É sottosegretario in carica allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, ma non tutti sanno che è soprattutto assessore agli Affari di Famiglia (famiglia Berlusconi, of course). Si chiama Paolo Romani, si dichiara ex giornalista, fondatore di Telelivorno e di Telelombardia, e non ha remore nel confessare pubblicamente che ha accettato di fare l' assessore all' Urbanistica del Comune di Monza perché c' era "da risolvere un problema che è una spina nel fianco della famiglia Berlusconi". Da bravo soldatino, si è applicato ed è riuscito ad imbastire un' operazione che ha già portato nelle tasche di Paolo Berlusconi, fratello del capo, 40 milioni, che stanno per salire a 90 o 100. La "spina nel fianco" della famiglia presidenziale si chiama Cascinazza, un' area di 500 mila metri quadrati agricoli nel Comune di Monza che i Berlusconi comprarono nel 1980 dalla famiglia Ramazzotti, quella dell' amaro, per 7 miliardi di lire. Il progetto era di costruirci sopra una sessantina di palazzi residenziali, una specie di Milano4. Ma tra alterne vicende il progetto non decollò mai, nonostante l' affettuoso sostegno offerto negli ultimi anni dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Anche perché, situata tra il Lambro e il Lambretto, la Cascinazza ogni tanto va sott' acqua. E' vero che nel 2004 il Consiglio dei ministri approvò, in assenza del premier che si era correttamente ritirato nella sala accanto a sorbire il tè con Gianni Letta perché nessuno osasse sospettare conflitti d' interesse, la progettazione di un canale scolmatoio del costo di 168 milioni di euro. Ma la Cascinazza era diventata quasi un incubo per il premier, il cui fratello minore, come tutti sanno, non ne azzecca una. E poi perché costruire direttamente, se con gli opportuni interventi politici quei terreni si possono valorizzare clamorosamente? Così, vinte le elezioni a Monza, Romani viene spedito a fare l' assessore comunale all' Urbanistica. Ruolo nel quale si fa onore, perché organizza la vendita della Cascinazza alla Brioschi dei Cabassi, che pagano a Paolo Berlusconi 40 milioni, ma sottoscrivono una clausola che prevede una "integrazione" del prezzo al doppio o forse al triplo, nel caso di "valorizzazione" di quei terreni. L' assessore, diventato nel frattempo sottosegretario nel IV governo Berlusconi, si mette perciò di buzzo buono e presenta nei giorni scorsi una variante generale al PGT, il Piano di Governo del Territorio per valorizzare quell' appezzamento fin qui di assoluta inedificabilità. Quale migliore occasione dell' Expò del 2015? La variante Romani prevede infatti un "primo utilizzo" dell' area per l' Expò e poi un "riutilizzo dell' edificato con le seguenti destinazioni: direzionale, produttivo, residenza, edilizia residenziale convenzionata, artigianale espositivo, commerciale, intrattenimento, centro ricreativo bambini e ragazzi, centro anziani, centro per l' innovazione tecnologica nell' impresa, spazio espositivo per mostre continue, teatro, Spa e centro di medicina estetica, asilo nido, scuola materna, campo sportivo, sedi di Protezione Civile, Croce Rossa, Carabinieri, Banca d' Italia". E chi più ne ha ne metta. Il sottosegretarioassessore è un tipo immaginifico e aggiunge che lui vede svettare tra il Lambro e il Lambretto cinque magnifici grattacieli, una pista di sci coperta, perché non tutti possono andare in montagna a sciare, e una monorotaia che corre sul Canale Villoresi. Così, varata la variante, i Cabassi dovranno pagare a Paolo Berlusconi un altro pacco di milioni. E l' assessore agli Affari Familiari, a operazione compiuta, potrà dimettersi a Monza e andare a Roma a curare per il capo, dalla sua poltrona di sottosegretario alle Comunicazioni, il licenziamento di tutti quei comunisti nerovestiti (lodo Dell' Utri) che infestano la Rai.
Nota: il caso della Cascinazza di Monza è stato oggetto di una grande quantità di inteventi e documenti su eddyburg.it, soprattutto in questa stessa cartella SOS Padania (f.b.)