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Luca Beltrami Gadola
L’urbanistica che vorremmo
4 Gennaio 2011
Milano
«Resta sempre insoluto il grande nodo dell’urbanistica: è compito suo contrastare l’appropriazione da parte di privati cittadini di una ricchezza che si genera nelle loro tasche senza alcun merito e senza alcuna fatica?». La Repubblica, Milano, 4 dicembre 2011

Quest’anno comincia con i propositi e non con le previsioni: intellettuali e cubiste non vaticinano più, lasciano il passo agli indovini di professione. Il futuro nella sua folle incertezza fa paura: nessuna persona seria vuole compromettersi. Non capisco se sia un segno di senno o l’abbandono della speranza di qualcosa di meglio, come il discorso del Presidente della Repubblica che sembrava il commiato pieno di raccomandazioni di un padre al figlio in partenza per la guerra, guerra incomprensibile e che non si vincerà ma alla quale si è tenuti per onor di firma. L’incerto per l’incerto in Italia ma anche nella piccola e provinciale Milano che si avvita sempre di più sui suoi problemi, da quelli dei servizi pubblici allo sbando, alle nuove norme urbanistiche.

Su quest’ultimo fronte di guerra, dalla trincea degli immobiliaristi stremati da un lungo digiuno, partono robuste cannonate contro la collettività che vorrebbe salvare il proprio spazio vitale, come se fossero queste strenue difese a tenerli a stecchetto e non un mercato immobiliare inesistente. La realtà è che gli immobiliaristi per primi, Ligresti e Cabassi e ora anche Ferrovie dello Stato sanno perfettamente che il problema è il mercato che non si muove ma devono difendere il potenziale edificatorio delle loro aree per ridare contenuto alle garanzie che servono loro per sostenere fragili bilanci e per continuare in quell’infinito gioco di scatole cinesi che alimenta un sistema finanziario immobiliare drogato al quale l’amministrazione milanese fa da pusher. Lo sa? Ne è consapevole? Sta al gioco?

Mi domando da sempre in capo a chi vada la responsabilità del governo dell’edilizia, non dal punto di vista urbanistico ma da quello economico. Le risposte che l’assessore Masseroli ha dato agli immobiliaristi sono state secche e nell’interesse del bene comune ma quanto resisterà in questa guerra che vede le alleanze farsi e disfarsi secondo la convenienza degli equilibri politici del momento? A prescindere dalla capacità di resistenza dell’assessore, dalla posizione che prenderà la Provincia, dal ruolo che giocheranno i Comuni della cintura milanese coinvolti nelle vicende del Parco Sud, e da quelli del nord Milano, resta sempre insoluto il grande nodo dell’urbanistica: è compito suo contrastare l’iniqua rendita di posizione, ossia l’appropriazione da parte di privati cittadini di una ricchezza che si genera nelle loro tasche senza alcun merito e senza alcuna fatica? Ricchezza prodotta da quella collettività che si è nel tempo fatta città pagando di tasca propria strade, scuole, edifici pubblici, servizi collettivi, insomma tutto quello che trasforma una landa incolta in luogo di residenza, lavoro e socialità. Credo sia un nodo indissolubile, che non si riesce a sciogliere ma solo a governare e che dipende dalla capacità di un Paese di muoversi verso una giustizia fiscale che recuperi alla collettività queste risorse e questa ricchezza lasciando all’urbanistica il suo vero ruolo: la definizione della forma della città e l’equilibrio delle sue funzioni. All’inizio dell’anno è lecito sognare.

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