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Luci (poche) e ombre nel nuovo Piano di Milano
8 Luglio 2009
Milano
Sparate, conferme, smentite, e anche qualche notizia, in genere piuttosto deprimente, dalle edizioni locali di Corriere della Sera e la Repubblica, 7-8 luglio 2009 (f.b.)

Il Corriere della Sera, ed. Milano, 7 luglio 2009

Via libera al piano del territorio Pdl-Lega: salvo l’ippodromo

di Andrea Senesi

Venticinque aree per costruire la Milano dei prossimi de cenni. Venticinque, meno una: all'Ippodromo il cemento non arriverà.

Via libera all’accordo sul Piano di governo del territorio, il documento quadro che disegnerà l’urbanistica di Milano dei prossimi decenni. Dopo mesi di infinite trattative, ieri la Lega ha pronunciato il sì definitivo. Il Pgt arriverà in giunta oggi, come chiesto dal sindaco Letizia Moratti e dall’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli. Secondo il documento generale saranno 25 le aree di trasformazione, ciascuna con tanto d’indice volumetrico. «Non è un documento chiuso», assicura Palazzo Marino.

Venticinque aree per costruire la Milano dei prossimi decenni, la metropoli dal la ritrovata grandeurcapace di richiamare dentro i suoi confini i giovani e il ceto medio. Venticinque, meno una: l'ippodromo. Sulle piste dove da decenni galoppano e trottano i cavalli il cemento non arriverà.

«Il percorso è avviato. Entro settembre contiamo di portare la delibera in Consiglio per la prima approvazione », spiega l’assessore.

L’ippodromo, dunque. Con le parole del capogruppo lumbard Matteo Salvini e dello stesso Masseroli che confermano: «Sulle due piste non si costruirà nemmeno un metro cubo». Il che, sottolinea l’assessore, non vuol dire per forza di cose che entrambe le piste rimarranno al loro posto. Il trotto, per dire, potrebbe anche essere trasferito altrove, magari, come si dice, fuori Mila no. Ma su quell’area non potrà nascere niente più che un parco.

Rimane il documento generale. Con le 25 aree di trasformazione, ciascuna con tanto d’indice volumetrico. «Non è un documento chiuso. Saranno gli accordi di programma che di volta in volta, area per area, confermeranno o modificheranno le volumetrie indicate».

«È solo l’inizio di un percorso. Oggi abbiamo salvato un milione di metri quadrati dall'avanzare del cemento», sottolinea Salvini che si godela vittoria, mentre tutti gli altri capigruppo della maggioranza di Palazzo Marino brindano comunque all’accordo raggiunto. «Un documento di un’importanza epocale», dice Giulio Gallera del Pdl. Che racconta di una proposta spuntata tra le pieghe del futuro Pgt e immediatamente condivisa da tutti: «Realizzare un nuovo Qt8. Un nuovo quartiere dove tutti i grandi architetti di fama mondiale daranno ilproprio contributo». «Si passa da una cultura dirigista, quella che animava il vecchio piano regolatore del 1980, a una visione liberale e moderna di governo del territorio », esulta anche l’Udc Pasquale Salvatore. «L’ottica di ragionamento deve rima nere quella della grande area metropolitana», osserva il repubblicano Franco De Angelis.

Di tutt’altro umore l’opposizione. Ammette il capo gruppodel Pd Pierfrancesco Majorino: «Siamo molto preoccupati ». «Anche perché la nascita di questo Pgt è stata gestita come una trattativa puramente privata. I contorni dell’accordo poi confermano tutte le ambiguità sul tema del verde e delle aree pubbliche». In conclusione: «Se l’idea è quella della cementificazione selvaggia, noi siamo pronti a un'opposizione durissima».

La Repubblica ed. Milano, 8 luglio 2009

La città del futuro apre i cantieri

di Alessia Gallione

Nasce la Milano del 2030. Quella che dovrà trasformare 31 aree – dalle ex stazioni alle caserme, dall´Ippodromo all´Ortomercato – in tutto undici chilometri quadrati su cui si potranno costruire undici milioni di metri cubi, equivalenti a circa mille condomini. «Zone oggi degradate – dice l´assessore all´Urbanistica Carlo Masseroli – che recupereremo senza consumare suolo». Con l´obiettivo di realizzare case a prezzi bassi come a Madrid o quartieri con servizi a 5 minuti di distanza come a New York.

