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Jenner Meletti
Mezzini: "Vado a caccia di terreni non di veline"
11 Giugno 2008
Articoli del 2008
Una singolare testimonianza sul rapporto tra crescita e privatizzazione della rendita, consumo di suolo e degrado dell’economia. La Repubblica, Bologna, 10 gennaio 2008

LO HANNO già chiamato «l´ottavo Re di Roma», perché si è comprato - pagando una miseria - 7,4 milioni di metri quadri di terreno (con 1.500 unità immobiliari) appena oltre il raccordo anulare che circonda la Capitale. Non si chiama Ricucci o Coppola, ma Alberto Mezzini da Monghidoro, un «quasi» perfetto sconosciuto. Scende dal treno arrivato da Milano, entra in un bar davanti alla stazione. Una spremuta d´arancio, le prime risposte a monosillabi, poi il racconto di come da un paese della montagna bolognese si arrivi, a 42 anni, alla guida di un´immobiliare che investe soprattutto sulla terra; una land bank che ora ha un patrimonio di 9 milioni di metri quadri di terreno e che in Europa è seconda solo a un´immobiliare spagnola.

«Io sconosciuto? Non troppo, ma mi impegno a tenere un profilo basso. Io non vado a caccia di veline, non faccio scalate ai giornali, non compro squadre di calcio. Mi interessa la terra, e soprattutto quella sulla quale, nel giro di qualche tempo, si può costruire».

Sconosciuto a tanti, non a tutti. «La mia società, quotata in Borsa, si chiama Uni Land. Nel consiglio di amministrazione, fino a quando è diventato presidente dell´Unipol, c´era Pier Luigi Stefanini. Ora al suo posto c´è Paolo Bedeschi, presidente coop Reno. Nomi non certo sconosciuti. In una delle controllate, la House Bilding, c´è Adriano Turrini, presidente della coop Costruzioni di Bologna. Un legame fra noi è la sinistra? Non si tratta di questo. Ma in Emilia Romagna cinque società su sette sono cooperative, e come fai a non avere rapporti?».

Un patrimonio di 663 milioni (di euro), al netto 338. E adesso questa eredità Borghese che lancia la Uni Land ai vertici delle immobiliari. «All´inizio ho camminato sulle orme di mio padre, Domenico. Lui ha cominciato ristrutturando il bagno di un amico, poi costruendo la villetta di un conoscente. Io ho studiato a Bologna, alle Aldini Valeriani, diploma di perito in telecomunicazioni, che con l´edilizia non c´entra nulla. Poi mi sono laureato in ingegneria edile, in una università vera, quella di porta Saragozza. Ai tempi di mio padre, comprare un terreno sperando che diventasse edificabile, era un´impresa. Ma anche allora non ci voleva un mago: bastava cercare le aree più vicine a quelle già servite da strade, fogne… Dal 2000 tutto è, relativamente, più facile. Con la legge urbanistica numero 20 i Comuni debbono dire come svilupperanno le città nell´arco dei 10 anni. Preparano il Psc, il piano strutturale comunale, e poi due Poc, piano operativo comunale, che durano cinque anni, come un sindaco. Il risultato è questo: quando compri, sai già che l´area diventerà fabbricabile. Con questa certezza, il contadino te la cede non più a 10 euro al metro quadro, ma a 30 euro, ma alla fine, quando l´area diventerà fabbricabile, i valori cambiano: a Bologna, ad esempio, non vendi a meno di 1000 - 1500 euro al metro quadro. La scommessa diventa questa: in quale Poc verrà inserita l´area? Nel primo o nel secondo? Un conto è comprare e costruire dopo un anno, un conto dopo 10. E´ per questo che ancora oggi serve l´intuito che in qualche modo mi è stato trasmesso dal padre. Come Uni Land abbiamo comprato aree in tutta Italia, a Milano, Bergamo e anche a Bologna. Sono nostri 120.000 metri quadri sulla San Vitale, fra via Martelli e via Mattei. Potremo costruire circa 400 appartamenti».

Ieri in Borsa l´Uni Land ha perso il 5,45%, martedì aveva guadagnato il 9%. «Dopo l´annuncio dell´accordo per l´eredità Borghese il titolo è salito del 30%, ora c´è qualcuno che realizza. Uni Land è andata in Borsa nel 2005 quando per gli immobiliaristi, in Italia, non tirava certo una buona aria. Erano tempi in cui gli immobili, soprattutto statali, passavano da uno all´altro decuplicando i prezzi e qualcuno restava con il cerino in mano. Noi siamo entrati in Borsa facendo un´opa verso la Perlier, già quotata, che produceva chimica e farmaceutici. L´affare è stato buono. Abbiamo svuotato la Perlier vendendo le sue attività, incassando 11 milioni contro i 10 spesi. Abbiamo messo dentro il nostro patrimonio, per legge stimato con perizia di tribunale e non valutato a capocchia. Ma la nostra opa sulla Perlier aveva fatto schizzare i prezzi, da 0,20 a 1,50. E gli azionisti hanno comprato a 1,50, mentre oggi il valore è attorno a 0,36. Ma fino all´altro giorno nessuno sapeva dell´operazione Borghese».

Uffici e casa a Bologna, week end con la moglie e i tre figli a Monghidoro. «A diventare famoso non ci tengo, anzi. Qualcuno però mi conosce senza saperlo. Fanno parte della mia azienda, ad esempio, anche le agenzie immobiliari che in Italia si chiamano Unire e a Bologna Global casa. Ora dovrò andare più spesso a Roma e dintorni. Ma sono sereno. Se hai comprato terreni e case al costo di una palude, puoi dormire tranquillo».

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