Particolarmente drammatica la situazione in Africa. Oggi ha una popolazione urbana di 350 milioni, più degli USA e del Canada messi insieme, e la situazione degli slum è particolarmente drammatica: per l’estensione, per la miseria priva di prospettive cui si accompagna, per la disgregazione sociale di cui è espressione, per il peso che costituisce per ogni ipotesi di progresso civile.
Il 7° World Social Forum è dedicato quest’anno al tema: ”Le lotte dei popoli, le alternative dei popoli”. Si svolgerà nei prossimi giorni a Nairobi, Kenya. Una città di oltre 3 milioni di abitanti (secondo le stime ufficiali), dove ai ben delimitati quartieri coloniali e neocoloniali (ville, palazzine e grattacieli, densità territoriali tra 15 e 25 ab/Ha) si affiancano alcuni dei maggiori slums (tuguri e capanne, densità di 250 ab/Ha).
Si discuterà tra l’altro di programmi di “slums upgrading” (miglioramento). Questi programmi, quando non si riducono alle ruspe che aprono la strada ai grattacieli ed espellono gli abitanti in aree più lontane, tendono a radicare gli abitanti al luogo con la costruzione di casette e la loro assegnazione in proprietà. Nella tradizione deella cultura africana il concetto di proprietà privata del suolo non esiste. Esiste invece una fortissima carenza di infrastrutture (acqua, fognature, elettricità) e di servizi per la vita associata: scuole, mercati, sale di culti e di riunione. Al Forum verrà proposto da una piccola associazione italiana (ZONE onlus) un progetto, radicato nelle comunità del popoloso slum di Kibera (800mila ab.), che vuole partire dalla ristrutturazione di uno spazio comune per avviare un processo di riqualificazione fisica e sociale. La questione verrà discussa, al Forum e a Kibera, in un convegno dal titolo: “La città come bene comune. Quale futuro per il miglioramento degli slums”. Ne parleremo, in Carta e in eddyburg.it.