Una società per azioni con l’obiettivo di costruire nuove scuole al Sud, coinvolgendo anche i privati. Sarebbe questo il progetto allo studio del governo al quale stanno lavorando i ministeri dell’Economia, delle Infrastrutture e dell’Istruzione. Il piano è ancora ai primi passi e sono diverse le ipotesi che sono state esaminate. La proposta iniziale era trasferire alla nuova Spa la proprietà e la gestione dei 42 mila edifici scolastici italiani oggi nelle mani di Comuni e Province. Un’operazione complessa dal punto di vista normativo, che metterebbe in testa ad un unico soggetto la responsabilità di un patrimonio edilizio disastrato (per 10 mila edifici si ipotizza la demolizione). E che, espropriando di fatto gli enti locali, soffierebbe in direzione opposta rispetto al vento federalista. Per questo si sarebbe deciso di limitare l’attività della Spa alla costruzione degli edifici nuovi. E di concentrare l’azione nelle regioni del Sud, dove la situazione è più pesante.
Nelle intenzioni del governo la «Scuola spa» dovrebbe servire ad ottimizzare i flussi di spesa, cioè spendere meno a parità di servizi realizzando, ad esempio, un appalto più grande al posto di tanti piccoli appalti. Ma anche a superare i mille nodi che, con l’obiettivo di garantire il corretto utilizzo del denaro pubblico, in alcuni casi possono allungare tempi e procedure. Una logica simile a quella della Protezione civile spa, il progetto al quale il governo ha poi rinunciato nel pieno della bufera su Guido Bertolaso. Pochi giorni fa era stato il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a dire che, per l’edilizia scolastica al Sud, il governo stava «studiando il modo per reperire risorse da enti privati». Nel progetto sarebbero coinvolti gli enti previdenziali e le fondazioni bancarie. Ma il grosso delle risorse potrebbe arrivare da quei 416 milioni di euro già destinati e non ancora spesi per la messa in sicurezza degli edifici esistenti.
Il nodo vero, però, è decidere come assegnare gli appalti. Fonti del ministero dell’Istruzione assicurano che si farebbe ricorso comunque alle gare. Resta da decidere, allora, come accelerare i tempi per la realizzazione dei lavori. Critico sul progetto il segretario della Flc Cgil: «Il problema — dice Domenico Pantaleo — non è cercare soluzioni alternative ma trovare i soldi. Ben vengano Inps o Inail ma non i privati. Se c’è un privato c’è un ritorno economico e l’istruzione non va ridotta a mercato».