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Massimiliano Smeriglio
«Lista Tsipras da democratizzare»
24 Luglio 2014
Società e politica
Intervista a Massimiliano Smeriglio sull'assemblra della lista "con Tsipras": «nella fase d’emergenza del voto abbiamo dato giu­sta­mente tutto il potere ai saggi. Ma che oggi, dopo il voto, le cose restino così è un pro­blema».

. Difficile, lungo e piena di rischi il percorso di una democrazia che sappia vincere la "post-democrazia renzusconiana. Il manifesto, 24 luglio 2014

L’«ademocrazia», il «tappo» sui gio­vani, le «pul­sioni pro­prie­ta­rie» e quelle gril­line met­tono a rischio il futuro della lista Tsi­pras. All’indomani della prima assem­blea nazio­nale, Mas­si­mi­liano Sme­ri­glio, respon­sa­bile orga­niz­za­zione di Sel e vice di Zin­ga­retti nel Lazio, avverte che qual­cosa non va. «È posi­tivo aver scelto un’agenda di mobi­li­ta­zioni per l’autunno: il rap­porto con i sin­da­cati e con la Fiom, con il movi­mento stu­den­te­sco. Ma per il resto l’assemblea è stata rituale, stanca: una bat­tuta d’arresto».

Per­ché una bat­tuta d’arresto?
Marco Revelli ha ragione quando dice abbiamo ‘avuto il comu­ni­smo di guerra’. Nella fase d’emergenza del voto abbiamo dato giu­sta­mente tutto il potere ai saggi. Ma che oggi, dopo il voto, le cose restino così è un pro­blema. Que­sti saggi somi­gliano al governo dei tec­nici: si sono auto­scelti, nes­suno li ha mai votati.

I tre euro­par­la­men­tari sono stati votati.
Sono stati votati per fare gli euro­par­la­men­tari. Ma la dimen­sione ade­mo­cra­tica della lea­der­ship della lista è palese. Secondo: qua e là emer­gono pul­sioni gril­line. In una com­mis­sione dell’assemblea si cri­tica un ‘faci­li­ta­tore’ (respon­sa­bile, ndr) come San­dro Medici con la moti­va­zione che ‘è un pro­fes­sio­ni­sta della poli­tica’. Con que­sto cri­te­rio anche Tsi­pras sarebbe escluso. Que­ste cose non vanno solo denun­ciate: vanno bat­tute poli­ti­ca­mente con potenti inie­zioni di demo­cra­zia. Dob­biamo aprirci con­tro le pul­sioni esclu­denti e pro­prie­ta­rie, ren­dere con­ten­di­bile il campo e la linea poli­tica della lista. Demo­cra­tiz­zarci. E ringiovanirci.

Vuole già rot­ta­mare i saggi?
La pla­tea di sabato aveva un’età media alta, in gran parte il ceto poli­tico scon­fitto degli ultimi trent’anni. La prima rela­zione è durata un’ora, la seconda 40 minuti. Così si vuole par­lare ai gio­vani? I saggi fin qui hanno dimo­strato di non sapere, o non volere, valo­riz­zare quel po’ di movi­menti gio­va­nili che alle euro­pee hanno espresso molto e rac­colto voti. Con­tro que­sti gio­vani, i saggi fanno da tappo.

Una delle elette è una gio­vane donna. Cos’altro dovreb­bero fare?
Favo­rire il salto gene­ra­zio­nale, pren­dere esem­pio dalla spa­gnola ‘Pode­mos’. Biso­gna inve­stire in un’agenda di cose da fare e risco­prire la forza del con­flitto. La lista Tsi­pras ha un futuro se saprà inter­pre­tare le ten­sioni dell’autunno. Ma per sce­gliere que­sta strada biso­gna usare la demo­cra­zia: noi di Sel siamo un par­tito tra­di­zio­nale e pic­colo, ma la nostra linea la sce­glie una lea­der­ship decisa in una forma demo­cra­tica, appros­si­ma­tiva quanto si vuole, ma che è il con­gresso. Non può sce­glierla chi ritiene di avere i giu­sti quarti di nobiltà tsi­prota. Ho sen­tito la capo­de­le­ga­zione a Bru­xel­les fare la rela­zione sulla linea poli­tica della lista. Avrei pre­fe­rito sapere come si met­terà a dispo­si­zione e in col­le­ga­mento con i pro­cessi reali del paese.

