Con la sua aria calma di vecchio signore educatissimo, colto, ironico, disordinato come un professore da vignetta, toccato a volte da una dolce tristezza, Robert Altman (anzi, Bob Altman) del Missouri ha scardinato nella sua lunga vita di regista tutti i miti, tutto l'immaginario mitico d'America: la guerra e lo spettacolo, le mode e la famiglia, la psicoanalisi e il rapporto tra padroni e servi. Ha scardinato gli Stati Uniti stessi, nello straordinario affresco America oggi dove oltre venti personaggi ideati da Raymond Carver s'incrociavano in disperata amarezza, nella struttura narrativa composita tipica di alcuni tra i film più popolari di Altman, lo stupendo Nashville, Un matrimonio in cui recitava pure Vittorio Gassman, Pret-à-porter, Radio America estremo suo film prima della morte.
Il più indipendente dei registi americani contemporanei perseguiva con forte volontà l'aspirazione impossibile d'ogni artista: raccogliere in ciascun film l'intero mondo, o almeno fare di ogni film una metafora del mondo. C'è riuscito: in parte, si capisce. Una delle sue prime opere importanti, M.A.S.H., prima Palma d'oro al festival di Cannes nel 1971, non era soltanto il racconto della vita d'un gruppo di chirurghi anarchici in un ospedale militare durante la guerrra di Corea: rappresentava i disastri di ogni guerra, i sacrifici umani, lo spirito pacifista e antimilitarista dell'epoca. Nashville era pure una denuncia della sopraffazione, del tradimento,della concorrenza e della violenza come valori della società americana.
Ha avuto la carriera di un uomo libero: ossia un percorso aspro, affrontato con serenità coraggiosa. A un certo punto, per una serie di insuccessi commerciali, non lo facevano più lavorare: lui s'è messo a fare piccoli film o a lavorare per la televisione, a Hollywood è tornato dopo anni con I protagonisti, analisi della spietatezza del mondo del cinema. A un altro punto non lo facevano lavorare perché aveva più di 60 anni, e la regola di Hollywood licenzia i registi a quell'età: lui ha diretto film con finanziamenti europei. Ha realizzato commedie funeste o incantevoli, La fortuna di Cookie, Il dottor T. e le donne. Con Gosford Park, ambientato in una tenuta nobiliare inglese negli Anni Trenta, è grandissimo. E Radio America, l'ultima fatica a 81 anni, era l'addio molto commovente a una cultura ormai fuori del presente, a un pubblico grato e ammirato, alla propria esistenza tumultuosa e quasi felice.