Dagli scali ferroviari abbandonati alle caserme dismesse, dalla zona attorno a San Siro a quella che sorgerà attorno ai padiglioni di Expo. In tutto 11 chilometri quadrati di superficie su cui si potrà costruire fino a 11 milioni di metri cubi, equivalenti a circa mille nuovi condomini di medie dimensioni (35 appartamenti ciascuno), che potranno aggiungersi ai 640mila esistenti. Con una visione generale del futuro della città, però, che l´assessore all´Urbanistica Carlo Masseroli, definisce «rivoluzionaria». Perché, nelle intenzioni di Palazzo Marino, nei prossimi vent´anni Milano dovrà arrivare ad avere il 35 per cento delle case a basso costo come a Madrid, dovrà raddoppiare la quantità di verde attrezzato puntando al modello di Copenhagen, somigliare sempre più a New York per i quartieri con servizi raggiungibili a piedi in cinque minuti o a Berlino per gli spostamenti con i mezzi pubblici. «La nostra sfida - sintetizza ancora Masseroli - è realizzare una "Milano per scelta", in cui chiunque potrà trovare quello di cui ha bisogno per abitare, divertirsi, studiare, lavorare».

Gli obiettivi internazionali sono ambiziosi. Così come le promesse del Comune. E il percorso è appena iniziato. Dopo quasi due anni di lavoro, discussioni, incontri e scontri politici, la prima parte del Piano di governo del territorio, che sostituirà il vecchio Piano regolatore, è stato approvato dalla giunta. Diventerà "legge", però, non prima di luglio del prossimo anno. Ma l´impostazione c´è. Ed è quella che avuto il via libera della maggioranza, dopo l´ultimo confronto con la Lega che ha chiesto garanzie sull´Ippodromo: sulla zona San Siro si potrà costruire, ma non sulle piste di allenamento. In tutto, i nuovi edifici che potranno sorgere equivalgono a circa mille condomini: 11 milioni di metri cubi contro i circa 250 milioni che già oggi esistono in città. «È il 4 per cento in più», spiega Masseroli. Che dice: «Questo piano non parte dalle quantità o dalle destinazioni d´uso, come in passato. Ma dall´interesse pubblico, dall´idea di città che vogliamo creare. A partire dalla prima di cinque regole d´oro che ci siamo dati: non consumeremo suolo e salvaguarderemo il Parco agricolo Sud. Non c´è nessun rischio di cementificazione perché le aree che verranno trasformate oggi sono degradate, insicure, spazi su cui non si può accedere».

In totale le zone (compresi i cosiddetti piani di cintura) che cambieranno volto sono 31. Non in tutti, però, si potrà costruire la stessa quantità di palazzi: il piano, infatti, si basa su un principio che permette di spostare le volumetrie acquisite dai privati da quartieri da riqualificare a verde ad altri, in cui sarà più spiccata la vocazione abitativa. Palazzo Marino ha già delineato dieci macro-aree con possibili destinazioni. «Ma sono solo indicazioni - precisa Masseroli - tutto potrà cambiare a seconda delle esigenze della città». E così potrà nascere un distretto con la vocazione della ricerca e della tecnologia in Bovisa, dell´università a Lambrate, della pratica sportiva a Forlanini, dell´attività amministrativa con la Cittadella della Giustizia di Porto di Mare; e poi uno spazio che guardi al design e alla creatività tra l´ex stazione di Porta Genova e quella di San Cristoforo; il commercio e l´artigianato che, come in un enorme centro commerciale diffuso, potranno cambiare le arcate della stazione in via Aporti e Sammartini. San Siro e la piazza d´armi della caserma Santa Barbara sono immaginati come una cittadella dello sport e dello spettacolo. E poi l´Ortomercato: qui dovrà sorgere la Città del gusto e della Salute legata a Expo. Ma da sempre, questa fetta di Milano fa gola a molti appetiti immobiliari. Non solo: in ballo rimane il trasferimento dei mercati generali. E, dopo i danni per il nubifragio di ieri, il leghista Davide Boni attacca: «Credo che ormai non sia più rimandabile la chiusura dell´Ortomercato e il necessario spostamento di una struttura ormai fatiscente».

"Che rischio affidare il futuro agli appetiti dei costruttori"

intervista di Maurizio Bono a Massimiliano Fuksas

Fantastico: una camera a gas di 14 chilometri, e a pagamento. Non sanno che quelle trappole nessuno le fa più?

