'Afghanistan e di utilizzarlo per incrementare la produzione di morfina, secondo la proposta avanzata da Rifondazione (e altri) e da un ex ambasciatore canadese alla Nato, Gordon Smith, non è così fantasiosa come può sembrare.

Si direbbe un'idea pazza solo se si è convinti che l'oppio sia l'essenza del male e che pertanto acquistare i raccolti non farà che incoraggiare i contadini afghani a coltivare un prodotto riprovevole. In realtà, se l'operazione fosse gestita nel migliore dei modi, un simile progetto potrebbe riscattare gli agricoltori, sottraendoli alle grinfie di criminali, signori della guerra e talebani. Il vero problema non ha nulla a che vedere con l'oppio o l'eroina, quanto piuttosto con i costi di realizzazione. Quest'idea può funzionare solo se i Paesi occidentali, tra cui l'Italia, si impegnano a finanziare il progetto, e generosamente, di anno in anno.

Certo, la politica attuale in Afghanistan non sta funzionando. La Nato combatte i talebani, anche se con truppe e materiali insufficienti. I talebani, invece, possono contare su riserve di denaro più che adeguate, grazie allo sfruttamento del narcotraffico, e inoltre raccolgono consensi tra la gente comune, che non vede alcun miglioramento nella propria esistenza sotto il governo di Karzai e dei suoi alleati americani e Nato.

La vita dei normali cittadini non migliora in parte a causa della guerriglia dei talebani, ma anche perché finora sono state costruite poche strade, scuole e ospedali. I contadini cercano di sopravvivere coltivando i prodotti che si vendono in un Paese che è povero e carente delle infrastrutture di base. E tra questi prodotti, il migliore in assoluto è il papavero da oppio. L'eroina rende bene e si può trasportare facilmente malgrado le pessime condizioni delle strade. Con questa realtà si scontra l'azione di contrasto del governo Karzai e della Nato per sradicare le coltivazioni di oppio, con il fuoco e i diserbanti. Non c'è da meravigliarsi se stanno perdendo la scommessa di conquistarsi «la mente e il cuore» dei contadini afgani, visto che si adoperano per distruggere, giorno dopo giorno, le loro uniche fonti di sussistenza.

L'eliminazione delle colture rappresenta una politica pessima, nella realtà odierna dell'Afghanistan, e si presta alla perfezione al gioco dei talebani. In ultima analisi, tutti si augurano che la richiesta di eroina nei Paesi ricchi finirà col diminuire, facendo abbassare i prezzi e rendendo questo tipo di coltivazione meno appetibile per gli agricoltori. Ma questo non accadrà. Oggi l'Afghanistan sforna oltre il 90% dell'oppio mondiale e la produzione è in aumento. Il narcotraffico attraversa i Paesi confinanti, l'Iran, il Pakistan, l'Uzbekistan e altri ancora, in un reticolo di tracciati facili da individuare ma impossibili da controllare.

Pertanto non restano che due scelte: o la Nato e il governo afghano lasciano in pace i coltivatori di oppio; oppure il resto del mondo propone di acquistare l'intero raccolto, ogni anno, sottraendolo alle mani della criminalità. Questo sarebbe difficile, sotto il profilo tecnico, perché occorrerebbe fissare un prezzo per il raccolto che non incoraggi i contadini a contrabbandarlo ai narcotrafficanti che sono disposti a pagare un prezzo ancora più elevato per un prodotto ormai scarseggiante.

Il problema di gran lunga più spinoso però riguarda i costi dell'operazione. Nessuno lo sa con certezza, ma si stima che i contadini afghani guadagnino circa 700 milioni di dollari ogni anno dal commercio dell'oppio. Il reddito complessivo per tutti gli afghani, compresi i talebani, i contrabbandieri, i funzionari corrotti e altri, si aggira su un terzo del Pil del Paese, e cioè 2,8 miliardi di dollari all'incirca. Se vogliamo che funzioni il progetto di acquistare l'oppio da convertire in morfina, quel reddito complessivo dovrà essere rimpiazzato, a beneficio di tutti, talebani esclusi. Per i contadini, si tratterà di acquistare semplicemente il loro raccolto, ma sarà più difficile supplire agli introiti per il resto della popolazione. E questa operazione dovrà essere ripetuta ogni anno, e con la prospettiva di fornire prima o poi agli afghani un modo alternativo di guadagnarsi da vivere.

I costi non sono impossibili: immaginiamo che si tratti di spendere qualcosa come 4 miliardi di dollari o più l'anno. Questo rappresenta grosso modo un ventesimo di quanto la sola America spende per la guerra in Iraq ogni anno. Il lato più arduo sarà convincere tutti a contribuire una quota. E poi ci sarebbe da affrontare un'altra questione: che fare se gli agricoltori di altri Paesi si mettono a coltivare il papavero da oppio per offrirlo in vendita al fondo occidentale per la morfina?

© Bill Emmott, 2007 ( Traduzione di Rita Baldassarre)

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