«Siamo chiamati ad assumerci di più la nostra responsabilità che non possiamo solo chiedere a chi governa, a cui dobbiamo chieder senza sconti di assumersi la loro parte. Ma non possiamo essere cittadini a intermittenza». Agenzia askanews, Milano, 2 maggio 2015
«La crisi che stiamo affrontando è profonda e sta portando milioni di persone alla violenza, nella fame, a fuggire dalla loro terre, tutto questo è collegato al fatto che il suolo è stato sfruttato, il modo in cui produciamo il cibo sta distruggendo la salute del pianeta e la nostra» ha detto l'ambientalista indiana.
Il lavoro del Manifesto parte dai dati: al suolo urbanizzato entro il 2030 si aggiungerà una città estesa come il Sudafrica, la terra fertile è stata erosa a una velocità tra le 10 e le 40 volte superiore alla sua capacità di rigenerazione, il 40% delle guerre degli ultimi 60 anni è stato causato da clima, suolo, risorse: la crisi in Siria e il terrorismo di Boko Haram sono figli anche dei mutamenti climatici.
«Il modello economico che abbiamo è basato sullo sfruttamento e ci porta alla disuguaglianza, l'1 percento della popolazione controlla metà della ricchezza mondiale, è molto ingiusto e non sostenibile. Papa Francesco sta sottolineando questi temi perché l'umanità si svegli in tempo».
I cittadini devono essere protagonisti di questo percorso, e sono chiamati in causa con precise responsabilità, come spiega don Ciotti. «Noi dobbiamo impegnarci non basta dire che bravo papa Francesco, non basta battere le mani, lui chiede ma deve essere responsabilità e impegno di tutti a sporcarci le mani, di terra che vuole dire dignità, libertà è vita per le persone. Siamo chiamati ad assumerci di più la nostra responsabilità che non possiamo solo chiedere a chi governa a chi amministra le istituzioni, a cui dobbiamo chieder senza sconti di assumersi la loro parte. Ma c'è una parte che chiama gioco anche noi come cittadini, non possiamo essere cittadini a intermittenza».