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Daniela Giacomo; Sanna Morri
Milano 2016, le Olimpiadi da non perdere
15 Ottobre 2005
Milano
"Le opportunità ed i rischi che un'eventuale candidatura comporterebbe". Con qualche enfasi in più sulle opportunità. Dedalo n. 5, 2005 (f.b.)

Per una città i giochi olimpici rappresentano una grande opportunità per presentare un'immagine nuova e per ridisegnare l'assetto urbano, portando grandi effetti nel riassetto del territorio, sulle infrastrutture e sull’economia. La candidatura di Milano ai Giochi del 2016 è l’occasione per inserire nuovi progetti di riqualificazione urbana all’ampia rassegna di quelli attualmente già in essere. La candidatura è un primo importante passo che deve far riflettere sulle opportunità ed i rischi che una eventuale vittoria comporterebbe: una breve analisi è d’obbligo.

Tra le prime vi sono le positive implicazioni economiche quali gli enormi investimenti che si ripercuotono sul PIL e sul tasso di disoccupazione, gli aumenti di visitatori nel settore del turismo, il miglioramento generale delle infrastrutture, la maggiore credibilità per una buona organizzazione e, non ultimo, i contributi elargiti dall’Unione Europea per interventi di sviluppo e miglioramento in vari settori. Effetti secondari si hanno anche grazie alle sostanziose risorse delle sponsorizzazioni, dei diritti televisivi e dei ricavi dei biglietti che, unitamente all’aumento dei consumi, aumentano considerevolmente il giro d’affari complessivo su scala nazionale.

Per meglio comprendere l’entità del fenomeno si possono citare alcuni esempi: le Olimpiadi di Sydney hanno contribuito al PIL australiano per 6,5 miliardi di dollari e creeranno 100.000 posti di lavoro nei dodici anni successivi, con un aumento dei turisti del 10% nel 2000 e con stime riguardanti le visite aggiuntive fino al 2006 di 1,5 milioni. Barcellona ha visto ridurre il suo tasso di disoccupazione dal 18,4% al 9,6% ed è diventata la terza città più visitata d’Europa.

Tali risultati sono stati ottenuti grazie ad una preventiva pianificazione degli interventi da attuare assieme ad una precisa programmazione delle azioni da intraprendere.

La storia dei Giochi è costellata da esperienze positive per città che, come Barcellona, Sydney, Los Angeles e Albertville, si sono fatte trovare preparate all’opportunità, ma anche negative quando questa preparazione è mancata: Atlanta sotto l’aspetto territoriale e dei trasporti oppure Montreal, Lillehammer, Calgary e Grenoble per aver mancato gli effetti economici positivi.

Dagli esempi del passato emerge quindi che le grandi trasformazioni funzionano solo quando supportate da una pianificazione strategica, cioè quando vengono impostati a priori gli obiettivi che si vogliono raggiungere, da attuare tramite il coinvolgimento di attori pubblici e privati. Le implicazioni dipendono direttamente dalla struttura del sistema economico che le supporla: saranno positive e rilevanti solo se il sistema è buono. La durata degli effetti del ciclo di vita delle Olimpiadi è stimato in 15 anni, che partono dal momento della candidatura fino alla valutazione ex-post degli effetti stabilizzati. Una riflessione è dunque d’obbligo: Milano in quale delle due categorie potrebbe ricadere? Per capire l’effetto sulla capitale lombarda è di aiuto analizzare quanto è accaduto in un caso di successo di una città con caratteristiche simili. È possibile delineare un parallelo con Barcellona per le caratteristiche che connotano le due città: l’importanza per le rispettive economie nazionali, le dimensioni (entrambe hanno circa 3 milioni di abitanti), il passato di città industriale, i complessi processi di riqualificazione urbana che le interessano, la necessità di definire un nuovo ruolo e conseguentemente una nuova immagine rappresentativa del cambiamento. Barcellona può quindi essere per Milano un valido esempio da seguire, presentando valevoli spunti per trasformare i Giochi in un momento determinante per il compimento del rilancio della città.

