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L'inumano a Falluja
15 Febbraio 2007
Scritti 2005
Sull'orribile evento, scritti e parole di S. Ranucci, T. Di Francesco, A. Robecchi, da il manifesto del 10 e del 13 novembre 2005, e di J.T. Cobb, C. A. La Cour, Wi. H. Hight, da Field Artillery, marzo-aprile 2005

La guerra è sempre orribile. Quando è scatenata sulla base di menzogne l’orrore diventa insopportabile. Ma quando all’insopportabilità dell’orrore si aggiunge la tenebra del ricorso a strumenti di morte inumani come quelli che sono stati adoperati a Falluja contro i civili (“pochi civili”, sottolineano le fonti USA) non si trovano più parole per esprimere l’indignazione e lo sgomento.

Non abbiamo documentato tempestivamente il servizio di RadioNews24 riportandone i commenti: ci ha forse frenato lo sbigottimento suscitato dalle rivelazioni e dalle immagini. Riportiamo oggi una bella intervista rilasciata dall’autore di quel memorabile servizio, Sigfrido Ranucci, a Tommaso Di Francesco, un articolo di Alessandro Robecchi, entrambi da il manifesto del 10 e 13 novembre 2005, e alcuni significativi stralci da un rapporto ufficiale USA, scelti e tradotti da Fabrizio Bottini per Eddyburg. In calce il link al servizio di RadioNews24, un canale sempre più indispensabile all'Italia sempre più infangata.

Tommaso Di Francesco,

Falluja, le prove della strage al fosforo

il manifesto, 10 novembre 2005

Intervista al giornalista di Rainews24, Sigfrido Ranucci, autore dell'inchiesta. Tra i testimoni, il marine Jeffe Engleart che ieri ha zittito il Pentagono,

Non è la prima volta che con un servizio televisivo Sigfrido Ranucci, 44 anni e dal 1999 redattore di RaiNews-24, provoca un vero finimondo. E' già accaduto recentemente con la pubblicazione di un Rapporto dell'Eni che, sei mesi prima della guerra all'Iraq nel marzo 2003, spiegava che le truppe italiane dovevano posizionarsi nell'area petrolifera di Nassiriya. Stavolta ha scoperto la documentazione sul mattatoio di Falluja nel novembre 2004 quando la città venne martellata per giorni dai bombardamenti, aerei e di terra, delle truppe occupanti americane. Un evento sanguinoso decisivo. Vale la pena ricordare che la nostra Giuliana Sgrena tra i profughi di Falluja, poco prima di essere rapita, cercava resoconti su quella strage restata poi nel buio mediatico. Intanto il servizio di Ranucci, andato in onda martedì, è stato ripreso da tutta la stampa mondiale e dalle tv arabe

Come hai ottenuto le immagini di quei corpi di civili e combattenti bruciati e disidratati dall'esplosivo al fosforo e che cosa hai provato?

Quando abbiamo visto i filmati siamo rimasti raccapricciati ovviamente dal vedere questi corpi che erano fusi, con i vestiti invece completamente intatti e ci siamo posti subito la domanda se dovevamo fare un'inchiesta su questo materiale e se potevamo andare in onda con questo materiale. Alla fine abbiamo deciso di sì perché, secondo noi, la guerra la si può raccontare solo in questo modo. Io ho volutamente chiuso l'inchiesta-reportage con le immagini della sparatoria da parte degli americani sui resistenti iracheni che si vedeva attraverso il monitor di un elicottero. Perché? Perché la percezione che ha oggi l'Occidente, che abbiamo oggi noi della guerra è come di un gigantesco videogioco fatto con bombe intelligenti. I corpi secondo noi avevano qualcosa di sospetto, così li abbiamo fatti vedere ad alcuni periti, esperti di terrorismo, e ci hanno detto che era forte il sospetto che fossero state utilizzate armi non convenzionali o comunque degli ordigni incendiari, ma non potevano rilasciarci una perizia scritta sulla base di foto e filmati. Abbiamo mostrato gli stessi filmati anche a militari che frequentano zone di guerra, soprattutto a quegli apparati che vanno in zone dove si sono verificati determinati tipi di attacchi. Appena li hanno visti hanno subito detto che alcuni erano chiaramente corpi carbonizzati dal napalm e che altri portavano segni evidenti dell'utilizzo di fosforo bianco. Chi visita il sito di Rainews24 ( www.rainews24.it) e va a vedere l'inchiesta, vede che abbiamo pubblicato insieme le foto dei morti del bombardamento di Dresda del 1945. Si vede chiaramente che c'è una tremenda somiglianza tra quei resti che non sembra poiù nemmeno umani. Ma come potevamo essere sicuri che questi corpi siano proprio di Falluja? Ci sono fotografie che hanno numeri di matricola riportate nei registri cimiteriali, che noi abbiamo pubblicato sempre sul sito, redatti dalle autorità americane ad identificazione del corpo, quando è stato possibile: ci dice dove è stato trovato e dove è stato sepolto. Per noi era la sicurezza che quel corpo fosse stato trovato lì, per esempio nel quartiere di Jolan piuttosto che in quello di Askari, i due più colpiti.

