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Marco Garzonio
Lo sviluppo della città
5 Giugno 2007
Milano
Se ne era accorta anche la stampa di opinione, come evidenzia questo allarmato articolo dal Corriere della Sera di venerdì 1 giugno: la metropoli lombarda è priva di una strategia urbanistica pubblica (f.b.)

Che la ripresa sia in atto lo testimoniano i cantieri, le gru, il traffico. Che Milano scalpiti per dare un colpo d'acceleratore allo sviluppo trova espressione in un intenso susseguirsi di proposte e annunci. Che, insomma, si respiri un'aria di cambiamento segna un indubbio vissuto di dinamicità da considerare con attenzione e favore. Procede invece a passo lento l'elaborazione di un disegno generale della città, che dica come i milanesi immaginano e vogliono la loro città di qui ad almeno vent'anni. Il governo della cosa pubblica ha lasciato alle spalle una mentalità vecchia, che pretendeva di pianificare tutto sino alla possibile mortificazione di slanci e sforzi creativi, ma non è ancora riuscita a trovare un modo trasparente e adeguato di darsi obiettivi, linee, regole, attori da coinvolgere. Che sia una strategia atta ad assecondare la crescita purchessia o un procedere senza malizia, dettato solo da carenze culturali, è questione aperta, su cui peraltro giustamente si anima il dibattito politico. Resta il fatto che manca il quadro normativo e progettuale complessivo entro cui collocare gli interventi singoli e la riqualificazione di aree definite.

Il progetto «Porta Nuova» presentato ieri è esemplare. Supera particolarismi e velleità trascorse, riunisce e integra in un «unicum» le annose questioni di Garibaldi- Repubblica, Varesine, Isola. Ma Comune e Regione debbono ancora dire come intendono inserire questo vasto e qualificato insediamento nella parte di città esistente e come collegarlo con i progetti pure importanti e ambiziosi in corso di messa a punto e realizzazione nelle altre zone, di modo che Milano sia riconoscibile nel tessuto connettivo che è un impasto di privato e di pubblico, fatto di socialità, servizi, mobilità, relazioni umane, spazi di aggregazione, pluralità e varietà identitarie, non solo di grattacieli.

Si sa che è in corso l'elaborazione del «piano territoriale» generale della città, che l'assessore all'Urbanistica punta a far diventare il documento legge entro il 2008. Sarebbe prova di una effettiva vivacità democratica se linee portanti e strumenti di attuazione venissero al più presto portati al vaglio dell'opinione pubblica e dei luoghi istituzionali in cui svolgere il confronto. È doveroso capire dove la città sta andando quanto a strutture e a qualità dell'esistenza. Così sarà possibile verificare il consenso sul trend attuale e, qualora fossero necessari riequilibri, introdurre correttivi. Dalla politica ci si aspetta governance e bene comune oltre a cantieri.

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