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Simona Ravizza
Odissea lunga 12 anni: progetti mai decollati
31 Maggio 2012
Milano
Cittadelle della Salute come se piovesse, bufale per giochetti speculativi a carico del contribuente. Corriere della Sera Milano, 31 maggio 2012, postilla. (f.b.)

La storia del trasloco dell'Istituto dei Tumori e del neurologico Besta è un'odissea lunga dodici anni scandita da annunci politici, plastici finiti chissà dove e progetti finanziati con soldi pubblici e mai decollati.È una domenica pomeriggio del 2 luglio del Duemila quando gli allora ministro della Salute (Umberto Veronesi), assessore alla Sanità (Carlo Borsani) e sindaco (Gabriele Albertini) si vedono in via Ripamonti per una riunione riservata. L'esito dell'incontro fa decollare per la prima volta il trasloco dell'Istituto dei Tumori — destinato a trasferirsi nell'ex Maserati di Lambrate — e del neurologico Besta — che doveva (ri)sorgere entro il 2009 alla Bicocca su un'area ex Pirelli —. Dodici anni e innumerevoli conferenze stampa dopo, i due istituti sono ancora in cerca di una (nuova) casa.

Eppure. È sempre il luglio del Duemila quando Borsani lancia l'allarme: «L'Istituto dei Tumori in via Venezian rischia di soffocare»; e lo stesso vale per il neurologico Besta che — a colpi di slogan del tipo «Valorizzare questo istituto è un dovere per l'Italia» — viene addirittura riprodotto nella nuova sede in un plastico, presentato nel 2005 davanti a due ministri (Girolamo Sirchia e Roberto Maroni) e svariate altre autorità. Di anno in anno, la frase «il progetto è ormai esecutivo» è stata pronunciata troppe volte per riuscire a contarle. Così succede anche nel settembre 2010 quando — con la firma dell'atto esecutivo su quella che nel frattempo è diventata la «Città della Salute di Vialba» — viene detto: «È stata imboccata la strada del non ritorno».

E i soldi pubblici spesi per i progetti abbandonati? È Alessandro Moneta, ai tempi della sua presidenza al Besta ad assicurare: «Il progetto già pronto per la Bicocca potrà essere clonato per la nuova destinazione del neurologico Besta. È come una bella scatola che può essere posizionata in qualsiasi luogo». Il concetto è stato ripetuto, poi, per lo studio realizzato dal consorzio creato per realizzare la Città della Salute, guidato da Luigi Roth e sciolto dopo essere costato un milione e mezzo di euro: «Il documento elaborato resta, comunque, utile», viene assicurato lo scorso dicembre.

A gennaio, dopo che anche l'idea di unire Tumori, Besta e Sacco in Vialba finisce affossata sotto il peso di costi troppo alti e collegamenti viabilistici scarsi, si ritorna al punto di partenza: dove fare sorgere la Città della Salute (dalla quale nel frattempo è stato depennato il Sacco)?Di qui il balletto delle aree degli ultimi sei mesi: con il comune di Milano che propone la caserma Perrucchetti di piazza d'Armi e il sindaco di Sesto San Giovanni che offre l'ex area Falck.

Arriva, poi, un altro colpo di scena. Mentre la politica non decide, una lettera firmata da operatori della sanità, tra cui Alessandra Kustermann e Giuseppe Landonio, insidia addirittura dubbi sull'utilità stessa della realizzazione della Città della Salute: «Con il trasferimento solo dei due istituti scientifici, c'è da domandarsi se una simile fusione valga davvero la candela e risponda alle esigenze dei malati e degli operatori — scrivono i medici —. Le consonanze tra Istituto Tumori e Neurologico sono del tutto marginali, e la loro fusione non otterrebbe reali miglioramenti degli assetti di base dei due presidi. L'uno non risolverebbe i problemi dell'altro, e anche le prospettive di ricerca comuni riguardano campi solo marginali. È proprio la mancanza di un grande ospedale, con tutte le strutture di base e i supporti necessari, a rendere discutibile l'operazione». Di ieri lo strappo del sindaco Pisapia che fa sorgere l'ennesima domanda: il 13 giugno il governatore Roberto Formigoni riuscirà davvero — come annunciato — a chiudere la partita?

postilla

Premessa: la notizia (che ovviamente campeggia con evidenza sulle edizioni locali dei giornali) è che a Milano il sindaco Pisapia manda al diavolo il presidente della Regione Formigoni dicendo che sul polo sanitario non si può decidere come se si trattasse solo di una questione urbanistica. Il che sarebbe una non-notizia in un paese civile, e neppure su questo sito, che ormai da qualche anno ribadisce la stessa cosa: un quartiere dedicato alla ricerca medica e alla salute parte da obiettivi scientifici, organizzativi, di servizio, e poi si inserisce adeguatamente (con tutti gli adattamenti del caso) nel contesto spaziale locale. La garbatamente spietata cronologia proposta in un angolino di pagina da Simona Ravizza sul Corriere, ribadisce invece l’esatto contrario, e scorrendo i nomi dei protagonisti forse si intuisce anche un po’ perché. Oggi, per fortuna, uno dei vari poteri coinvolti dice per la prima volta che il re è nudo. A un anno esatto dall’insediamento della nuova giunta di centrosinistra a Milano, con tutte le riserve del caso, è uno dei segnali di cambiamento: forse non si torna ancora in Europa, ma almeno si prova a uscire dal letamaio surreale dei signori della guerra tra bande (f.b.)

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