La trasformazione urbana non è compito di cooperative e imprese, gli indirizzi devono essere pubblici

Massimiliano Fuksas, il papà della nuova Fiera di Rho Pero, è appena tornato di ottimo umore dal cantiere della sua "Nuvola", il nuovo Centro congressi di Roma all´Eur che sarà finito tra un paio d´anni: «Tutto secondo i piani, è conclusa la parte sotterranea con la grande sale da novemila persone e stiamo innalzando il primo pilastro della teca che conterrà la nuvola vera e propria, il contenitore translucido che ha dentro la sala congressi. Ma parliamo pure di Milano, che a differenza di voi milanesi che ne parlate sempre male, io trovo una città interessante. Certo, un po´ complicata da vivere... ».

Come vede il Piano di governo del territorio milanese presentato ieri? Undici milioni di metri quadrati di aree da trasformare, 31 aree identificate su cui edificare mille nuovi condomini.

«Mi pare molto, per una città di un milione e 300mila abitanti scarsi. E soprattutto mi colpisce che riguardi solo il territorio comunale. Io ho sempre pensato che Milano debba prima di tutto integrare il proprio hinterland e la provincia, per far massa critica, piuttosto che individuare al suo interno nuove aree su cui costruire».

Ma che male c´è a far nuove case recuperando aree dismesse?

«Nessun male in sé, però francamente mi pare che pensare di incontrare tanta domanda sia un po´ irrealistico, sapendo che intanto sta venendo su un´altra intera nuova città, coi grandi progetti in corso a Milano. E tutta di uffici, mentre nell´ultimo paio d´anni, con la crisi, gli uffici non li vuole più nessuno».

Il Piano di governo del territorio però guarda molto avanti, fino al 2030. Si spera ben oltre la crisi.

«Si spera. Ma oltre a sperare, bisognerebbe muoversi in modo diverso per uscirne. Per carità, io i vecchi piani regolatori rigidi li ho sempre odiati, che si superino è un successo. Conosco i giovani architetti di Metrogramma che hanno fatto lo studio preliminare del Pgt, uno ha anche lavorato con me. Ma la loro è un´idea, poi bisogna come la si trasforma in progetto, con quali strumenti e piani attuativi. Di sicuro non si può pensare di rifare le città solo con le cooperative e le imprese di costruzioni. Da questa logica lottizzatoria è difficile far nascere una cultura del vivere collettivo, perché a loro interessano le volumetrie. Vuol sapere come stanno facendo a Parigi? »

Ce lo dica...

«Non voglio fare il trombettiere di Sarkozy, ma lì il primo passo per collegare città, periferie e l´intera Île de France è stato mettere in cantiere 158 chilometri di metropolitana, a un costo per lo Stato di 38 miliardi di euro. Poi, intorno alle 38 stazioni create hanno lasciato mano libera per costruire, ponendo come condizione l´alta qualità architettonica e paesaggistica dei progetti».

Gli amministratori locali però risorse simili non le hanno. E a quanto pare per fare i metrò Milano fatica ad averli anche dal governo di Roma.

«Dove trovi i soldi? Beh, in un paese normale li trovi facendo pagare le tasse. È lo Stato, bellezza. Se invece di abolire l´Ici fai pagare il giusto, o magari anche un po´ di più come in Francia, le risorse si possono investire, anche in funzione anticrisi. Per poi naturalmente recuperarli vendendo i diritti edificatori, come accade dappertutto. Ma la differenza è che l´intervento pubblico orienta le scelte. Invece la via imboccata dal Pgt non mi sembra poi così inedita: deregulation e poi, con il meccanismo a venire delle perequazioni, possibilità di molti scambi con poche garanzie di effettivi controlli».

Nel campo delle infrastrutture per i trasporti, il Pgt prevede anche un grande tunnel di 14 chilometri che attraversa Milano da Rho a Linate: come trova l´idea?

«Assolutamente fantastica: una bella camera a gas di 14 chilometri, e per di più anche a pagamento... No, seriamente, sono anni che nelle grandi città non si progettano tunnel, inghiottono migliaia di automobili e la necessità di farle uscire da quella trappola produce disastri urbani in forma di rampe e viadotti. Ma perché non si concentrano su metropolitane pulite come ormai fanno anche in Asia? E per i progetti bislacchi i soldi dove li trovano? Speriamo nella crisi edilizia... ».

