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Milano: fra due idee di città c’è anche quella giusta?
28 Maggio 2011
Milano
Dalle pagine milanesi de la Repubblica, 28 maggio 2011, un confronto a distanza fra Carlo Masseroli e Stefano Boeri sulle strategie urbane, si merita almeno una postilla (f.b.)

"Il Pgt, che ora è realtà cambierà le nostre vite"

di Carlo Masseroli

Ho iniziato il mio lavoro di assessore all’Urbanistica cinque anni fa e ho incontrato cittadini, comitati, associazioni, imprese profit e no profit. Tutti si chiedevano perché non accadesse quella o quell’altra cosa, perché agli annunci letti non seguissero fatti, perché a servizi attesi o promessi non corrispondessero azioni concrete. Ho capito così la necessità di nuove regole per una città vivibile, libera e solidale. Il Piano di governo del territorio è nato per questo. La città, come ha ricordato il nostro arcivescovo nel "Discorso alla città" nella solennità di Sant’Ambrogio, è fatta di persone oltre che di case, è collegata da relazioni prima che da strade, illuminata dall’energia della solidarietà prima che dai cavi dell’elettricità.

È questa sfida la vera ambizione del Piano, sintetizzata nel titolo: Milano per scelta. Poter dire e sentir dire con convinzione io scelgo Milano. Scelgo Milano per vivere, per far crescere i miei figli per il mio business, per studiare, per divertirmi, scelgo Milano! Questo è il cuore del Piano, non ‘solo’ un piano urbanistico, ma un nuovo sistema di welfare. Provo a spiegarmi meglio: il principio di queste nuove regole è "Se scatena l’iniziativa delle comunità, dovremmo farlo. Se la ammazza, non dovremmo". E il risultato dell’applicazione di questo principio è in quattro fotografie, che possono ben rappresentare la Milano che continueremo a costruire.

Una casa per tutti. Perché tutti possano partecipare alla crescita della nostra città c’è bisogno che anche tu possa trovare una casa adeguata alle tue esigenze. Per questo il Pgt prevede di liberare le energie di chi sceglie Milano per accrescere le possibilità di viverci: dal mondo cooperativo alle banche, dalle istituzioni pubbliche e private ai singoli imprenditori. Case per studenti e residenze temporanee per professionisti; case in affitto, a riscatto o da comprare, con agevolazioni per giovani coppie, famiglie numerose, anziani, persone sole. Case in classe A, attente all’ambiente, al risparmio energetico e pensate per essere belle da vivere e da vedere. Perché tutti possano scegliere di vivere a Milano.

Nuovo verde. Grazie al Pgt, cinque nuovi parchi entro il 2015, 22 entro il 2030. Si tratta di nuovi spazi a verde per oltre 63 milioni di metri quadri: 120 volte il parco Sempione! A questo si aggiunge il Parco Sud, il più grande parco agricolo d’Europa che cinge la nostra città da est a ovest. Con Expo (il cui tema è "Nutrire il Pianeta. Energia per la vita") torneremo ad avere un mare fatto di spighe, di riso, di vivai. Ricco di agricoltori, allevatori e aziende agricole. Una risorsa preziosa per la città da far vivere attraverso i prodotti della terra, il recupero e la riconversione delle sue cascine. Riscopriamolo insieme. Dalle fattorie didattiche alla produzione a chilometro zero. Dalla carne ai salumi, dal latte ai formaggi.

Più servizi, più sicurezza. Il Pgt disegna la nostra città a partire dalle esigenze del tuo quartiere. Prevede l’affitto di spazi dedicati ai servizi per il cittadino al 30% del valore di mercato a chiunque intraprenda attività profit e non: dal negozio di vicinato all’incubatore d’impresa, dal laboratorio artigianale alle associazioni culturali e di promozione sociale, dalle palestre ai nidi d’infanzia. Questo si tradurrà in una maggiore offerta di servizi, più vicini a casa tua, raggiungibili a piedi in pochi minuti. Più servizi significano anche maggior sicurezza: un quartiere vivo e animato è senza dubbio un quartiere più sicuro.

Liberi di muoversi. Ti devi muovere. Lento, veloce, come vuoi. Una necessità che non deve trasformarsi in un incubo. Per questo il Pgt potenzia tutte le forme di mobilità collettiva e privata. In auto: abbiamo disegnato nuovi assi di attraversamento della città (come il tunnel da Linate ad Expo) e concluso la sperimentazione di Ecopass. In treno e metropolitana: grazie all’impulso di Expo abbiamo aperto sei nuove stazioni, avviato i cantieri di due nuove linee (M4 e M5) e disegnato la "circle line" milanese, che metterà a sistema il trasporto su ferro attraverso una metropolitana leggera da San Cristoforo a Garibaldi, passando per Rogoredo, Lambrate, Greco e Bovisa. In bici: per farti girare Milano sempre meglio stiamo realizzando la rete capillare di piste ciclabili in sede protetta. Alcuni itinerari sono già percorribili, altri in cantiere.

"Anno 2014, la metropoli è tornata un posto da vivere"

di Stefano Boeri



Poche ore fa mi ha chiamato un vecchio amico che ora è diventato il nuovo capo-ufficio stampa del sindaco Moratti. Non lo avevo mai sentito così agitato. «Stefano - mi ha detto - il Sindaco è in grande affanno… ha avuto un brutto incubo e non riesce a riprendersi…». Oh cielo, di che incubo si tratta? «Ha sognato di essere nel giugno 2014 e di tornare a Milano dopo 3 anni di riposo ad Antigua, ospite di un vecchio conoscente, anche lui in pensione da qualche anno. Bene, Letizia Moratti atterra a Linate e sgrana gli occhi: al posto del solito caos di taxi, macchine, valigie, c’è una piazza alberata con una stazione della metropolitana (proprio quella che lei non era riuscita a fare...) e - chi l’avrebbe mai detto? - un servizio di car sharing.