Avete avuto testimonianze dirette da Falluja?

Sì, la seconda testimonianza importante è quella di persone di Falluja che ci hanno detto di questa pioggia di fuoco che veniva dal cielo e che colpiva le persone. Ce ne ha parlato direttamente Mohammed Tareq Halderaji che racconta nel reportage comele persone hanno visto questa pioggia di fuoco che veniva dal cielo e che colpiva tanti civili che hanno cominciato ad incendiarsi mentre venivano a contatto con queste sostanze. Ora c'è un Comitato dei diritti umani di Falluja che ha coinvolto anche il Parlamento europeo. Poi dovevamo andare a cercare qualcuno che stava materialmente a Falluja, ma dall'altra parte. Cioè il punto di vista degli americani. Abbiamo coinvolto anche una ex deputata laburista, Alice Mahaon, che ha chiesto al governo inglese se era vero che gli americani avevano utilizzato armi tipo napalm. Il ministero inglese aveva sempre smentito fino al 13 giugno 2005. Poi ha chiesto scusa per la smentita ammettendo l'utilizzo da parte Usa dell'MK77, la nuova versione del napalm. Per il Pentagono mai usata in zone abitate da civili.

Negli Stati uniti, in Colorado, hai intervistato soldati americani che ora sono contro la guerra ma che nel 2004 hanno combattuto a Falluja...

Li abbiamo rintracciati via internet attraverso un blog, siamo stati quaranta giorni per vincere la loro diffidenza. Uno dei due contatti, quello con il nome in codice, definito soldato Engle - che mi è stato passato da Mario Portanova, autore di un'inchiesta su Falluja pubblicata da Diario, fatta in maniera splendida - rimasto anonimo fino a quel momento, dopo una quarantina di contatti ha avuto fiducia ed ha accettato di incontrarmi. Lui è stato a Falluja nel novembre del 2004 e mi ha detto che ha sentito con le sue orecchie l'ordine del comando americano di utilizzato il fosforo bianco - nei codici militari viene chiamato Willie Pit. A quel punto avevamo la testimonianza della delegazione irachena, i corpi che mostravano dei segni particolari e la testimonianza del marine. Sono allora andato a cercare i documenti filmati che i circuiti internazionali avevano proposto a novembre e ho trovato il filmato di questa pioggia di fuoco che viene scaraventata dagli elicotteri. Quando ho visto che coincideva con la data che mi è stata detta dal marine, abbiamo fatto vedere quella pioggia di fuoco a esperti militari che ci hanno confermato che quello era fosforo bianco. Eravamo pronti con l'inchiesta. E' importante dire che il soldato è stato messo ieri mattina a confronto in una intervista in tv con il Pentagono ed ha confermato tutto. E il Pentagono ha annaspato. Il soldato si chiama Jeff Engleart. Il Pentagono ha detto che smentiva l'utilizzo delle armi chimiche anche se ancora non aveva visto il filmato di Rainews24.

Come reagirà il mondo musulmano?

Il mondo musulmano sa già cosa è successo a Falluja. Siamo noi ad avere la percezione sbagliata della guerra. E io non mi ritengo l'autore di uno scoop. La notizia del fosforo bianco era già uscita anche su Al Jazeera sul Daily Mirror. E' accaduto che il Pentagono il 9 dicembre 2004 ha smentito le voci del fosforo con una nota in cui diceva di aver utilizzato il fosforo solo come traccianti, cioè «nell'uso che ne è consentito» Non è vero. Ci sono gli estremi di un crimine di guerra dell'amministrazione Usa che nel novembre 2004 per bombardare Falluja aspettò l'esito delle elezioni presidenziali.

