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Milano: due pesi e due cascine
8 Ottobre 2009
Milano
In tre articoli dalle edizioni milanesi del Corriere della Sera e la Repubblica, 7-8 ottobre 2009, una lettura di insieme delle attuali strategie neoruraliste locali (f.b.)

Il Corriere della Sera ed. MIlano

Dibattito sui cento borghi nel parco Sud

di Maurizio Giannattasio

Il sasso è stato lanciato. Le reazioni sono state immediate. Cento borghi intorno alle cascine del Parco Sud. La proposta dell’architetto Paolo Caputo. Dice no Legambiente. Senza se e senza ma. Dice no anche la Coldiretti, ma con una differenza. «Siamo pronti a sederci intorno a un tavolo. «Siccome il nostro approccio alle cose non è mai ideologico spiega in comunicato Coldiretti Lombardia - diciamo che vogliamo sederci attorno al tavolo per capire e discutere perché abbiamo più di una osservazione da fare e qualche preoccupazione da manifestare. Stiamo parlando di Milano e Parco Sud. Ogni nuovo insediamento residenziale consuma altro terreno agricolo. Tra l'altro abbiamo visto che fine hanno fatto borghi che erano agricoli, come Niguarda o Lambrate».

Una linea di pensiero ripresa in maniera più radicale dal presidente di Legambiente, Damiano Di Simine: «Così non si salvano le aziende agricole, così si ammazzano. Se si pensa di costruire intorno alle cascine insediamenti di 500-600 residenti, le aziende agricole verranno irrimediabilmente chiuse, perché nessuno vuole vivere vicino a un allevamento bovino o suino. Per queste cose c’è bisogno di suolo e di spazio». E c’è un altro motivo che spinge Legambiente a dire no. «Questo è l’esatto contrario di quanto prevede il nuovo piano del governo del territorio: perché va a creare insediamenti dove mancano servizi e infrastrutture. Le persone che andranno ad abitare nei borghi dovranno per forza muoversi in auto». Conclude Coldiretti: «Non portiamo via altra terra all’agricoltura, ma garantiamo quella che c'è e recuperiamone altra allo sviluppo agricolo ».

la Repubblica, ed Milano, 7 ottobre 2009

Cascina Romagnina, pericolo ruspe per l’ultima trincea dell’antica Isola

di Ilaria Carra



IL PROPRIETARIO che in quella cascina, con la sua famiglia, ci ha trascorso una vita intera non sarà solo quando, stamattina, scatterà l’ora X: quella del funerale all’ultima costruzione storica del quartiere Isola che sparirà per lasciare il passo a una strada. Oggi si procederà all’esproprio dell’ area su cui sorge la cascina Colombara, oggi Romagnina, in via De Castillia 30 dalla metà del ‘ 700 e dagli anni ‘ 70 adibita in parte, assieme ad altri tre capannoni, a discoteca. E ad accogliere forza pubblica, avvocati e ruspe ci sarà anche un muro umano, a difesa di quel pezzo di storia in un quartiere-cantiere che sta subendo una profonda trasformazione, urbanistica e sociale.

Residenti, ma anche l’associazione ChiamaMilano, il Prc e l’Arcigay, dato che da anni il locale, il Nuova idea,è anche un noto ritrovo gay: un presidio pacifico a difesa di quei tremila metri quadri da asfaltare per collegare meglio viale Zara a via Gioia, come impone la "pubblica utilità" dell’ accordo di programma per i grattacieli in costruzione del progetto Porta Nuova, di cui fa parte anche il Pirellone bis, che all’Isola porteranno nuovi abitanti. Ma che per poter sorgere hanno già sacrificato altri punti di riferimento del quartiere: la Stecca degli artigiani e i giardini di via Confalonieri, oggi terreno di gru e ruspe; le centinaia di alberi del Bosco di Gioia, buttati giù per farci il nuovo palazzo della Regione; la fabbrica di pettini Heimane poi le Scuderie Del Nero, diventate un campo di bocce, e la Fondazione Catella.