La Moratti non sa che fare, tentenna, ma le si avvicina un giovane dai lineamenti nordafricani che, con l’accento tipico dell’Ortica, le offre un passaggio in centro. Lei accetta e in pochi minuti, su viale Forlanini, si trova ad attraversare un vero e proprio bosco: aceri, querce, faggi, che fanno parte di quel grande anello di alberi che ormai circonda Milano e segna l’ingresso in città. Il ragazzo le fa un cenno con la mano e indica una costruzione in mezzo al parco: è una cascina, bellissima, piena di gente indaffarata: a scambiarsi ortaggi e frutta e latte e a discutere, incontrarsi, giocare e sopra il tetto della cascina una grande scritta in quindici lingue: «Benvenuti! Questa Cascina è un pezzo dell’Expo 2015. Mancano 330 giorni». «Corbezzoli! - pensa la Moratti - allora sono riusciti a farla, l’Expo…». Ma non fa in tempo a commentare, che la piccola macchina elettrica è già in viale Campania, e il giovane alla guida le passa un piccolo schermo portatile pieno di informazioni. «Sindaco, le dice, questo è quello che succederà stasera a Milano, mi dica cosa preferisce fare… tutta la città è connessa wi-fi e collegandoci con il navigatore possiamo arrivare in pochi minuti ovunque».

La Moratti sgrana gli occhi: uno spettacolo di Peter Brook al teatro Ringhiera alla Barona, tre concerti di giovani gruppi nelle piazze di Quarto Oggiaro, Niguarda, Corvetto. E ancora: una decina di installazioni e letture pubbliche grazie al nuovo Festival delle Riviste internazionali che inaugura quel giorno, e uno in particolare dedicato all’esegesi del Corano nella corte principale del Centro di Cultura islamica, progettato da un gruppo di giovani architetti israeliani. «Con tutta questa roba - pensa la Moratti - avranno chiuso la Scala…». E invece no: proprio quella sera, in cartellone alla Scala c’è l’ultima, trionfale, replica del grande concerto della giovane orchestra cosmopolita fondata e diretta a Milano da Claudio Abbado. Si suonano Bartók e Mahler e il Maestro ha appena partecipato alla collocazione degli ultimi alberi attorno al monumento a Leonardo Da Vinci. «Beh - pensa - Milano è diventata un divertificio…», ma appena rialza gli occhi, siamo ormai in viale Corsica e sono le 22, la città è ovunque accesa e viva.

Dalla scuola di via Mugello, aperta e illuminata, esce un gruppo di settantenni indaffarati, attraversano la strada e li si sente discutere tra loro di un progetto per un nuovo sistema di illuminazione della città; poco più in là anche la scuola materna di corso XXII marzo è aperta, e sono aperte le biblioteche di zona, e sono illuminate le vetrine affidate dal Comune alle piccole imprese innovative, agli artigiani, agli artisti, purché impieghino nel loro lavoro i giovani del quartiere... Tutta Milano vibra di gente che va e viene, cammina e si ferma sulle migliaia di nuove panchine e gira sulle biciclette realizzate dalle cooperative di artigiani dell’Isola. Acciderboli, pensa la Moratti, vuoi vedere che hanno riportato a Milano perfino le rondini? «Mi porti subito a Palazzo Marino», ordina con lo stesso tono cui di solito si rivolge al maggiordomo.

Il ragazzo la guarda, le sorride e la porta in piazza della Scala, a Palazzo Marino, nella sala Alessi, dove un sindaco diverso, con il viso gentile di Giuliano Pisapia, sta incontrando le delegate dell’Onu riunite per preparare a Milano la conferenza internazionale sulla Donna. È davvero troppo: Letizia Moratti si sveglia e si rincuora. È sul suo divano, circondata dagli amici più cari: il viso dolce della Santanchè, lo sguardo gentile di De Corato, il sorriso genuino di Red Ronnie… e la voce soave di La Russa che borbotta: «Letizia… abbiamo perso Milano!».

postilla

Da un certo punto di vista si potrebbe anche commentare: beh, non c’è partita, viva l’incubo della Moratti! Cosa del resto prevedibile, visto che l’Autore del secondo testo, a differenza dell’Assessore allo Sviluppo del Territorio, il comunicatore lo fa di mestiere da parecchi anni, e la differenza salta all’occhio. Da un lato prevalgono cemento e mattoni che, in uno stile modernista vintage un pochino anni ’60, con imbrillantinata fede nel progresso inevitabile, si riverseranno felicemente su tutti. Dall’altro la città viva del terzo millennio che si riprogetta quotidianamente in modo partecipato ed equo. Parrebbe sin troppo facile scegliere.

Se non fosse che la differenza fondamentale fra i due testi (e, ma è da verificare, nelle due contrapposte intenzioni) è invece tra una urbanistica quantitativa, di crescita e redistribuzione , e un complesso di politiche urbane coordinate dove lo sviluppo del territorio sta a significare soprattutto articolazione qualitativa, trasformazione graduale. Dove anche quei “carne salumi latte e formaggi” evocati da Masseroli trovino posto oltre le copertine degli opuscoli promozionali. Dove gli alberi raccontati da Boeri facciano in tempo, come natura pretende, a trovare gli anni di tranquillità necessaria ad esistere fuori dai renderings. Dove la comunicazione insomma smetta di essere un fine, per tornare ad essere uno strumento fra i tanti di politiche urbane serie. Attorno agli urban center, alle pratiche partecipative magari a senso unico alternato, tocca sempre non scordarselo, c’è tutto il resto della città (f.b.)

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