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Napoli: il degrado del centro storico
27 Marzo 2007
Napoli
Transenne a Piazza Plebiscito e un patrimonio fragile ed esposto all’abuso quotidiano. Nei due articoli l’immagine di un declino che ha radici profonde. Da la Repubblica, ed. Napoli, 27 marzo 2007 (m.p.g.)

Stella Cervasio, Transenne ai portici del Plebiscito

La piazza simbolo transennata. Somiglia a una foto del primo Dopoguerra, scattata dal celebre reporter Troncone e conservata proprio nell´archivio Parisio, che domina piazza Plebiscito. Quello era filo spinato, in verità, ma anche qui, da ieri, non si passa più, come allora. Il Plebiscito, il colonnato che per anni hanno rappresentato il senso dell´era Bassolino - il quale per primo aveva liberato lo spazio scenografico della piazza da un immane parcheggio - condannati a restare nell´ombra anche a Pasqua e poi per il Maggio dei Monumenti, se i lavori non cominceranno in tempo utile.

«È l´anticamera della periferia in pieno centro di Napoli», dicono in coro gli abitanti. Fanno eco gli operatori che vi hanno investito e che oggi vedono ancora una volta deluse le loro aspettative. Ieri mattina una squadra di operai ha transennato gli ingressi al colonnato al di sopra delle scalinate per tutelare i passanti dalla caduta di calcinacci della struttura monumentale che fa ala alla chiesa di San Francesco di Paola. «La mia soprintendenza - dice Enrico Guglielmo - alla quale è assegnata l´alta sorveglianza sulla chiesa, di proprietà del Fondo Edifici di Culto del ministero dell´Interno, e sul colonnato, che appartiene al Demanio, ha provveduto a mettere in sicurezza l´area della caduta di calcinacci dalle cornici con un transennamento provvisorio. I lavori non competono a noi. Ma vanno eseguiti, come abbiamo scritto nelle nostre lettere al Demanio, sollecitandone l´inizio già da qualche settimana».

«Ho speso 800 euro per le fioriere e ho anche aumentato l´illuminazione molto scarsa. Volevo rendere più accogliente il colonnato ora che la bassa stagione sta per finire. Ma ieri mattina ho trovato questa nuova sorpresa: mi lasciano un ingresso solo perché io pago al Demanio». Non ha fortuna Salvatore Piccolo, che aveva aggiunto al ristorante "Al Plebiscito" di piazza Carolina l´affaccio sulla piazza maggiore e l´anno scorso si era visto murare l´ingresso perché abusivo. La sua birreria alle forti critiche iniziali ha visto aggiungersi mille e più difficoltà di gestione. Quando piove i ragazzi giocano a pallone sotto i portici, dribblando fra i tavolini, mandando in frantumi gli arredi minimi, ma segnale di buona volontà del gestore. Basta fare pochi passi per vedere i materassi dei clochard: il colonnato è anche una camera da letto, oltre che il posto dei graffiti - dei vandali, non degli artisti di strada.

«Ci vogliono procedure urgenti», dice il gallerista Giangi Fonti, che ha gli uffici su via Chiaia e dai balconi guarda il leone di pietra al confine tra piazza Carolina e il Plebiscito. La faccia bella della piazza, quella dell´arte, che per anni ha significato le opere di artisti storici del contemporaneo, è mortificata come ogni altro suo aspetto. «Il lavoro di Serra diventò un orinatoio, quello di Sol LeWitt uno sversatoio di rifiuti. Bisogna metterci mano in modo radicale, non con il solito intervento lampo», aggiunge Fonti, «il degrado urbano è connesso con il problema sicurezza: insieme ai monumenti che cadono a pezzi a far da cartellone pubblicitario c´è sicuramente l´immagine che più si vede in giro anche da queste parti: quella della Vespa con a bordo tre persone senza casco, di cui magari uno è un bambino di pochi anni. Ma se si pensa che fino a un anno fa piazza Carolina era un parcheggio abusivo invaso dagli ultras della Brigata Carolina, ora si può dire che la situazione è migliorata».

È ancora aperto il bando del Comune per un caffè letterario, un ristorante etnico e alcune botteghe artigiane. Ad oggi c´è questo e altri progetti. Come quelli che da anni vorrebbe giocarsi Stefano Fittipaldi, titolare degli archivi Troncone e Parisio, i giacimenti di tesori fotografici più importanti di Napoli e di un laboratorio che potrebbe essere più che un assaggio di storia della fotografia. «L´idea del ristorante etnico può funzionare di sera, ma il porticato deve vivere di giorno», osserva Fittipaldi. «E quello che finora possiamo notare, è che non ha una vera vocazione commerciale». Ne sa qualcosa la libreria Treves, che sotto sfratto da via Roma, ha ricevuto in concessione i locali del Comune e ora, per la fatalità della pioggia di calcinacci, vede sbarrata la strada ai clienti.

