COMO — «Ora non resta che reperire le risorse e partire con la fase di progettazione». Diceva così il sindaco Bruni il 15 luglio scorso quando fu proclamato il vincitore del concorso internazionale di idee per la valorizzazione del lungolago, voluto da Formigoni dopo l’abbattimento del muro della vergogna. L’intenzione era quella di voltare pagina, lasciando alle spalle i mesi di polemiche che avevano portato la giunta di centrodestra sull’orlo del baratro, e guardare al futuro con un grande progetto.
Il concorso era costato 500 mila euro e 50 mila euro erano andati al progetto vincente realizzato da Cino Zucchi. Da allora, nella parte in cui la costruzione delle paratie è terminata, tutto però è rimasto fermo perchè non si sa dove prendere i sei milioni necessari per la sistemazione finale. E adesso c’è un’altra novità: con una lettera inviata giovedì al Comune di Como, il soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici, Alberto Artioli, ha bocciato il progetto di Zucchi. Tutto da rifare. E il perenne cantiere del lungolago, che ha già portato i comaschi a una crisi di nervi, resterà così per chissà quanto altro tempo. Una nuova batosta che si rifletterà inevitabile sulla traballante giunta Bruni, sopravvissuta al voto di sfiducia ma in ostaggio dei ribelli del Pdl.
Esprimendo il «parere preliminare» sul progetto di Zucchi, Artioli nella sua lettera inizia con un apprezzamento del lavoro, definito di «elevata qualità architettonica». Ma subito dopo stronca proprio l’idea centrale del progetto, la creazione di una specchio d’acqua davanti a piazza Cavour che avrebbe dovuto ricreare idealmente la darsena che una tempo si trovava dove ora c’è la piazza. Lo spostamento in avanti della linea d’acqua, «travalica l’obiettivo posto a fondamento del concorso» e «non è da ritenersi necessario e prioritario». Non solo, ma le nuove strutture, secondo il soprintendente, costituirebbero un’interferenza nella percezione del paesaggio mentre i pilastri della passeggiata sospesa quando il lago è basso creerebbero «degrado e disturbo visivo». Senza contare le ripercussioni sugli equilibri idrostatici anche in terraferma che deriverebbero dai nuovi lavori, l’ulteriore allungamento dei tempi e l’aumento dei costi.
C’è da chiedersi come mai tutti questi elementi non siano stati presi in considerazione dalla commissione giudicatrice che era presieduta dal direttore generale di Infrastrutture Lombarde spa, e composta da un rappresentante del Comune e tre architetti (due nominati dalla Regione e uno dalla Provincia), che pure erano stati chiamati a valutare sulla base di precisi parametri: inserimento urbanistico e ambientale, rispondenza alle idee guida e fattibilità tecnica e realizzativa (che si suppone dovesse tener conto anche dei costi).
Dalla Russia, dove si trova per presentare un suo progetto sul «waterfront» di San Pietroburgo, Cino Zucchi replica senza polemiche: «Non condivido il parere di Artioli - dice - ma ne prendo atto e lo rispetto. L’avanzamento della linea d’acqua in piazza Cavour era un tema delicato. La nostra idea era coraggiosa ma mi rendo conto che in questo momento ha forti implicazioni politiche e psicologiche. Faremo tesoro delle indicazioni e vedremo se sarà possibile cambiare mantenendo comunque un bel progetto».