Oggi tocca, invece, all’ultima roccaforte, la cascina Romagnina, registrata nel catasto teresiano del 1757, sopravvissuta ai bombardamenti della guerra e simbolo di un quartiere rurale prima che industriale, con le successive Breda e Pirelli. E la sua stessa riconversione in Officine Cesare Villa per la lavorazione del ferro battuto dal 1878, poi trasformata in sala da ballo, il Kursaal, oggi Nuova Idea. Un edificio non vincolato dalla Belle arti, che ne riconoscono però il notevole pregio storico, passato di mano tra famiglie importanti tra cui anche i Visconti Borromeo. Già a fine settembre il Comune, che ha in carico l’ area che cederà poi alla Società di sviluppo Garibaldi-Repubblica (che fa capo ad Hines e Ligresti), si era presentato per espropriare. Il proprietario, però, si oppose e non volle firmare: «A differenza degli altri che hanno trovato un accordo- denuncia Augusto Villa che con quella cascina perderà anche un pezzo della sua vita - non mi hanno mai proposto un’area equivalente dove ricreare quello che mi portano via qui. E l’offerta che mi hanno fatto, di circa 5 milioni, è solo un quinto del suo vero valore».

Ma c’è dell’altro. Su questa vicenda pende un contenzioso giuridico: venerdì è attesa l’ordinanza cautelare del consiglio di Stato che potrebbe sospendere l’esproprio. La proprietà, l’immobiliare Romagnina, ha difatti impugnato non solo il ritardo nella comunicazione dell’esproprio, giunta a metà luglio, ma anche l’illegittimità del Pii del progetto di Garibaldi- Repubblica, Isola e Varesine, che se accolta dal Tar potrebbe obbligare a un ritocco degli standard qualitativi dell’intero progetto Porta Nuova.

La sospensione, invece, se concessa bloccherebbe le ruspe, in attesa almeno della sentenza nel merito del Tar del 18 novembre. E non sono in pochi a credere che eseguire l’esproprio prima di quella data non sia proprio un caso: «Si vuole forzare la mano - dice l’avvocato della proprietà, Matteo Salvi - nel timore di un esito positivo da parte del consiglio di Stato». Se la sospensione arriverà, la pubblica amministrazione potrebbe essere obbligata a risarcire. «Ma per salvare la cascina dalle ruspe - dice Augusto Villa - potrebbe essere troppo tardi».

la Repubblica ed. Milano, 8 ottobre 2009

Cascina, demolizione rinviata "Ora si attenda la sentenza"

di Ilaria Carra

Dal presidio si è lanciato un appello: prima di demolirla, Palazzo Marino aspetti almeno fino a domani, con il Consiglio di Stato che con un´ordinanza potrebbe sospendere l´abbattimento. In via De Castillia ieri mattina il Comune ha espropriato la cascina Romagnina, ultimo edificio storico dell´Isola, su cui sorgerà una strada per il progetto Porta Nuova. Ad attendere i vigili una cinquantina tra residenti, Arcigay, ChiamaMilano e vari consiglieri d´opposizione e di zona. Nessuna ruspa, però. E di qui la richiesta: «L´assessore Masseroli garantisca che la Cascina Romagnina non sarà demolita prima della pronuncia del Consiglio di Stato» chiede il Prc in Regione con Luciano Muhlbauer. «È paradossale - denuncia Massimo Gatti di un´Altra provincia-Prc-Pdci - che il sindaco dichiari di voler valorizzare il sistema delle cascine per l´Expo e poi ne permetta l´abbattimento». Per il passaggio di chiavi dei tremila metri quadri, in parti adibiti alla discoteca Nuova idea, primo locale gay in città, ci sono volute dieci ore: le misure degli immobili del Comune erano tutte sballate e, in più, sul tetto è stato trovato amianto. «il Comune ha assicurato che non interverrà - dice Matteo Salvi, legale della proprietà - fino a che non avrà l´autorizzazione».

Nota: i dettagli della proposta di Paolo Caputo per i "borghi", con qualche doveroso commento, nel primo articolo della serie del Corriere (f.b.)

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