«Il peggiore dei guai della piazza - fa ancora notare Salvatore Piccolo - è l´illuminazione che non c´è. La messa in sicurezza del colonnato si è resa necessaria, ma ci preoccupano i tempi dell´intervento per fermare i crolli. Del resto ci siamo abituati: anche l´anno scorso, proprio a Pasqua, quando l´arrivo dei turisti diventò massiccio, furono aperti i cantieri di piazza Municipio. Se passerà molto tempo, allora vuol dire che su quel colonnato c´è davvero una maledizione».

Massimiliano Palese, Il patrimonio minacciato

I "Patrimoni dell´Umanità" sono luoghi di particolare pregio, scelti per quel programma internazionale dell´Unesco che dal 1972 (soltanto, purtroppo) ha lo scopo di preservare siti di eccezionale importanza naturale o culturale. Questi siti devono soddisfare molti dei rigidissimi criteri che l´Unesco ha fissato per la selezione: devono rappresentare un capolavoro del genio creativo umano (un edificio, una basilica, o un insieme di opere d´arte) o apportare una testimonianza d´eccezione su una particolare tradizione culturale (solo un castello o un insediamento intero); devono offrire un esempio, ma eminente, di costruzione architetturale o del paesaggio (un parco, una villa, tutta una costiera) o possono essere "paesaggi culturali".

Cioè paesaggi che offrano buon esempio di interazione umana con l´ambiente (un monte, una valle e, perché no?, una foresta); devono essere vestigia di grandi epoche storiche (vedi alcuni importanti siti archeologici) o contenere gli habitat naturali più rappresentativi della conservazione delle biodiversità. E l´Unesco spesso dà rilievo, considerazione e un punteggio maggiore agli "spazi minacciati".

La lista dei "Patrimoni dell´Umanità" è lunga, istruttiva, e fa girare la testa: si va dalla foresta tropicale di Sumatra ai monasteri dell´Armenia, dalla barriera corallina australiana al centro di Vienna, dai giardini di Schönbrunn alle mangrovie del Bangladesh, dalla Grand Place di Bruxelles alla foresta vergine bielorussa, dal ponte di Mostar alla Muraglia Cinese, da Canterbury alle Seychelles. Insomma dalla reggia di Versailles al campo di Auschwitz, dalle piramidi a Valparaíso, passando per Gerusalemme, Brasilia e Macao. Al 2006 la lista è composta da 830 siti di 138 nazioni del mondo, e l´Italia detiene il bel primato di paese col maggior numero di luoghi inclusi. Le incisioni rupestri della Valcamonica e la laguna di Venezia. I Sassi di Matera e i trulli di Alberobello. La Valle dei Templi e le necropoli etrusche. Le residenze sabaude e le delizie estensi.

Sono patrimoni italiani alcune località di estremo pregio naturale come le Cinque Terre e le Isole Eolie. O produzioni del genio umano come le ville palladiane e quelle di Tivoli. Per la concentrazione di opere d´arte sono state inserite nella lista Unesco centri storici di grande importanza (Roma, Firenze, Urbino, Modena, Pisa, Siena, Siracusa, Pienza, San Gimignano), e intere città (Ferrara, Verona, Vicenza). Addirittura uno stato (Città del Vaticano). E la Campania dà lustro al patrimonio mondiale con la Costiera Amalfitana e il Parco Nazionale del Cilento. Con i siti archeologici di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata. Con Paestum, Velia, e Padula. Con la reggia di Caserta e il complesso di San Leucio. E il centro di Napoli.

Ebbene sì, dal 1995 anche il centro storico di Napoli è "Patrimonio dell´Umanità". Con Piazza del Gesù che di notte diventa un parcheggio abusivo. L´inquinamento atmosferico che rovina i marmi, quello acustico che lacera i timpani. Altro che Ztl, troppo poco. Si dovrebbe chiuderlo al traffico - sbarrarlo, serrarlo - un patrimonio dell´umanità. Il Traffico della Zona sarà Limitato, ma traffico resta. Intanto per cardini e decumani i motorini sfrecciano e le macchine intasano. Gli automobilisti se la prendono con le strade: «´A colpa è ‘a lloro, so´ tropp´ strett´». Ma è certo che le vie sono strette. Sono state concepite due millenni e mezzo fa da gente e per gente che a suo tempo andava a piedi, al massimo in dorso a un asino. Non possono contenere un Suv con nove persone dentro. Non possono accogliere un camion, ancorché piccolo. E che dire del Sacro Tempio della Scorziata che cade in pezzi, della Chiesa dei Gerolamini chiusa dal terremoto, di Santa Maria in Vertecoeli mai più riaperta, del Museo Filangieri di cui non si hanno più notizie? Facciamo richiesta all´Unesco di inserire il centro storico di Napoli nella lista di patrimoni minacciati, ma in una sottolista "a minaccia immediata". E di tutelare noi napoletani come "umanità minacciata da se stessa".

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