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Nero italiano
18 Agosto 2005
Articoli del 2004
Due aricoli de l'Unità del 23 aprile 2004 informano sulla pericolosissima deriva che sta spostando l'Italia sempre più lontano dalla democrazia e dal diritto: il Parlamento sta approvando provvedimenti che consentono la tortura (vietata solo se reiterata) e che autorizza chiunque di sparare per difendere la proprietà. Non è detto che il fascismo si ripresenti sempre con l'orbace e il fez.

Per la maggioranza torturare è lecito, basta non insistere

di Maria Zegarelli

Giovedì alla Camera c’è stato un altro durissimo regolamento di conti nella Cdl. Ha vinto la Lega, facendo votare a sorpresa un - incivile - emendamento alla legge sull’introduzione del reato di tortura nel codice penale in base al quale le violenze o le minacce devono essere «reiterate». Ripetute più volte, altrimenti no, non è tortura. L’emendamento è passato con 201 sì, 176 no e due astensioni, Bobo Craxi del nuovo Psi e Giuseppe Naro dell’Udc. È successo tutto nel giro di pochi minuti, mandando all’aria un lavoro che andava avanti da due anni. Il testo - primi firmatari Piero Ruzzante, Anna Finocchiaro e Luciano Violante, oltre a 100 parlamentari di centro destra - in Commissione Giustizia era stato condiviso da tutti gli schieramenti politici, tranne la Lega. Il Parlamento stava, finalmente, per votare la legge che dava corpo agli impegni presi dall’Italia con la ratifica della Convenzione dell’Onu contro la tortura. Invece adesso si riparte da zero.

Fuori c’è il sole. Dentro il parlamento, invece, il clima è plumbeo. La bagarre scoppia quando il relatore del provvedimento Nino Mormino alza il pollice verde dando indicazioni di voto a tutta la Cdl. L’opposizione insorge. Anna Finocchiaro, responsabile giustizia dei Ds urla verso i banchi della maggioranza «vergogna». Racconta la testimonianza «di una donna del Salvador che venne sottoposta per giorni e giorni a torture fisiche. Lei mi disse che la cosa più grave che le fecero fu una sola minaccia. Fatta una volta sola: le promisero che avrebbero fatto assistere alle torture il figlio di 3 anni e mezzo... Dovreste vergognarvi perché con il voto di oggi mancate di rispetto alle migliaia di persone che ogni giorno vengono torturate». Il presidente di turno, Alfredo Biondi sospende la seduta, mentre il responsabile Giustizia della Margherita, Giuseppe Fanfani, chiede di far tornare in commissione il testo di legge. Il verde Paolo Cento accusa: «Voi state dalla parte dei torturatori. Non potevamo aspettarci di meglio da questi leghisti che esprimono i ministro Castelli che era a Bolzaneto e ha coperto le torture del G8». Volano diversi «fascisti», gridati da Russo Spena, di Rifondazione. Antonio Di Pietro azzarda: «Dietro questo emendamento c’è la volontà di rendere non punibile il comportamento di mafiosi veri...».

La maggioranza rumoreggia e poi esplode il leghista Guido Rossi: «Oggi è stata fatta una grave offesa all’aula che è sovrana». Detta così, proprio da un leghista, sembra quasi comica, la frase. La Lega ci mette in mezzo l’ex ministro Oliviero Diliberto, Cuba, i comunisti e altro ancora. Luciano Dussin butta lì: «La proposta di legge non ha nulla a che vedere con la tortura, è nata per contrastare l’attività investigativa delle forze dell’ordine». Anna Finocchiaro, che è uscita dall’aula, non ci pensa nemmeno a rientrare, perché «non c’è niente da discutere con questi». Dice: «Con questo emendamento prendere un ragazzo o un immigrato, portarlo in caserma e torturarlo per una volta soltanto non è reato».

