da Lorenzo Venturini (New York)
8 febbraio 2003
Notizie da N Y
Cercando case, ho incontrato, nell'ordine: una sudentessa di origine est europea che mi voleva rifilare per studio a east village un buco squallido e senza luce (810 $); una graziosa stanza a Brooklyn in zona nerissima di una presunta ragazza designer di lampade: dignitosa. Una stanza in bellissima villetta vittoriana stile via col vento in zona residenziale nera di Brooklyn gestita come b&b da una dignitosa e fiera signora di colore, vestita con camicione a quadri come presumo i taglialegna dell'Oregon. Penso che prenderò quella, tra parentesi (850 $), che si rivelerà una straordinaria cantante jazz, quando avrò preso la camera li. Una stanza squalliduccia e decadente in appartamento enorme di palazzo ottocentesco nella bellissima Harlem vicino Central Park, di proprietà di un equivoco ma educato gay nero di mezza età che sostiene di aver cantato jazz e di aver conosciuto a Milano Mike Bongiorno: roba da film in bianco e nero anni '40. Un piccolo dignitoso duplex sulla 22th est di una insegnante di inglese sui quarantacinque, ordinata ma un pò paranoica che mi ha sottoposto ad un autentico interrogatorio precompilato, finito con il fuori programma: Have you seen "L'ultimo bacio" and "Pane e tulipani"? (questo l'avrei preso ma mi hanno preceduto). Un buco in piccolo stabile in stile di 4 piani, in zona ONU - 35 street, di una che al telefono sembrava una simpatica signora di mezza età che insegna danza a Broadway e che si è rivelata un bel travestito di colore con capelli alla giamaicana che probabilmente balla davvero, ma altrettanto probabilmente arrotonda sempre grazie al suo corpo... era tutto/a emozionato/a! Un misterioso appartamento in palazzo signorile dell'Upper East Side (la zona dei ricchissimi) a mezzo block da Central Park, con ingresso sorvegliatissimo da omino in livrea e tendina verde di fronte alla porta sul marciapiede (dov'era il trucco? lo sfigatissimo studio di una artista pieno di quadri accatastati ovunque e sporcizia e trasandatezza, e malessere esistenziale, credo: tutto per $ 750).
New York (soprattutto Manhattan) è una città emozionante, a tatti vertiginosa, ma anche dura. Non da scampo. Chi è più debole o povero fa una brutta fine, si trascina. Chi sta bene, apparentemente scivola accanto a chi arranca, senza particolari sensi di colpa, e - sembra - con l'aria soddisfatta di chi apprezza la propria condizione di privilegio.
La metropolitana è uno straordinario contenitore sociale, dove si sfiorano barboni all'ultimo stadio, artisti improvvisati, cinesi che cantano opere liriche Italiane, emigranti composti ma un pò tristi provenienti da ogni dove, neri vestiti di colori sgargianti delle squadre di basket con giubbotti oversize, qualche sporadico giovanotto in nero, brillantemente in carriera, che esce in orario di punta dai templi della finanza (di solito belloccio, curato, con facciotta da ottimista e battuta sempre pronta con i colleghi), qualche squinzia bionda e fighetta, firmatissima, che, attraverso un mix di look, atteggiamento sprezzante-ma-sexy e un sottile, percettible nervosismo rivelato dal frequente ricorso al controllo dell'ora o alla manipolazione del cellulare, dipinge un quadro di invalicabili barriere socioeconomiche troppo alte per essere anche solo messe in discussione: WASP! anzi, GASP! Per associazione mi vengono in mente le piccole meschinità ottuse dei nostri yuppini Italiani di belstaff vestiti e di tod's calzati e porsche boxter muniti. Le sento molto lontane. Mi opprime l'idea di una vita così mentalmente obbligata come quella del provinciale ricco annoiato, cinico e senza altri valori che quelli economici.
Ma ciò nonostante apprezzo di più il valore dei soldi, fuor di retorica postcomunista nostrana che disprezza il vil denaro. Per me qui ricchezza significa possibilità di scegliere, anzitutto, della propria vita, e superare la condizione di una vita minima, che ho per un pò intravista e assaggiata. Scusate se oso. Ma a NY purtroppo, la qualità della vita sembra essere = a quantità di denaro a disposizione.
Detto questo, farò del mio meglio.
Ultima cosa: senza avere ogni giorno berlusca nelle orecchie e i suoi oppositori, anche New York sembra in fondo una città tranquilla.
Alla prossima