Ancora la pole­mica con­tro Bar­bara Spinelli?
No, ma per sce­gliere ‘la linea’ ser­vono pro­cessi demo­cra­tici. E per andare avanti serve inve­stire sui più giovani.

Ora alle regio­nali rischiate di andare sparsi?
Sarò chiaro: per noi ogni ragio­na­mento ‘a pre­scin­dere’ è un errore. Per­sino un par­tito molto radi­cale com’era il Prc di Ber­ti­notti, nel 2001 e nel 2008 men­tre rom­peva con il governo cen­trale faceva l’accordo per il governo di Roma. E’ sba­gliato sia dire ‘sem­pre con il Pd’ sia dire ‘mai con il Pd’. Anche Tsi­pras dice che Renzi non è un inter­lo­cu­tore in Ita­lia ma lo è in Europa. Spi­nelli dice di non essere d’accordo. Noi sì: per noi il Pd di Renzi oggi non è un pos­si­bile alleato di governo, ma regione per regione vogliamo valu­tare quello che suc­cede. Chi deve deci­dere cosa fare in Cala­bria, i cala­bresi o i saggi? Cen­tra­liz­zare la deci­sione è un ritardo di cul­tura poli­tica. Invece misu­rare le scelte dai metri di distanza dal Pd è una sciocchezza.

È quello che farà Sel o una pro­po­sta a tutti?
Lo pro­po­niamo a tutti e noi lo pra­ti­chiamo già. La nostra pre­oc­cu­pa­zione è dare un futuro al suc­cesso delle euro­pee. La scelta di cosa fare in Cala­bria non pos­sono farla i saggi e nean­che i pur eroici quin­dici del comi­tato di Cori­gliano; né in Emi­lia Roma­gna quelli che si sono inte­stati legal­mente il comi­tato Tsi­pras. Ci vuole una con­sul­ta­zione aperta e tra­spa­rente in cui chie­diamo, per esem­pio in Cala­bria, se la can­di­da­tura di Gianni Spe­ranza (di Sel, ndr) può avere forza nella costru­zione della coa­li­zione. E così nelle altre regioni che andranno al voto: apriamo i ban­chetti, i gazebo. Per Sel la coa­li­zione resta un obiet­tivo. Non sap­piamo se riu­sci­remo a farla ovun­que, ma chi vuole far sal­tare tutte le coa­li­zioni ter­ri­to­riali sap­pia che ci tro­verà lungo la strada, den­tro una con­tesa poli­tica. In un con­fronto demo­cra­tico siamo dispo­ni­bili a discu­tere su tutto. Se qual­cuno si sente pro­prie­ta­rio della discus­sione per imporre il bravo com­pa­gno che prende tre voti, non ci stiamo. E un’ultima cosa.

Prego.
In rete leggo cose orri­bili. Noi non chie­diamo a nes­suno di rinun­ciare a se stesso. Chie­diamo però un campo aperto dove si possa fare un con­fronto demo­cra­tico, una testa un voto. I tor­que­mada del mouse abbiano più rispetto per Sel e per le sue scelte gene­rose e senza con­tro­par­tita. Sel ha rinun­ciato a molte cose per dare il buon esem­pio e met­tersi in sin­to­nia con la volontà di cam­bia­mento. Però que­ste scelte gene­rose non sono una resa né una regola eterna. Sel ci sarà fin­ché non nascerà qual­cosa di più grande e più cre­di­bile. A que­sto scopo Sel abita più luo­ghi: la lista Tsi­pras, la rela­zione con eco­lo­gi­sti, con Fas­sina, Cuperlo, Civati: tutti pezzi di una ricerca. I sacer­doti del mino­ri­ta­ri­smo se ne fac­ciano una ragione. Noi non ci arren­diamo al ren­zi­smo, ma non ci inte­ressa rimet­tere insieme i cocci della sini­stra minoritaria.

Di que­sto avete par­lato con Tsipras?
Sì. E segnalo che Tsi­pras, che è un lea­der serio, ha cer­cato di incon­trare Renzi; e se non l’ha incon­trato è per colpa di Renzi. A Tsi­pras teniamo molto, lui è il lea­der euro­peo natu­rale di tutta que­sta coa­li­zione, con lui sen­tiamo una pro­fonda sin­to­nia. L’auspicio è che in Ita­lia non ci sia chi ritiene di esserne l’interprete esclu­sivo, il suo oracolo.

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