Per la maggioranza torturare è lecito, basta non insistere
di Maria Zegarelli
Giovedì alla Camera c’è stato un altro durissimo regolamento di conti nella Cdl. Ha vinto la Lega, facendo votare a sorpresa un - incivile - emendamento alla legge sull’introduzione del reato di tortura nel codice penale in base al quale le violenze o le minacce devono essere «reiterate». Ripetute più volte, altrimenti no, non è tortura. L’emendamento è passato con 201 sì, 176 no e due astensioni, Bobo Craxi del nuovo Psi e Giuseppe Naro dell’Udc. È successo tutto nel giro di pochi minuti, mandando all’aria un lavoro che andava avanti da due anni. Il testo - primi firmatari Piero Ruzzante, Anna Finocchiaro e Luciano Violante, oltre a 100 parlamentari di centro destra - in Commissione Giustizia era stato condiviso da tutti gli schieramenti politici, tranne la Lega. Il Parlamento stava, finalmente, per votare la legge che dava corpo agli impegni presi dall’Italia con la ratifica della Convenzione dell’Onu contro la tortura. Invece adesso si riparte da zero.
Fuori c’è il sole. Dentro il parlamento, invece, il clima è plumbeo. La bagarre scoppia quando il relatore del provvedimento Nino Mormino alza il pollice verde dando indicazioni di voto a tutta la Cdl. L’opposizione insorge. Anna Finocchiaro, responsabile giustizia dei Ds urla verso i banchi della maggioranza «vergogna». Racconta la testimonianza «di una donna del Salvador che venne sottoposta per giorni e giorni a torture fisiche. Lei mi disse che la cosa più grave che le fecero fu una sola minaccia. Fatta una volta sola: le promisero che avrebbero fatto assistere alle torture il figlio di 3 anni e mezzo... Dovreste vergognarvi perché con il voto di oggi mancate di rispetto alle migliaia di persone che ogni giorno vengono torturate». Il presidente di turno, Alfredo Biondi sospende la seduta, mentre il responsabile Giustizia della Margherita, Giuseppe Fanfani, chiede di far tornare in commissione il testo di legge. Il verde Paolo Cento accusa: «Voi state dalla parte dei torturatori. Non potevamo aspettarci di meglio da questi leghisti che esprimono i ministro Castelli che era a Bolzaneto e ha coperto le torture del G8». Volano diversi «fascisti», gridati da Russo Spena, di Rifondazione. Antonio Di Pietro azzarda: «Dietro questo emendamento c’è la volontà di rendere non punibile il comportamento di mafiosi veri...».
La maggioranza rumoreggia e poi esplode il leghista Guido Rossi: «Oggi è stata fatta una grave offesa all’aula che è sovrana». Detta così, proprio da un leghista, sembra quasi comica, la frase. La Lega ci mette in mezzo l’ex ministro Oliviero Diliberto, Cuba, i comunisti e altro ancora. Luciano Dussin butta lì: «La proposta di legge non ha nulla a che vedere con la tortura, è nata per contrastare l’attività investigativa delle forze dell’ordine». Anna Finocchiaro, che è uscita dall’aula, non ci pensa nemmeno a rientrare, perché «non c’è niente da discutere con questi». Dice: «Con questo emendamento prendere un ragazzo o un immigrato, portarlo in caserma e torturarlo per una volta soltanto non è reato».
Un «sorpreso» presidente della commissione Gaetano Pecorella, invece, chiede il rinvio del testo al comitato dei nove. Richiesta accolta. La confusione è al massimo: sia il relatore che Pecorella avevano espresso parere negativo all’emendamento, ma poi in cinque minuti è tutto cambiato. L’esponente di Forza Italia, in affanno, butta giù una spiegazione e peggiora tutto. Fa insorgere anche l’Udc. Dice: «Devo dare atto che la scelta della commissione era esattamente nel senso opposto e cioè di un parere contrario all’emendamento della Lega. Poi c’è stata una decisione politica all’interno della Cdl, che purtroppo è intervenuta secondo me tardivamente, ma di cui non abbiamo potuto non prendere atto perché una coalizione di maggioranza deve avere, o dovrebbe avere, caratteristiche di compattezza...». Il capogruppo dell’Udc Luca Volontè ribatte: «Non c’è stato alcun accordo. Forza Italia non ha parlato di questo con noi, forse l’ha fatto con la Lega. Se questo è l’ennesimo prezzo che qualche luminare della Cdl vuole pagare alla Lega lo paghi, ma noi non cederemo. O si torna al testo originario, concordato sia all’interno della coalizione sia con l’opposizione oppure il nostro sarà un voto contrario». A nome suo e del gruppo che rappresenta promette battaglia. Di più: «Farò scudo con il mio corpo affinché o si tolga l’emendamento della Lega o la legge non trovi il voto favorevole dell’intero parlamento».
In tarda serata arriva un’altra versione dei fatti: c’è stata confusione con un emendamento antecedente a quello in esame, presentato dalla Lega. Così Udc, An e Fi hanno votato a caso. La Lega gongola: «Il nostro emendamento non sconvolge lo spirito della legge, ma determina meglio che cosa si debba intendere per tortura. La minaccia è già sanzionata - sostiene Carolina Lussana - ma perché diventi tortura c’è bisogno di qualcosa di più». Fuori dall’Aula, intanto, cresce la protesta.
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