Nei momenti cruciali torna sempre a vendere tappeti. Voi direte: ai suoi trucchetti da baro non ci crede più nessuno, nemmeno un ragazzino si farebbe più incantare dal gioco delle tre carte dopo averlo visto in azione migliaia di volte. Non è detto: avendo ridotto gli italiani ad un popolo ipnotizzato dall’avanspettacolo di tv e di governo è possibile che invece molti stiano lì incantati dall’affabulatore in parrucca.
La barzelletta di oggi è che Silvio B. dice che del processo breve non gli importa più. Dopo aver paralizzato l’attività legislativa e di governo per anni al solo scopo di scrivere e far scrivere leggi che lo salvassero dai processi, che gli garantissero l’immunità e l’impunità (per sé e per la cricca, che dopo la pausa estiva torna protagonista delle cronache) ora all'improvviso con una delle sue videocassette il venditore annuncia che no, invece, il processo breve non è più la sua priorità.
Come mai? Cos’è successo? Tanto per cominciare naturalmente non è vero. Lo stuolo di deputati-avvocati personali ministro di giustizia compreso sono già lì a studiare una via di fuga alternativa provvisoria: non allo snellimento del processo, richiesta sacrosanta che si otterrebbe dando più denaro e più mezzi a chi dei processi si occupa, ma alla salvaguardia del Capo sì da evitare l'odiosa eventualità dell’interdizione dai pubblici uffici, norma accessoria che come capite gli impedirebbe di fare, per dire, il presidente della Repubblica in un futuro prossimo. Lo dice, Silvio B., solo perché ha ben chiaro che votare in queste condizioni non gli conviene, ha paura del voto con la Lega che cresce Tremonti che incombe e Fini che scalpita. Dunque allestisce il tavolino con la merce e parte il baratto: io tolgo dal tavolo il processo breve, dice, in cambio voi finiani tornate tutti a Canossa, lasciate perdere Gianfranco e tornate da meche siccome sono buono vi offrirò un seggio sicuro alle prossime elezioni, vi perdonerò la scappatella. A parte la visione mercantile della politica qui ridotta a vero baratto (minacce, ricatti, promesse, tutto il repertorio) a parte lo squallore di quello che Farefuturo chiama il pifferaio di Arcore, voi ci credereste? Vi fidereste? E la dignità politica? E quella umana? Beni di lusso, di questi tempi.
Dice poi B. che la legge elettorale è perfetta: funziona benissimo. La porcata è l’ideale. Difficile, in queste condizioni, immaginare che ci sia anche una vaga possibilità di cambiarla. Conviene, lo diciamo da tempo, cominciare ad attrezzarci per una controffensiva dal basso. Le primarie di circoscrizione sono la nostra proposta. Sarebbe un inizio: contiamo chi dice di no, poi valutiamolo. La convulsa giornata di ieri, solo un assaggio dell’autunno che ci aspetta, ha fatto registrare la prevedibile contestazione di Schifani ospite della festa del Pd. Schifani è Schifani, conosciamo bene la sua biografia e il suo profilo. Una contestazione è una contestazione, un rischio che fa parte del mestiere. Forse affrontarlo senza esasperare i toni, senza farne un’emergenza democratica aiuterebbe ad occuparsi delle questioni serie, dei problemi reali, delle emergenze che davvero abbiamo davanti. Senza lasciarsi distrarre, che sono già in molti - mi pare - abbastanza distratti da quello che conta davvero.