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Silvia D'Onghia
Ma il Ponte è un “imbroglio”: né progetto né soldi
17 Ottobre 2009
Il Ponte sullo Stretto
L’opinione di uno strutturista: la Grande Opera è inutile, la Sicilia ha bisogno di un altro tipo di infrastrutture. Da Il Fatto Quotidiano, 17 ottobre 2009 (m.p.g.)

È bastata una nuova ondata di maltempo per riportare la paura nelle zone del Messinese distrutte dall’alluvione del primo ottobre. La pioggia che si è abbattuta l’altra notte sulla Sicilia, ed in particolare su Palermo e sulla costa di Messina, ha creato non pochi problemi alla popolazione. Tra Taormina e Santa Teresa di Riva alcuni torrenti sono straripati e si sono registrate frane e allagamenti. Alcune auto sono rimaste intrappolate nel fango e sull’autostrada Messina-Catania, nel tratto della galleria Giardini, a causa di uno smottamento, si circolava solo sulla corsia di sorpasso.“Ma se non riusciamo a uscire dalla città perché la situazione delle infrastrutture è già disastrosa, che ce ne facciamo di un Ponte che ci colleghi al continente?”. Non ha dubbi, nel bocciare la grande opera, Claudio Villari, ingegnere strutturista di Messina, ex docente della Facoltà di Architettura all’Università di Reggio Calabria, grande esperto di terremoti. “Perfettamente inutile, sia in un’immediata visione della realtà, sia in una prospettiva futura. Noi non abbiamo problemi a raggiungere l’altra sponda, ma abbiamo moltissimi problemi a raggiungere l’altra parte dell’isola. L’attuale sistema ferroviario e viario è fragilissimo”.

Sicilia e Calabria, secondo Villari, sono due terre che scontano decenni di abbandono, ma che hanno anche gravissimi problemi idrogeologici. “Si parla di territori che subiscono profonde modificazioni perché di recente formazione”, spiega.

E il cuore della questione è proprio questo: “Non esiste un progetto definitivo per il Ponte sullo Stretto - prosegue Villari - né esiste uno studio ufficiale di fattibilità. Un’opera di queste dimensioni e che richiede un tale impegno finanziario non può essere fatta se non si è assolutamente certi che non si siano situazioni di instabilità dovuta ai movimenti tellurici, al terreno e, in generale, al contesto idrogeologico. Come si fa a dire che si farà in piena sicurezza quando non esiste una progettazione definitiva, che abbia avuto un esame di fattibilità e di buona esecuzione formale? Tutto ciò finora non esiste, c’è solo un progetto di massima e una dichiarazione informale di fattibilità”.

C’è poi un discorso economico da fare, perché, secondo l’ingegnere, non c’è la copertura finanziaria per un simile progetto, che deve comprendere anche tutte le opere connesse (come le infrastrutture). “Il primo finanziamento è di 2.100 miliardi di euro (sui 6.500 ritenuti necessari per il completamento dei lavori), effettuato dal Cipe con il denaro pubblico, mentre il resto viene subordinato ad un inesistente interesse privato”.

Eppure pochi giorni fa il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli ha annunciato in pompa magna che i cantieri partiranno a dicembre e dureranno sei anni. Se volessimo fare l’avvocato del diavolo, si potrebbe dire: finalmente, dopo 40 anni, una data certa. “Ma quali cantieri? Hanno annunciato soltanto una modifica dell’asse ferroviario della stazione di Villa San Giovanni: faranno quella, poi si fermeranno perché avranno finito i soldi. E a quel punto si metteranno nelle condizioni di farsi ricattare dall’impresa aggiudicataria dell’appalto. Tutto ciò è contrario ai principii fondamentali di chi appalta un’opera: non ci sono soldi e non c’è progetto. Eppure sono 40 anni che vengono elargiti fondi alle varie società che si sono susseguite. C’è tutta l’aria dell’imbroglio, o di una sottovalutazione ignobile delle urgenze e delle priorità che drammaticamente si impongono”.Non tutti i siciliani la pensano come il professor Villari, però. “I cittadini non hanno la possibilità di farsi un’idea precisa di questa grande opera - risponde lui - la società ha costruito un bellissimo modellino di ponte (visibile al pubblico), con tanto di aria calma e mare cristallino; hanno raccontato che servirà anche ad incrementare il turismo. La gente si illude che l’opera possa realizzarsi subito e che tutto sia semplice e scontato. Ma si tratta di sensazioni sbagliate, fondate su un errore di fondo”.

Dunque una condanna senza appello: “Inutile, lo ripeto. Nessuno mi convincerà mai dell’utilità di un’opera simile, neanche se vi fossero un progetto definitivo e uno studio di fattibilità che tenga conto del dissesto del territorio. Abbiamo bisogno di strade, non di ponti”.

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