Alessandro Robecchi, Fosforo e distintivi

il manifesto, 13 novembre 2005

Effetti del fosforo bianco sui civili iracheni di Falluja: bruciature micidiali che sciolgono la carne e lasciano intatti i vestiti. Effetti del fosforo bianco sull'informazione italiana: bruciature di intere pagine,Se le usa Bush si fa finta di niente e chi lo documenta è semplicemente accecato dall'odio antiamericano (che sia detto per inciso è sempre meglio che essere accecati dal fosforo bianco). Così, i giornali italiani e le televisioni (con le eccezioni di RaiNews24 e Raitre, grazie a Primo Piano) fanno finta di niente. I più lucidi tra gli embedded, Giuliano Ferrara e Clarissa Burt non hanno scritto una riga né detto una parola. Niente fiaccolate per il nuovo napalm. Un rapido giro nel controllo della malafede mi ha indotto persino a un gesto dadaista e disperato: comprare il Riformista, spassoso giornale satirico. Ed ecco l'articolo dell'ambasciatore americano in Italia che ci ringrazia per aver mandato a morire alcuni italiani in Iraq, ci assicura che entreranno nei libri di storia, ma sulle armi chimiche americane niente, nemmeno una virgola. Devo dedurre che tra gli effetti collaterali del fosforo bianco ci siano disturbi alla memoria, anche se naturalmente il Riformista chiede con un accorato appello una giornata della memoria. Effetti devastanti sulla memoria anche per il nostro premier, tutto impegnato a ricordare alla masse che lui la guerra non la voleva e che era contrario, anzi è un noto pacifista. Ma quando è arrivato in Italia il presidente iracheno, installato dagli invasori, ha assicurato che la guerra era inevitabile. Quando quello se n'è andato ha ricominciato a dire che lui era contrario: un bi-Silvio ad assetto variabile, forse un altro effetto collaterale del fosforo bianco (occhio alla caduta dei capelli!). Il premier anzi fa di più, dipana davanti ai giovani azzurri (puffi? effetti del fosforo?) una semplice equazione: dire che l'Italia ha voluto la guerra, e ha anche fornito le prove (false) agli americani per avere una scusa per l'attacco non è più solo anti-americano, ma addirittura anti-italiano. E se verrà qui un qualche kamikaze a rovinarci le feste di Natale sarà colpa di chi ha appeso la bandiera della pace. Inutilmente ho cercato i pezzi di Teodori, Fallaci, Pera Marcello e altri corifei del settimo cavalleggeri, magari anche piccoli corsivi e trafiletti. Niente: il fosforo bianco ha bruciato tutto, meno male che ha lasciato intatti i vestiti. Tutti quelli abituati a farci enormi pipponi su come si fa il giornalismo sono preda di gravi attacchi di amnesia.

Ora, dopo appena qualche timida voce che si leva dai banchi dell'Unione, aspetto con trepidazione una netta posizione dei Ds, una dichiarazione di Prodi e una di quelle fulminanti battute dietro le quali si intuisce il talento politico di Rutelli: qualcuno dei nostri eroi oserà dichiarare che usare armi chimiche sui civili è piuttosto incivile? Che Bush è un criminale di guerra? Che Berlusconi è un suo complice? Che non vogliamo restare laggiù mentre i nostri alleati cuociono donne e bambini? Ops, scusate, mi è scappata. Sono proprio anti-italiano, maledizione. Sarà l'effetto del fosforo bianco.

La Battaglia di Fallujah, Field Artillery, marzo-aprile 2005

Estratto da: Indirect Fires in the Battle of Fallujah, memoriale redatto da: Capitano James T. Cobb, Tenente Christopher A. LaCour, Sergente William H. Hight

[...]

1. Premesse e Obiettivo.

La Battaglia di Fallujah è stata condotta dall’8 al 20 novembre 2004, con l’ultimo attacco di fuoco il 17 novembre. La battaglia è stata combattuta da uno schieramento di Esercito, Marina e forze dell’Iraq di 15.000 uomini sotto il comando dello I Marine Expeditionary Force (IMEF), da nord a sud. Le forze congiunte hanno circondato la città e cercato casa per casa, liberando gli edifici e impegnando gli insorti nelle strade: è riconosciuta come la più feroce battaglia urbana sostenuta dai Marines, dopo quella di Hue City in Vietnam del 1968.

