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Alberto Vitucci
MoSE-CVN: ieri e oggi. Come si dirottano i finanziamenti
5 Novembre 2017
MoSE
la Nuova Venezia, 3-4 novembre 2017. Prosegue l'emersione di frammenti dello scandalo più grande del secolo: l'azione della banda denominata Consorzio Venezia Nuova, nato e cresciuto con l'obiettivo di trasformare il recupero dell'equilibrio ecologico della Laguna in un enorme affare basato sulla costruzione di un gigantesco insieme di opere in c.a. e acciaio.

la Nuova Venezia, 3-4 novembre 2017. Prosegue l'emersione di frammenti dello scandalo più grande del secolo: l'azione della banda denominata Consorzio Venezia Nuova, nato e cresciuto con l'obiettivo di trasformare il recupero dell'equilibrio ecologico della Laguna in un enorme affare basato sulla costruzione di un gigantesco insieme di opere in c.a. e acciaio.

la Nuova Venezia, 3 novembre 2017
OPERE AMBIENTALI

E IL GIALLO DEI 266 MILIONI

«È la cifra che manca all'appello per interventi prescritti dall'Europa dopo la procedura di infrazione e mai realizzati»

Il "giallo" delle opere ambientali mai fatte: 266 milioni di euro di lavori di cui si è persa ogni traccia. Eppure era stata l'Unione europea a stabilire dieci anni fa che per chiudere la procedura di infrazione per "danni ambientali" provocati dai cantieri del Mose, il Consorzio avrebbe dovuto realizzare «interventi di compensazione» in laguna. Accantonando ogni anno le somme necessarie: 266 milioni che adesso mancano all'appello. Uno dei temi di cui si discuterà al prossimo Comitatone, convocato per il 7 novembre a palazzo Chigi. Due i temi all'ordine del giorno: la Legge Speciale (e il Mose) e le grandi navi, con la proposta del nuovo terminal a Marghera.

Sul fronte Mose si dovranno ripartire i 221 milioni stanziati dalla Finanziaria per il completamento delle opere. E decidere la strategia per il prossimo futuro, in vista della gestione del sistema. Una fase che durerà tre anni, fino alla consegna delle opere prevista il 31 dicembre 2021. Si dovrà decidere anche la nuova cabina di comando. Il ministro Graziano Delrio ha annunciato decisioni, dopo un vertice con Cantone e i commissari che guidano il Consorzio. Per la fase della manutenzione saranno necessari altri 105 milioni di euro l'anno.
Ma quello che è sparito dal tavolo sono gli interventi ambientali. Dieci anni fa il Comitatone aveva approvato una delibera in cui recepiva le indicazioni dell'Ue. Condizioni per archiviare la pratica dell'Infrazione, la messa a gara di una parte degli impianti e delle paratoie. E poi monitoraggi e lavori «ambientali», per rimediare ai guasti provocati dai grandi cantieri. A San Nicolò e a Santa Maria del Mare (zone «Sic» tutelate dalle direttive europee Habitat e Uccelli) e nel resto della laguna. Allegato alla delibera il lungo elenco di opere compensative ritenute necessarie, con il costo stimato che avrebbe dovuto essere a carico del Magistrato alle Acque e del suo concessionario Consorzio Venezia Nuova. Trovando le risorse dentro quelle già finanziate.
Ecco allora la «ricostruzione di barene», per limitare nelle aree di laguna più critiche il fenomeno dell'erosione: 74 milioni di euro, che comprendevano anche le valutazioni sugli «habitat ricostruiti nell'ambito degli interventi di recupero morfologico». Tredici milioni erano destinati alla ricostruzione di velme, in canale Passaora e valle Millecampi; sette milioni di euro dovevano servire per «riqualificare le aree di cantiere» nelle tre bocche di porto, al Lido, Chioggia e Malamocco. Altri interventi richiesti dall'Unione europea quelli di «riqualificazione ambientale» delle aree protette, e del tratto di laguna prossimo a Porto Marghera. Infine, la fitodepurazione delle acque, i contributi per la molluschicoltura, dopo i gravi danni subiti dagli allevatori anche a causa dei lavori del Mose in laguna.

