Che cos'è il MoSE? Che cos'è il Consorzio Venezia nuova? Siete sicuri di saperlo? Proviamo a raccontarlo: sono storie non belle, nè per l'ambiente nè per il resto. Con riferimenti.
Il MoSE (Modulo sperimentale elettromeccanico) è noto all’estero come un meraviglioso sistema di alta tecnologia capace di salvare Venezia dall’acqua, ed è noto in Italia per essere l’emblema della Grandi opere inutili e dannose. Gli italiani, essendo più vicini alla realtà, sono più vicini al vero, ma neanche la maggior parte di loro sa bene quali sono i reali danni che il MoSE sta portando alla Laguna e alla città.
Meno ancora si sa che cos’è il Consorzio Venezia nuova (CVN), cioè l’attore cui sono stati affidati la progettazione, la costruzione e la gestione del MoSE. A dire il vero sul consorzio la stampa, soprattutto locale, si è soffermata con qualche attenzione a proposito di alcuni scandali individuati e colpiti dalla magistratura per quanto riguarda alcuni episodi di mazzette, o tangenti, distribuite con una certa larghezza ai possibili facilitatori dell’impresa. Scandali ben più limitati e modesti del gigantesco scandalo rappresentato dal MoSE nel suo complesso, sul quale vogliamo invece soffermarci.
Vogliamo occuparcene in riferimento a tre aspetti: (1) il profondo errore compiuto nella scelta di quel sistema per affrontare il problema della salvaguardia della città e della sua Laguna; (2) il pesante aggravamento dell’errore nel decidere a chi affidarne la progettazione e realizzazione; (3) l’esteso processo di corruzione della maggioranza degli attori, che hanno operato (e continuano ad operare) nella città.
Il Comune di Venezia aveva affidato nel 1982, a un gruppo di studiosi (con la direzione scientifica di Andreina Zitelli e il coordinamento politico-amministrativo di Luigi Scano) il compito di elaborare un progetto fortemente guidato sulla visione ecosistemica del problema. Da questo emerse il rapporto Ripristino, conservazione ed uso dell'ecosistema lagunare veneziano, che divenne da allora l’approccio di riferimento del Comune.
2. L'affidamento dei lavori alla banda CVN
Nello stesso anno, il 1982, mentre il Comune di Venezia lavorava in una direzione coerente con la natura e storia millenaria del suo governo, quattro imprese - variamente legate al mondo del cemento armato - si erano consorziate a formare il Consorzio Venezia Nuova (CVN): Italstrade, Grandi Lavori Fincosit, Società italiana per Condotte d'Acqua e Mazzi Impresa Generale di Costruzioni. E poco dopo, nel 1984, mentre il Parlamento discuteva ancora sulle modalità con qui affrontare il problema della salvaguardia della Laguna, il ministro Franco Nicolazzi affidava al CVN la concessione di tutte le opere e gli interventi necessari.Ecco dunque che tutto il potere (e i finanziamenti) vengono attribuiti al Consorzio Venezia Nuova.
Acquisito il potere, nel 1985, il Consorzio si adorna di un nuovo presidente, Luigi Zanda, persona garbata e accattivante, che si avvalse delle sue relazioni e della sua indubbia capacità di adoperare cultura e munificenza per rendere appetibile l’immagine del Consorzio, e quest’ultimo comincia a spendere.
3. I danni
Il primo danno, ne abbiamo già parlato su eddyburg ampiamente, è la devastazione ambientale e la rottura del legame ecologico tra l’habitat del mare e quello della Laguna, conseguente all’aver scelto la logica ingegneristico-tecnologica invece di quella olistica ed ecologica. Un danno irreversibile: nessuno potrà mai rimuovere le gigantesche strutture di calcestruzzo nelle quali sono innestate le paratìe mobili, corrispondenti a un edificio alto una decine di metri, inserite nei fondali in corrispondenza delle tre “bocche di porto”.
L’entità di questo danno è ulteriormente aggravato dal fatto che non è per nulla sicuro che il sistema progettato sia realmente attivabile senza rischi ancora maggiori di quelli dell’alta marea eccezionale. Esistono infatti notevoli dubbi, tecnicamente e scientificamente mai fugati, sulla tenuta delle cerniere che legano i portelloni mobili al basamento.
Il terzo danno, attualmente non comprovato da documenti, ma assai probabile in quanto sono innumerevoli gli episodi citati dai veneziani, è costituito dalla gigantesca azione di corruzione esercitabile (e certamente in gran parte già esercitata) sulla società veneziana. Certamente l'esuberante entità della somma in gioco e la discrezionalità nel maneggiare i cordoni della pingue borsa concorrono a rendere questa ipotesi una possibilità concreta. Il CVN non è concessionario dello Stato per il solo MoSE, il complesso degli interventi che gli sono stati attribuiti (ripetiamo, senza alcuna gara d’appalto o altra forma di pubblico confronto) è di circa 8.333 milioni di euro. A fronte di questi soldi, meccanismi non trasparenti, interessi enormi e racconti di favori; sono molti i dipartimenti universitari e le altre istituzioni culturali, gli istituti di ricerca, gli studi professionali, le testate giornalistiche e altri organi d’informazione che hanno goduto di benefici e contributi, diretti o indiretti, dal CVN.
Di seguito i link di alcuni articoli di approfondimento: Edoardo Salzano, Il Mose, storia di un conflitto tra interesse privato e natura, ottobre 2005; Eddytoriale 103, aprile 2007; ArmandoDanella, MoSE: prima che sia troppo tardi, luglio 2010. Vedi inoltre qui, nella cartella del vecchio eddyburg e qui, nella cartella dell'attuale archivio, tutti gli articoli pubblicati da eddyburg sul MoSE.