Caro Eddy, ti invio il seguente mio brevissimo commento allo eddytoriale 39 (13.03.04) e alle tesi del Presidente INU.
1. Pianificazione autoritaria e dirigistica, che sarebbe da sostituire con forme di contrattazione esplicita.
La contrapposizione delle due forme, e la sostituzione di una con l’altra è (o perlomeno rischia di diventare) un falso problema. In verità la pianificazione non può essere contrattata, perché non riguarda merci, ma il destino di una comunità; ma, proprio per questo, deve essere consensuale, non meramente autoritaria e dirigistica. Il Presidente INU ricorda sicuramente che in tempi lontani (Seminario INU Lazio sull’area metropolitana – gen.’88) si era cercato di coniugare i due corni del dilemma in un “tavolo delle trattative”, sede della formazione del piano, al quale convenivano i diversi soggetti interessati e responsabili della elaborazione e attuazione del piano, ma sul quale sedeva a capotavola un soggetto “che rappresentasse l’area nel suo complesso”. Aggiungo che la rappresentanza avrebbe dovuto esercitarsi in due momenti: quello analitico della definizione dei bisogni e degli obiettivi, e quello progettuale delle scelte operative. Se no, di che “piano” stiamo parlando? Dal canto suo il “mercato”, visto a quasi vent’anni di distanza, mostra solo palesi e scontati fallimenti.
2. Avere finalmente la legge statale di riforma urbanistica.
Ma non a ogni costo e a qualunque prezzo. Ciò che occorre, è una buona legge per il “governo dell’assetto insediativo”. Le condizioni sono due, e riguardano le due annose questioni dell’urbanistica, mai risolte e sempre più urgenti.
Una seria riforma del regime immobiliare, che consenta di eliminare i danni che l’appropriazione privata della rendita urbana (prodotta da tutti i cittadini) provoca nell’assetto insediativi. Con buona pace dei mercanti di aree e dei liberisti a oltranza.
Una aggiornata messa a punto degli strumenti e delle procedure di pianificazione territoriale urbanistica. Che, se ci si ragiona un poco, sono più complessi e più impegnativi di quanto è detto nella vecchia (e pur sempre buona) 1150/42. E questo, con qualche piccolo sacrificio per alcuni amici urbanisti ortodossi.