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Enrico Miele
Migranti, ora anche l’Emilia protesta contro il Viminale “Posti finiti, no a nuovi arrivi”
31 Luglio 2016
Sinistra
Oh com'è sbiadito il rosso dell'Emilia-RomagnaOrmai anche in questa regione, come in tutt'Italia (e in Europa) il colore dominante della "sinistra" vira dal rosso al rosa, dal rosa al bianco e, per finire, al grigio sporco dell'altra sponda.
Oh com'è sbiadito il rosso dell'Emilia-RomagnaOrmai anche in questa regione, come in tutt'Italia (e in Europa) il colore dominante della "sinistra" vira dal rosso al rosa, dal rosa al bianco e, per finire, al grigio sporco dell'altra sponda.

La Repubblica, 31 luglio 2016

I sindaci Pd dell’Emilia-Romagna alzano la voce contro il governo Renzi sul fronte accoglienza. «I migranti in arrivo sono in crescita, i posti ormai esauriti e la situazione rischia di diventare ingestibile» dicono in coro i primi cittadini, da Modena a Reggio Emilia a Ravenna.

Il fronte dei democratici è compatto e per la prima volta esprime il malessere degli amministratori in una regione, l’Emilia-Romagna “rossa”, da mesi in prima fila nel gestire gli arrivi dei richiedenti asilo ma ormai a corto di mezzi e posti davanti all’ennesima emergenza estiva. I sindaci rivendicano di aver fatto più dei loro colleghi del Nord e ora si ribellano. Il modenese Gian Carlo Muzzarelli è il capofila. Ha preso carta e penna e ha scritto al ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Occorre garantire un equilibrio a livello nazionale e regionale delle quote di assegnazione che tenga conto delle realtà, come la nostra, che hanno già fatto ampiamente la propria parte e che sono arrivate al limite delle capacità di accoglienza». Non si tratta di uno stop («non intendiamo sottrarci alle nostre responsabilità » premettono i sindaci dem), ma il messaggio che parte dalla roccaforte emiliana è chiaro: «L’assegnazione di profughi nelle diverse realtà non sembra gestita con criteri distributivi all’insegna dell’equilibrio». Nel Modenese, ad esempio, sono quasi 1.100 i profughi ospitati in questo momento. E Muzzarelli denuncia «difficoltà crescenti in termini di gestione e tenuta del tessuto sociale».

A sentire i sindaci, c’è chi non fa fino in fondo il proprio dovere per coprire le quote assegnate dalle prefetture. I conflitti, ora sotterranei ma pronti a esplodere, sono tra gli stessi enti locali: «Sui posti siamo ormai vicini al limite, serve una più equa distribuzione dei flussi» incalza il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, che mette nel mirino gli amministratori delle altre Regioni: «L’Emilia-Romagna ha dato più di quanto richiesto. Non so se tutti abbiano fatto lo stesso. Noi non possiamo accogliere all’infinito».

Anche a Bologna, dove c’è il centro d’accoglienza regionale che smista i profughi nelle diverse province, la giunta è sulle spine: «Si devono introdurre dei limiti per garantire una buona accoglienza, altrimenti il sistema delle città non regge». In questi due anni, da quando è scoppiata l’emergenza, la struttura bolognese ha accolto oltre 16mila migranti. I primi cittadini tirano in ballo prefetture, governatori e, soprattutto, Palazzo Chigi. È il caso del nuovo sindaco di Ravenna, Michele De Pascale: «Da parte del governo Renzi ci aspettiamo una soluzione forte, perché non sappiamo se riusciremo a gestire l’accoglienza con la stessa efficacia avuta fino a oggi ».

La vicepresidente dell’Emilia Romagna, la renziana Elisabetta Gualmini, dice di «comprendere il dolore dei sindaci» ma chiede di evitare conflitti nei confronti del governo: «La contrapposizione con Roma — avverte — non porta da nessuna parte. Dobbiamo però risolvere il ruolo ambiguo delle Regioni, perché noi non abbiamo competenze nell’assegnazione delle richieste di asilo che sono in mano alle prefetture. Questo ci lega le mani e, quando ci sono i picchi, la situazione è ingestibile».

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