Un «sorpreso» presidente della commissione Gaetano Pecorella, invece, chiede il rinvio del testo al comitato dei nove. Richiesta accolta. La confusione è al massimo: sia il relatore che Pecorella avevano espresso parere negativo all’emendamento, ma poi in cinque minuti è tutto cambiato. L’esponente di Forza Italia, in affanno, butta giù una spiegazione e peggiora tutto. Fa insorgere anche l’Udc. Dice: «Devo dare atto che la scelta della commissione era esattamente nel senso opposto e cioè di un parere contrario all’emendamento della Lega. Poi c’è stata una decisione politica all’interno della Cdl, che purtroppo è intervenuta secondo me tardivamente, ma di cui non abbiamo potuto non prendere atto perché una coalizione di maggioranza deve avere, o dovrebbe avere, caratteristiche di compattezza...». Il capogruppo dell’Udc Luca Volontè ribatte: «Non c’è stato alcun accordo. Forza Italia non ha parlato di questo con noi, forse l’ha fatto con la Lega. Se questo è l’ennesimo prezzo che qualche luminare della Cdl vuole pagare alla Lega lo paghi, ma noi non cederemo. O si torna al testo originario, concordato sia all’interno della coalizione sia con l’opposizione oppure il nostro sarà un voto contrario». A nome suo e del gruppo che rappresenta promette battaglia. Di più: «Farò scudo con il mio corpo affinché o si tolga l’emendamento della Lega o la legge non trovi il voto favorevole dell’intero parlamento».

In tarda serata arriva un’altra versione dei fatti: c’è stata confusione con un emendamento antecedente a quello in esame, presentato dalla Lega. Così Udc, An e Fi hanno votato a caso. La Lega gongola: «Il nostro emendamento non sconvolge lo spirito della legge, ma determina meglio che cosa si debba intendere per tortura. La minaccia è già sanzionata - sostiene Carolina Lussana - ma perché diventi tortura c’è bisogno di qualcosa di più». Fuori dall’Aula, intanto, cresce la protesta.

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22.04.2004

Passa in Commissione la privacy armata, come negli Usa

di red

Via libera a maggioranza dalla commissione Giustizia del Senato al ddl che modifica l'attuale normativa in materia di legittima difesa e consente l'uso di

armi nelle abitazioni private e negli esercizi commerciali per difendere l'incolumità di persone e beni, alla stregua dell'America. Il ddl andrà in Aula nei prossimi giorni.

Le nuove norme in materia di legittima difesa scattano quando c'è violazione di domicilio da parte di qualcuno che minaccia l'incolumità di persone e cose. A spiegare il provvedimento licenziato dalla commissione

Giustizia di Palazzo Madama è il senatore Furio Gubetti di Forza Italia che lo scorso anno presentò il ddl che nelle ultime settimane ha imboccato il «binario veloce» per una serie di fatti di cronaca nera.

La legge è stata approvata con i voti della maggioranza,

contro Ds e Verdi, astenuta la Margherita e, a titolo personale

il diessino Giuseppe Ayala.

Per domicilio, oltre alla propria casa, si intende anchetutti i punti comuni condominiali e così le nuove norme in materia di legittima difesa si avranno in caso di aggressione in ascensore, box auto, garage, cortili interni, rampe di scale. Domicilio sono anche negozi, uffici ed ogni esercizio commerciale collocato in immobili.

L'uso delle armi per difendere la propria incolumità, anche sessuale, o quella di beni è possibile se il malavitoso non desiste e resta il pericolo di aggressione. Quindi non sarà possibile, ad esempio, inseguire un rapinatore fuori da una gioielleria e sparargli. La nuova legge rende poi automatico il «rapporto di proporzione» il che significa che è superato la proporzione del tipo di arma: così se il malavitoso aggredisce con un

coltello o a mani nude ci si potrà difendere con un revolver.

Una specie di Far West all'italiana per combattere l'aumento della micro-criminalità. E un favore alla lobby delle fabbriche di armi.

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