la Repubblica, 9 settembre 2009
Expo 2015, il mondo in una mega-serra
di Alessia Gallione e Giuseppina Piano
MILANO - Un’Expo ridimensionata causa crisi e fondi in bilico. Un’Expo a cemento (quasi) zero. Dove l’area espositiva sarà un’isola circondata da canali e laghetti artificiali. Dove i classici padiglioni spariscono per diventare grandi serre di vetro. Dentro marchingegni per ricreare il clima del deserto o della tundra, delle piantagioni tropicali di caffè. Fuori, un gigantesco orto globale dove i Paesi espositori letteralmente coltiveranno il loro cibo. Il simbolo? Un boulevard di un chilometro e mezzo che attraverserà i campi e le serre, rappresentando una chilometrica tavola virtuale a cui sedersi. Così l’Esposizione universale dedicata all’alimentazione che Milano ospiterà nel 2015 alle porte della città, accanto alla nuova Fiera aperta a Rho-Pero nel 2005, cambia completamente volto.
Il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi, proprio ieri, ha voluto lanciare il suo monito: «Mi pare che il tema dell’Expo, il rapporto di accoglienza che Milano è chiamata a realizzare con chi arriverà, sia finora rimasto sempre piuttosto secondario rispetto a tanti altri problemi». È passato un anno e mezzo da quando la città del sindaco Letizia Moratti vinse l’Expo del 2015. Un anno e mezzo di liti nel centrodestra sulla gestione di appalti e opere. Adesso la ripartenza con la presentazione, ieri, del masterplan generale per l’area espositiva, firmato da una cinquina internazionale di archistar: il milanese Stefano Boeri, l’inglese Richard Burdett, lo svizzero Jacques Herzog, lo spagnolo Joan Busquets, l’americano William McDonough. Con il guru di Slow food Carlo Petrini a "ispirare" la visione. Il risultato è un progetto ecosostenibile, dove non si costruirà quasi nulla se non padiglioni in vetro. E dove si esporrà negli orti. Il tema dell’alimentazione sarà declinato attraverso le colture reali trapiantate alle porte di Milano. Un’Expo senza monumenti. E dove alla fine dei sei mesi di esposizione tutto sarà smontato per far posto a un nuovo quartiere, solo l’orto globale è candidato a sopravvivere.
Il progetto con cui Milano si era candidata prevedeva una torre-simbolo di 200 metri d’altezza, padiglioni classici per quasi 400mila metri quadrati di superficie. Tutto sparito. Una scelta dettata anche dalla crisi economica e dall’incertezza assoluta che regna sui fondi previsti: i tre miliardi di investimenti in opere e collegamenti stradali potrebbero ridursi a metà. L’area espositiva costerà sicuramente meno rispetto al preventivo di 1,3 miliardi. Quanto esattamente? «Di costi non abbiamo ancora parlato», dice il sindaco Letizia Moratti. Preferendo insistere su «un sogno, il mio sogno, che diventa realtà» con un progetto urbanistico che guarda al contenuto e non al contenitore. Assicura, il sindaco che «il progetto è piaciuto molto al presidente del Consiglio Berlusconi. Ci ha dato anche dei consigli». Lucio Stanca, parlamentare del Pdl e qui a capo della società che gestirà l’Expo, dice che sì, questo è un progetto «moderno, leggero, più sobrio anche perché è concepito in un momento di crisi». Ma ripete: «Nessun ridimensionamento: mi spiace per i gufi ma i fondi previsti ci sono tutti». Nel centrosinistra, però, la storia la ricordano diversamente. «Un progetto al ribasso, fortemente ridimensionato», è il riassunto del segretario milanese del Pd Ezio Casati.
Il Corriere della Sera, 9 settembre 2009
Un’isola con gli orti del pianeta Ecco l’Expo (senza grattacieli)
diElisabetta Soglio
MILANO — Parigi ha avuto la Tour Eiffel, Milano avrà il suo bioparco. Un «orto botanico planetario» realizzato su un’isola artificiale, dove i visitatori di Expo 2015 potranno percorrere un giro virtuale fra i sapori del mondo, gli ambienti climatici, l’organizzazione agricola dei diversi Paesi. In una sala di Palazzo Reale, troppo calda e troppo piccola per tutti i presenti, è stato ieri svelato il «mistero » del masterplan di Expo 2015. Gli architetti Stefano Boeri, Jacques Herzog, Ricky Burdett, Joan Busquets, William McDonough hanno unito esperienza, sensibilità e visioni per definire una filosofia apprezzata anche dal premier Silvio Berlusconi, a cui il masterplan era stato mostrato in anteprima il giorno prima.
Si parte dal tema con cui Milano ha conquistato Expo: «Nutrire il pianeta, Energia per la vita ». Ed è il tema stesso a diventare la sede espositiva, il cosiddetto sito, nel senso che invece di realizzazioni monumentali si è scelto di proporre un’esposizione «radicalmente rivoluzionaria » che mette insieme tutte le forme di produzione del mondo, tutti i prodotti delle varie terre «e che consente di entrare anche nel tema degli squilibri nutrizionali», come sottolinea Boeri.
Bisogna così immaginare una grande area, quasi un milione di metri quadrati, circondata quasi totalmente da acqua e strutturata sul modello delle città romane, con cardo e decumano a dare il ritmo. In mezzo, un lunghissimo viale su cui si muoveranno i visitatori e che avrà al centro un grande tavolo per guardare e gustare i prodotti del mondo. Nessuno stand nel senso tradizionale del termine, ma tanti lotti di terreno coperti da strutture leggere, tende e simili, sotto le quali ogni paese sperimenterà il proprio orto e le proprie colture. Lungo il perimetro del sito si alterneranno invece grandi serre bioclimatiche che riprodurranno i cinque climi del pianeta. Alle due estremità, poi, avremo una Arena teatrale e una Collina realizzata con il terreno ricavato dagli scavi di cantiere. Infine, nei padiglioni tematici verranno affrontate le questioni aperte sul tema dell’alimentazione.
Sarà un’Expo ridimensionata nei costi (un miliardo di euro circa) e nelle volumetrie: ma non un evento in tono minore. «Il sito — assicura l’ad della società di gestione, Lucio Stanca — sarà molto attrattivo e invoglierà i visitatori a venire a vivere una grande emozione. Inoltre, lasceremo in eredità ai milanesi e a tutti quanti vorranno goderne un’area di grande valore ». Il sindaco-commissario Letizia Moratti parla di «un sogno diventato realtà condivisa» e di un’Expo «innovativa perché per la prima volta si privilegia il contenuto anziché il contenitore e si offre una elaborazione legata a ciò che non si può toccare e diventa esperienza». Il governatore Roberto Formigoni spiega che «vedere non è più abbastanza e vogliamo che le persone vengano per partecipare. E in questo crediamo di aver cominciato ad individuare la nuova forma per gli Expo del futuro, grazie ai temi come l’accoglienza e la sostenibilità». Così il presidente della Provincia, Guido Podestà che considera «straordinaria la suggestione trovata dagli architetti perché ci hanno regalato qualcosa di altamente immateriale». Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio che insieme alle istituzioni è nella società, condivide la soddisfazione ma ricorda che non tutti i problemi sono risolti: «Oltre alle vie di acqua e di terra serve una via d’aria che consenta all’esposizione di volare alto. Servono collegamenti aeroportuali, e l’occasione Malpensa non va sprecata, e servono infrastrutture veloci». Ma questa è un’altra storia.