L’ esperienza di Barcellona 1992 rappresenta l’emblema positivo di un’occasione di definizione di nuova immagine e di marketing territoriale sfruttata al meglio ed un caso esemplare di riqualificazione urbana gestita perfettamente. Il progetto di riqualificazione urbana attuato in occasione dei Giochi è stato inserito in un progetto più generale che era già stato avviato e la nuova immagine della città perfetta a rappresentarla. Il risultato è stato far divenire Barcellona una vera icona del rinnovamento, città immagine della cultura e dell’ arte, e una tra le capitali europee più visitate dai turisti. Gli investimenti per le Olimpiadi sono stati destinati per il 60% in infrastrutture, per il 10% in costruzioni ed installazioni sportive, per il 12% in alberghi e per il 15% in abitazioni e uffici: si è quindi privilegiato l’ aumento del capitale urbano, cioè dell’intervento strutturale e non momentaneo.

Milano oggi, come lo era Barcellona, è coinvolta in un generale clima di rigenerazione con molteplici progetti di riqualificazione urbana che interessano diverse ed estese aree. I grandi progetti di Garibaldi-Repubblica, la zona della vecchia Fiera e di quella nuova di Rho-Pero, Porta Vittoria, i Navigli, Rogoredo-Montecity, ma anche la dismissione e ristrutturazione delle vecchie grandi aree industriali quali Bicocca, Bovisa, le aree Falck e Marelli, Maciachini, i progetti riguardanti i grandi parchi stanno cambiando il volto della città. Nel giro di una decina di anni, quando il progetto di ristrutturazione della vecchia Fiera sarà completato, Milano sarà una città diversa e nuova.

Come si possono inserire in questo contesto i progetti che verrebbero attuati? Perché il risultato finale risulti coerente i nuovi progetti, strutture ed infrastrutture andrebbero correlati e l’insieme dei progetti visti come un unico processo. Si può iniziare con il delineare quello che potrebbe essere realisticamente il punto di partenza: nel 2016 i grandi progetti ad oggi pianificati avranno aggiunto circa 8 milioni di metri quadrati di aree riqualificate, nuovi parchi, il potenziamento delle linee di metropolitana ed il completamento del passante ferroviario.

Cosa mancherà ancora alla nuova Milano? Quali sono le strutture collegate ai Giochi che dovrebbe avere? E quali le infrastrutture correlate di cui dovrebbe dotarsi? Quali servizi dovrebbe essere in grado di fornire? Le principali strutture richieste dal CIO sono il villaggio olimpico e della stampa, il centro per le comunicazioni e le numerose varie strutture sportive. Non secondari sono adeguati trasporti pubblici a livello locale ma anche regionale e nazionale, oltre ad un idoneo sistema ricettivo. Devono poi essere disponibili aree per il tempo libero: parchi, musei, spazi espositivi, centri commerciali.

Ma quali sono i punti di debolezza che potrebbero trasformare Milano 2016 in una occasione persa? Pur rimanendo la più importante città italiana in ambito economico e una delle principali metropoli europee, Milano ha perso competitività rispetto a molte altre città europee e soprattutto rispetto a quelle che sembrano essere le sue più dirette concorrenti: Lione, Monaco di Baviera, la stessa Barcellona. Mentre queste città si rinnovavano e apparivano in veste nuova, Milano non ha ancora realizzato i cambiamenti necessari per competere: investimenti in innovazione tecnologica, grandi progetti, valorizzazione della cultura e dell’arte. I punti di debolezza più palesi si riscontrano ancora oggi nella carenza infrastrutturale nei sistemi di mobilità e trasporto: strade, autostrade, ferrovie, aeroporti, logistica, viabilità urbana. Per la sfida olimpica Milano deve ancora allenarsi: se per gli atleti vale ancora la famosa frase del barone francese Pierre Fredi de Coubertin per cui “l’importante non è vincere, ma partecipare”, per le città la sconfitta ha oggi un costo troppo elevato.

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