Il cemento avanza. In tutta la regione. E non di poco, non con lentezza: cresce del dieci per cento. Il confronto va fatto con la Lombardia del '54 (sei milioni e mezzo di persone, tre in meno rispetto a oggi): l'anno del primo «elaboratore elettronico» al Politecnico. Allora i terreni agricoli erano il 56% del totale e siamo scesi al 44%. È soprattutto tra il 1980 e il '99 che la Lombardia ha visto le aree antropizzate salire da 194 mila a 301 mila ettari, mentre le aree agricole sono scese da un milione 260 mila ettari a un milione e 43 mila.
Come eravamo e come siamo. Con la domanda conseguente: come saremo? Da una parte la Lombardia del 1954: sei milioni e mezzo di persone, tre in meno rispetto ad oggi. E' l'anno del primo «elaboratore elettronico» installato al Politecnico; a Milano gli abitanti sono 1,3 milioni (dopo il picco del 1971, siamo ritornati a quella quota) e c'è il sindaco Virgilio Ferrari, socialdemocratico, mentre Brescia (150 mila abitanti contro i 195 mila di oggi) è guidata (e lo sarà fino al 1975) da uno dei padri della Dc, Bruno Boni.
A gennaio dalla sede Rai lombarda la neonata televisione ha trasmesso il suo primo telegiornale; in agosto muore il cardinale Schuster e, alla guida della diocesi milanese, gli succede il bresciano Giovani Battista Montini. E' una Lombardia che già corre verso il boom, con le grandi industrie (è proprio questo l'anno in cui Sesto San Giovanni viene insignita del titolo di città) e i nuovi quartieri popolari, ma che ancora ha tanta parte di sé in migliaia di cascine della grande pianura come nei campi, nelle vigne e negli alpeggi della sua parte nord, quella montuosa. Dall'altra parte la Lombardia di questi anni: l'unico numero che non cambia è la superficie complessiva, 2 milioni e 400 mila ettari.
Allora i terreni agricoli erano il 56% del totale; siamo scesi al 44% nel 2007, data degli ultimi rilievi disponibili dell'Ersaf, l'ente regionale per lo sviluppo dell'agricoltura e delle foreste che da una decina d'anni «fotografa» il territorio e i suoi cambiamenti anche attraverso rilievi satellitari. Per contro, il territorio antropizzato è passato dal 4 al 14% del totale: un dato, quest'ultimo, che mette la Lombardia (eppure rimane la prima regione agricola del paese) bel al di sopra della media nazionale, che ferma al 7,1 la percentuale di territorio occupato da case, strade, ferrovie, altre infrastrutture. Avanzano i boschi, e anche questa — con l'agricoltura di montagna ridotta al lumicino e i pascoli in quota abbandonati — non è una novità: erano il 37% del territorio, sono arrivati al 39.
«L'uso del suolo in Lombardia negli ultimi 50 anni» è il volume che Regione Lombardia ed Ersaf presenteranno con un convegno in programma per il prossimo giovedì 29 settembre nell'auditorium Giorgio Gaber di Milano. Una giornata — con l'Expo 2015 sullo sfondo — dedicata all'analisi e al commento di dati (e delle immagini che da questi numeri è possibile elaborare) che raccontano la storia del territorio ma anche della gente che lo abita. «Dodici ettari al giorno è attualmente il consumo di territorio: dobbiamo pensare a conservare e tutelare, ad uno sviluppo che sia produttivo ma consumi meno» dice Alessandro Colucci, assessore ai Sistemi Verdi, in prima linea su questo tema come i colleghi Daniele Belotti (Territorio e Urbanistica) e Giulio De Capitani (Agricoltura).
Difende, Colucci, la «sua» legge sui parchi (700 mila ettari) passata fine luglio dopo tante polemiche: «Abbiamo coinvolto anche l'ente parco nell'eventuale modifica dei confini rinviando ad un nuovo progetto di legge una definizione migliore della materia». E' soprattutto nei due decenni tra il 1980 e il 1999 che la Lombardia ha visto crescere il cemento, con le aree antropizzate salite da 194 mila a 301 mila ettari, mentre le aree agricole scendevano da 1 milione 260 mila ettari a 1 milione e 86 mila. In media, nei 25 anni dal '55 all'80 sono stati «antropizzati» 3.759 ettari ogni 12 mesi: ma nei due decenni successivi si è passati a 5.663.
PostillaI dati sono allarmanti. Ma nell'articolo si fa la consueta confusione tra due fenomeni molto diversi sebbene ugualmente preoccupanti. Altro è la riduzione della superficie agricola censita come tale sulla base delle statistiche delle aziende agricole, altro è il consumo di suolo dovuto alla sua laterizzazione (grattacieli ville villette e casermoni, cemento, ghiaia, piazzali, strade ecc. ecc.). Della riduzione del suolo agricolo fanno parte la rinaturalizzazione (nuovi boschi, liberazione di aree fuviali, terreni incolti ecc.). Su eddyburg abbiamo ripetuto più volte questa precisazione, che ci sembra diverosa, ma non tutti ci ascoltano.