Fallujah si trova a circa 40 chilometri a ovest di Baghdad sul fiume Eufrate. La popolazione prima della battaglia era di circa 250.000 abitanti; ad ogni modo, l’unità TF 2-2 IN [ Task Force 2d Battalion 2d INfantry] ha incontrato pochi civili durante il proprio attacco a sud.

La missione di TF 2-2 IN inizialmente era di attaccare a sud della Phase Line (PL) Fran (Highway 10) dal margine nord-orientale della città per proteggere il nostro fianco est e distruggere le Forze Anti-Irachene (AIF), mantenendo aperte le linee di comunicazione. Per l’attacco, la città è stata suddivisa da nord a sud in sei zone di competenza ( Area Of Responsibility/AOR): la TF 2-2 IN nella fascia nord-orientale, con la TF 1-3 Marines sul nostro fianco ovest, seguita (da est a ovest) da TF 1-8 Marines, TF 2-7 Cav, TF 3-5 Marines e, infine, TF 3-1 Marines nella AOR nord-occidentale lungo il fiume Eufrate.

Durante l’attacco, sono stati emessi numerosi fragmentary orders (FRAGO), che hanno spinto la TF 2-2 IN a sud della Phase Line Fran, verso il margine meridionale della città. Il centro operativo tattico di retrovia della TF 2-2 IN (RTOC) e due mezzi corazzati M109A6 Paladin erano a Camp Fallujah (22 chilometri a sud-ovest di Fallujah), e da qui i Paladins hanno fatto fuoco nel corso della Battaglia di Fallujah.

La città ha un fronte di circa cinque chilometri e altrettanti di profondità. È divisa da est a ovest dalla Highway 10, con quartieri residenziali al nord e il settore industriale a sud. All’estremità meridionale si trova un quartiere povero, pieno di combattenti stranieri, soprannominato “Distretto dei Martiri”. È in questo settore che abbiamo incontrato la resistenza più forte.

[...]

9. Munizioni

[...]

b. Fosforo Bianco. Il Fosforo Bianco ( White Phospor/WP) si è dimostrato un’arma efficace e versatile. L’abbiamo utilizzato per missioni di copertura a due brecce e, più tardi nel corso della battaglia, come potente arma psicologica contro gli insorti lungo la linea delle trincee e dei cunicoli [ spider holes] quando non riuscivamo ad ottenere effetti con gli esplosivi ad alto potenziale. Abbiamo utilizzato attacchi “scuoti e cuoci” [ shake and bake] contro gli insorti, utilizzando WP per spingerli e HE per tirarli fuori.

[...]

14. Conclusioni.

Il ruolo degli indirect fires è stato parte decisiva della Battaglia di Fallujah e ha contribuito massicciamente al suo risultato.

Hanno consentito alle forze in campo di muoversi rapidamente attraverso la città con perdite minime e hanno dimostrato quello che possono fare gruppi congiunti che operano insieme. Gli effetti sono stati fisicamente e psicologicamente devastanti. Non solo gli indirect fires hanno distrutto le forze AIF, ma hanno anche distrutto la loro volontà di resistere e combattere. Hanno anche avuto un influsso positivo sulle nostre forze dimostrando ai comandanti sul campo che era a loro disposizione una soverchiante potenza di fuoco.

Il plotone dei Paladin ha notevolmente aumentato il potere di fuoco della TF, la sua tempestività e flessibilità, consentendo di muoverci a un ritmo senza precedenti attraverso una città fortificata.

Abbiamo imparato ad utilizzare gli indirect fires presto e spesso in grandi volumi. Nel corso della battaglia, sono stati consumati più di 2.000 caricatori di artiglieria e mortaio, and e più di dieci tonnellate di munizioni di precisione della Air Force.

Ad ogni modo, per quanto si sia avuto successo, se la battaglia fosse durata più a lungo sarebbe stato difficile proseguire con le attività del fuoco di sostegno. Dobbiamo imparare da questa battaglia a prepararci per il futuro. Alla fine, abbiamo riflettuto su alcune delle cose di cui eravamo più fieri. Quello che saltava agli occhi sulla linea del fronte erano fanteria e sergenti dei reparti carristi, comandanti di plotoni e di compagnia a dirci che artiglieria e mortai erano stati paurosi. Alla fine della giornata, lo si può dire: i nostri compagni di sul campo hanno capito perché ci chiamano i “Re della Battaglia”.

Il servizio di RaiNews24 è scaricabile qui

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