Il Corriere della Sera ed. Milano, 8 luglio 2009

Il Comune: cambieremo 12 quartieri Via libera per costruire mille case

di Andrea Senesi

Come mille palazzoni da 35 appartamenti. Undici milioni di metri cubi spalmati su 25 aree «di trasformazione urbana» (più altre cinque in altrettanti parchi di cintura, dove però non arriverà neanche un centimetro di cemento e si lavorerà solo sul verde). Il Piano di governo del territorio, il documento quadro destinato a mandare in pensione dopo trent’anni il vecchio piano regolatore, da ieri è nero su bianco. La giunta ha dato ufficialmente il via libera, dopo l’accordo sancito lunedì all’interno della maggioranza servito di fatto a stralciare l’ippodromo dall’elenco delle aree edificabili.

Altri numeri. Le nuove volumetrie che con il nuovo documento urbanistico si realizzeranno nel corso dei prossimi decenni sono in totale il quattro per cento di quanto edificato fino ad oggi all’in terno dei confini comunali. Altro esempio. Partiamo dalla superficie: undici chilometri quadrati su cui costruire. L’assessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, assicura che, decimale in più decimale in meno, la media degli indici di edificabilità (metri cubi per metro quadrato) sulle 25 aree non supererà quota uno. Si torna così al dato di partenza, quello che fotografa in undici milioni di metri cubi la quantità di cemento destinata ad abbattersi sulla città. Spulciando nei dettagli del piano si scopre che in via Stephenson, zona abbandonata dietro Quarto Oggiaro, l’indice di densità è fissato addirittura a tre. Facile immaginare allora che lì arriveranno grattacieli e palazzoni. Strategici saranno soprattutto due ambiti d’intervento: le stazioni ferroviarie dismesse e le caserme rimaste vuote con la fine del servizio di leva e con l’esercito affidato ai soli professionisti. «Nessuna colata di cemento — assicura però Masseroli —. Le nuove case nasceranno assieme al verde in aree oggi completamente abbandonate a incuria e degrado». Non si consumerà nuovo suolo, in somma. Dice Maurizio Cadeo (Arredo urbano) che conl’arrivo del Pgt si allargheranno anche tre aree verdi: piazza Vetra (si uniranno i due spezzoni ora divisi), il parco di Trenno e quello delle Cave. Nei piani del Comune ciascuna macrozona (una dozzina, in totale) avrà tanto di personale «vocazione». Sport e spettacolo, per dire, nella nuova zona di San Siro, che nel frattempo avrà inglobato anche la piazza d’armidella caserma Santa Barbara; la cittadella della ricerca in torno alla Bovisa, quella del la giustizia con il trasferimento di carcere e Palazzo di Giustizia in zona Rogoredo-Porto di Mare. Lungo via Sam martini e via Ferrante AportiPalazzo Marino vorrebbe poi veder nascere il futuro polo commerciale della città, con l’arrivo di negozi e botteghe artigiane. Ma vincoli e destinazioni d’uso, fa capire lo stesso assessore, sono concetti ormai da archeologia urbanistica: «Noi non diremo mai che cosa dove nascere in questo o in quel luogo. Noi poniamo soltanto le cornici e fissiamo le regole per un governo del territorio che parta davvero dall'interesse pubblico. Ma secondo la nostra filosofia la cultura dei vincoli del vecchio piano regolatore è definitivamente morta».

C’è il tema della perequazione, poi. Il sistema, cioè, che introduce la possibilità di trasferire o addirittura scambiare i diritti volumetrici dei singoli operatori. E c’è l’housing sociale, infine. Con l’obbligo di destinare agli al loggi a basso costo almeno il 35% delle nuove residenze costruite. «Il rischio è quello di un uso barbaro delle aree pubbliche e di una guerra al verde» attacca il pd Pierfrancesco Majorino. Replica di Masseroli: «Vogliamo offrire a tutti l’opportunità di vivere o di tornare a vivere a Mila no. E lo faremo aumentando la qualità della vita». E il milione e ottocentomila abitanti? «Non c’è un obiettivo legato alla quantità. Conta solo la qualità».

Nota: anche se non si tratta di documenti aggiornatissimi, si può comunque far riferimento anche ai volumi "Milano verso il suo futuro" scaricabili dalle pagine PgT del Comune (f.b.)

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