La Nuova Venezia, 4 novembre 2017

LE OPERE AMBIENTALI
SONO DIVENTATE CEMENTO

«Svelato il "giallo" degli interventi di compensazione chiesti dall'Ue e mai realizzati. Decisivo l'ex Magistrato alle acque Cuccioletta nel 2011»

Venezia. Opere di "compensazione" ambientale mai fatte. Anche se a prescriverle era stata l'Unione europea. Interventi progettati e mai più realizzati. Decine di milioni che mancano all'appello. Che dovevano essere accantonati per quei lavori e invece sono stati dirottati altrove. A confermare la tesi spunta adesso un altro documento. E il giallo si infittisce.Il 20 aprile del 2011 il presidente del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta, convoca una riunione urgente a palazzo Dieci Savi. Partecipano il vice Luigi Mayerle, la vicedirettrice del Consorzio, Maria Teresa Brotto, un gruppo di tecnici e docenti Iuav tra cui i professori Magnani, Ferlenga, Cecchetto, Aymonino. Il tema sono proprio le "opere di inserimento architettonico e paesaggistico del Mose".

Indicate dall'Ue come condizione necessaria per archiviare la procedura di Infrazione aperta a carico del governo italiano. L'Infrazione alle norme comunitarie riguardava l'apertura dei cantieri del Mose in violazione delle Direttive europee a protezione delle aree Sic (Siti di importanza comunitaria) e Zps (Zone a protezione speciale) per la fauna. Nel corso della riunione, Cuccioletta annuncia che le opere di inserimento architettonico vanno considerate «per la sola parte funzionale al Mose». Dunque vengono accantonati gli interventi di "riqualificazione ambientale" e paesaggistica in laguna. E il Magistrato alle Acque chiede al suo concessionario, il Consorzio Venezia Nuova, di predisporre il progetto definitivo «esclusivamente per gli interventi di inserimento e mascheramento architettonico degli edifici tecnici del Mose».
Cambia tutto, perché non si tratta più di un'opera paesaggistica, ma di interventi edilizi. Che quindi possono essere affidati alle stesse imprese che conducono i lavori alle bocche. Eppure si tratta di progetti che sono stati approvati molti anni prima, alcuni nel 2003 e 2004, che hanno già avuto il parere favorevole della Soprintendenza. Che chiede di «sviluppare adeguate proposte secondo i criteri propri dell'architettura del paesaggio». Invece non succede. Va avanti - ma sarà poi bloccata dallo scandalo - la parte elaborata dagli architetti Iuav sul «rivestimento degli edifici all'isola artificiale del Lido». Si fermano tutti gli altri, a cominciare dalla riqualificazione dei cantieri a Malamocco, Lido e Chioggia, alle sperimentazioni naturalistiche e alla tutela biologica. 266 milioni di euro, secondo la tabella approvata allora dal Comitatone. Di cui una parte dovevano essere garantiti dalla Regione, gli altri accantonati dal Consorzio Venezia Nuova.
Di quella lunga e dettagliata lista di interventi prescritti dall'Unione europea («Misure di compensazione»), molti non sono mai iniziati. «Risulta che sono stati fatti e collaudati interventi per 143 milioni di euro», dice il presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche Roberto Linetti, «tra cui la ricostruzione di velme e barene». Ma adesso mancano all'appello i fondi per intervenire in laguna. Non solo Mose, insomma, come non si stancava di ripetere il Comune. Sono necessari interventi di riqualificazione ambientale e di ripristino, ad esempio, del cantiere per la costruzione dei cassoni del Mose, realizzati sulla spiaggia a Santa Maria del Mare. Una colata di cemento che secondo i progettisti doveva essere «provvisoria». Per rimuoverla occorrono però centinaia di milioni di euro. E anche per quell'intervento i fondi non ci sono.

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