Titolo originale: The Not-So-Green Mountains – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini
Le ruspe sono arrivate un paio di settimane fa qui vicino, alle falde delle Lowell Mountains, e hanno cominciato a squarciasi la strada attraverso i boschi sino al crinale, dove la Green Mountain Power ha in progetto di realizzare 21 turbine, alte complessivamente più di centocinquanta metri ciascuna all’estremità della pala.
Un sacrilegio, nel nome dell’energia “verde” che avviene qui in Vermont, nel Northeast Kingdom, in una delle principali aree boscose naturali di proprietà privata di tutto lo stato. Dove come accade in altri luoghi — per esempio in Maine o al largo di Cape Cod — il potere dell’energia eolica minaccia di distruggere paesaggi molto delicati.
Costruire turbine per uno sviluppo di cinque chilometri di crinale, richiede strade — su un crinale, con alcuni tratti larghi quanto un’autostrada — in posti dove di solito le corsie per spostarsi le segnano l’orso, l’alce, il gatto selvatico o i cervi.
Si devono modificare i profili della montagna perché ci si possano far arrivare le gru e i veicoli di servizio. Lo stanno facendo usando più o meno trecento chili di esplosivo, che ridurranno parti di queste cime a mucchi di sassi, da usare poi nelle strade di accesso.
Si devono anche disboscare più di cinquanta ettari di pendii alberati, oggi accesi con magnifici colori dell’autunno. Ci sono ricerche che piegano come disboscare voglia dire più erosione, peggioramento della qualità delle acque sorgive, con meno vita nei torrenti, e acque meno buone per tutti a vale, umani e non.
L’elettricità prodotta dal progetto non ridurrà di molto le emissioni di gas serra in Vermont. Che dipendono solo per il 4% dalla produzione energetica (quasi la metà viene invece da auto e camion, un altro terzo dal gasolio per il riscaldamento).
Il vento non soffia sempre, e non lo fa a velocità ottimale, così la produzione di quelle turbine — il “fattore capacità” — è di circa un terzo dei 63 megawatt teorici. Al meglio, si produrrà a sufficienza per alimentare 24.000 abitazioni per un anno, secondo gli stessi proponenti.
Ma il vento soffia sui crinali delVermont. Secondo il Public Interest Research Group, ad esempio, con l’energia eolia si potrebbe arrivare a coprire sino al 25% del fabbisogno di tutto lo stato, naturalmente estendendosi con le turbine su una cinquantina di chilometri di crinali. Altri sostenitori del vento, come David Blittersdorf, massimo esponente di una impresa privata del settore a Williston, arrivano a proporre addirittura di metterne su trecento chilometri di crinale.
Queste sono le stesse Green Mountain che sono state visitate da quasi 14 milioni di persone venute qui in Vermont solo nel 2009, a spendere un miliardo e mezzo di dollari nel turismo. Montagna che fanno parte della nostra identità, non a caso siamo lo Stato delle Montagne Verdi, che ci danno aria e acqua pura, flora e fauna.
Il Vermont ha una gloriosa storia di efficace tutela dell’ambiente naturale, che oggi viene accantonata. Questo progetto è on orribile precedente, che devasta un sistema perfettamente sano e intatto, con la scusa di intervenire contro il cambiamento climatico. In cambio, la Green Mountain Power ci guadagna 44 milioni di dollari in crediti fiscali federali su 10 anni.
Proprio strano che i gruppi ambientalisti dello stato non abbiano preso posizione su questo progetto ecologicamente devastante. A quanto pare, non vogliono intralciare lo sviluppo delle energie “verdi”, e non importa quanta distruzione incomba così quanto in Vermont conta di più: il paesaggio che fa di noi ciò che siamo.
Inseguire così progetti altamente impattanti è un terribile errore di prospettiva e programmazione, un equivoco su come dovrebbe agire una società responsabile che vuole rallentare il riscaldamento del pianeta. É anche non voler proprio capire il valore del paesaggio, per l’identità e l’economia futura del Vermont.