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Loretta Napoleoni
L'ultima carta
11 Agosto 2009
Articoli del 2009
La febbre da jackpot sale: come la crisi economica delle famiglie e la disperazione dei giovani. Da l’Unità, 11 agosto 2009 (m.p.g.)

La recessione ridisegna l’universo del gioco d’azzardo. A farlo è l’ingresso in massa in questo settore delle classi medie e medio basse, quelle colpite dall’aumento della disoccupazione. Mentre sprofondano nella povertà sognano di salvarsi vincendo la lotteria o ottenendo il cosidetto jackpot, i tre simboli identici alle slot machines che producono una pioggia di monetine. Non si gioca più per divertimento ma per disperazione, questo il messaggio che arriva dai paesi anglosassoni, da sempre all’avanguardia nel gioco d’azzardo. Questo è quel che ci racconta “The Millionaire”, il film pluripremiato agli Oscar in cui la febbre per la «ruota della fortuna» diventa la malattia e la cura di milioni di disperati negli slum di Mumbai. Di questo, anche di questo, parla la corsa collettiva al Superenalotto che in Italia accomuna classi sociali e categorie, suore preti e immigrati, poveri e amministrazioni comunali, classe media, tutti: l’ultima carta, la carta della fortuna.

I giocatori incalliti sono stati duramente colpiti dalla recessione, ecco perchè i grandi casinò sono ormai semivuoti; se non ci fosse il crimine organizzato che li usa ancora per riciclare il denaro sporco molti sarebbero costretti chiudere. La recessione sembra schivare quel settore del gioco d’azzardo non frequentato dai professionisti: lotterie e bingo. Ecco spiegato perchè mentre Las Vegas, tempio dei piaceri proibiti degli adulti, è ormai semideserta, i piccoli casinò disseminati nelle riserve indiane dell’Ovest pullulano di gente che tenta la sorte al Kino, una specie di lotteria permanente. Uno studio della società britannica Global Betting and Gambling Consultants (GBGC) descrive la crisi come la tempesta perfetta per il gioco d’azzardo tradizionale. Il settore sta mutando profondamente perché la recessione cambia le motivazioni del gioco. Tentare la sorte diventa un modo per esorcizzare la disperazione di una classe che sa benissimo di non essere più in grado con il proprio lavoro di ottenere la mobilità sociale dei propri genitori.

La distanza tra le classi medie e medio basse e i ricchi è talmente tanta che solo un colpo di fortuna può colmarla. In questo mondo che tanto assomiglia al nostro passato remoto, quella antecedente alla nascita della classe operaia, un mondo senza coscienza politica né identità di classe, il fato è tornato di moda. Tutti si affidano alla sorte e tutti giocano. Una sorta di tassa sulla perdita di speranza nei propri mezzi. In netto aumento il gioco d’azzardo online, quello che si fa seduti comodamente in casa, lontano dagli occhi degli altri. Costa poco e crea una dipendenza quasi immediata. A detta di GBGC gran parte della crescita prevista nei prossimi anni nel settore dell’azzardo proverrà proprio dai casinò virtuali.

Nonostante la crisi, dunque, le proiezioni per il settore sono molto ottimiste: dai 345 miliardi di dollari del 2001 si passerà a 433 miliardi nel 2012. Ne basterebbe una piccolissima percentuale per iniziare a finanziare la riconversione industriale verde dei paesi occidentali e interrompere la crescita della disoccupazione. Ma nessun governo ha pensato di tassare pesantemente il piccolo azzardo.

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