Libertà d’impresa, ecco la legge meno vincoli anche nell’urbanistica
Valentina Conte
La «rivoluzione liberale» voluta da Berlusconi e Tremonti per le imprese arriva oggi alle 12 sul tavolo del Consiglio dei ministri. All’esame del governo, la tanto invocata proposta di riforma degli articoli 41 e 118, comma quarto, della Costituzione, considerata dall’esecutivo un passaggio indispensabile e imprescindibile per liberale l’economia dalla «zavorra» di regole e burocrazia e rilanciare così la crescita. E con le nuove regole per la libertà di impresa si scioglie poi un altro nodo importante, quello della nomina del successore del dimissionario Scajola alla guida del ministero dello Sviluppo economico. Il nome individuato sembrerebbe quello di Aldo Brancher, uomo di fiducia del premier e già sottosegretario alle Riforme.
La proposta di riforma costituzionale, secondo quanto riportato in tarda serata dall’agenzia Apcom, avrà la forma di due testi distinti: un disegno di legge ordinario sulla segnalazione di inizio attività imprenditoriale e un altro disegno di legge costituzionale, che andrà a variare gli articoli della Carta del ‘48. In entrambi i casi, precisa Palazzo Chigi in una nota, si parla di «avvio di discussione» e non di «approvazione». Tra i punti chiave dei "nuovi" articoli 41 e 118, il principio della «buona fede» dell’imprenditore che consentirà di avviare un’attività con una semplice segnalazione autocertificata, sapendo che i controlli avverranno solo «ex post». Fatti salvi «i casi regolati da legge penale». Ma la vera novità, che farà discutere, è in materia urbanistica. Secondo la nuova legge costituzionale, lo Stato e gli enti locali avranno tempo sei mesi per adeguare le normative in modo che «le restrizioni del diritto di iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario».
Le modifiche alla Costituzione, annunciate da Tremonti il 4 giugno scorso durante il G20 coreano di Busan e poi ribadite ai giovani industriali di Santa Margherita Ligure e alla festa nazionale Cisl («Se non modifichi l’articolo 41 non vai da nessuna parte»), sono oggetto da settimane di un aspro dibattito. Da una parte il presidente del Consiglio, che le invoca come liberazione da un testo costituzionale «datato» in materia di lavoro e impresa e di matrice «catto-comunista», come ha ripetuto all’assemblea della Confartigianato prima e a quella della Confcommercio poi. «Oggi - ha spiegato il premier - chi vuole avviare un’attività deve passare per decine di autorizzazioni. Noi vogliamo fare in modo che chi vuole aprire una pizzeria, possa farlo senza autorizzazioni».
Posizioni condivise da Confidustria e Antitrust. Dall’altra parte, opposizione ed economisti, che individuano in questa mossa del governo un pretesto per attaccare la Costituzione che invece, ribatte Bersani, «va rafforzata e preservata nei suoi punti di fondo», anche perché, sottolinea il segretario del Pd, «l’articolo 41 non ha mai impedito né potrebbe impedire l’iniziativa economica». «L’ostinazione di governo e maggioranza a non capire o far finta di non capire che per semplificare la vita delle imprese non c’è bisogno di scomodare la Costituzione è allo stesso tempo preoccupante e sospetta», dice Michele Ventura, vicepresidente vicario del Pd alla Camera. «O non vogliono far nulla o hanno obiettivi destabilizzanti».
Norme generiche e confuse rischiano di stravolgere il paesaggio
Lucio Cillis – intervista a Salvatore Settis
C’è un passaggio nel disegno di legge costituzionale di modifica agli articoli 41 e 118 della Carta, che fa scorrere dei brividi sulla schiena di chi si occupa di tutela del paesaggio, di urbanistica.
Salvatore Settis, archeologo, scrittore, e direttore della Normale di Pisa, è in questo caso uno degli interlocutori ideali. Settis premette di «non conoscere» nel dettaglio il testo appena battuto dalle agenzie di stampa. Ma quando nel ddl compare inaspettatamente il richiamo alla «materia urbanistica», quando si concedono tre mesi a Comuni, città metropolitane, Province e Regioni per adeguare le proprie normative in modo da "limitare le restrizioni del diritto di iniziativa economica", i dubbi, così come i timori di un colpo di mano mascherato tra le righe del documento, cominciano a farsi largo tra i pensieri di chi si occupa di queste tematiche.
Professore, come giudica le novità in materia urbanistica introdotte nel ddl che oggi verrà esaminato dal Consiglio dei ministri?
«Da questa prima lettura a me sembra una pessima idea. In questo modo, se quello che leggiamo oggi sarà confermato, si rischia di stravolgere la tutela stessa del paesaggio. Garantita, vorrei sottolineare, dall’articolo 9 della Costituzione...».
Eccolo, professore: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione...". Il ddl del governo, tra l’altro, chiama in causa "normative comunitarie o internazionali" e concede tre mesi agli Enti locali per adeguarsi alla nuova legge costituzionale. Quasi a salvaguardia di eventuali abusi sul fronte urbanistico, non crede?
«Intanto a me sembra che queste norme siano state scritte in modo generico e confuso. Inoltre, va detto che a livello europeo non c’è nulla di così "protettivo", non c’è niente di più alto rispetto all’articolo 9 della nostra Costituzione...».
Quindi lei ha il sospetto che dietro questa modifica si possano celare dei colpi di mano?
«Ripeto, da questa prima lettura del testo, intravedo dei seri rischi. Qualsiasi cosa attacchi in modo diretto l’articolo 9, è un qualcosa che attacca direttamente l’urbanistica e il paesaggio...».