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Roberto Ceccarelli
L’inservibile «realpolitik» dei politici «pacificati»
13 Dicembre 2016
Sinistra
Due ipotesi di "Sinistra da fare subito molto diverse tra loro: l'una, raccontata da Paolo Favilli, accetta l'ideologia del renzismo, l'altra, nella cronaca di Roberto Ciccarelli, per fortuna sembra di no. Ma è sufficiente anche per domani?
Due ipotesi di "Sinistra da fare subito molto diverse tra loro: l'una, raccontata da Paolo Favilli, accetta l'ideologia del renzismo, l'altra, nella cronaca di Roberto Ciccarelli, per fortuna sembra di no. Ma è sufficiente anche per domani?

Il manifesto, 13 dicembre 2016


L’INSERVIBILE «REALPOLITIK»
DEI POLITICI «PACIFICATI»
di Paolo Favilli

«Alleanze. Invocare il realismo di un "renzismo senza Renzi" (o viceversa), come fanno - tra gli altri - Pisapia e Asor Rosa è solo il segno della falsa coscienza di questi tempi».

Nella grande confusione sotto il cielo evocata da Alberto Asor Rosa su questo giornale (vedi il manifesto del 10 dicembre) si sprecano le esortazioni a tenere ben fermi i piedi per terra, a dare prova di «realismo», cioè della virtù politica per eccellenza. La «grande confusione», però, esprime diverse forme di realismo.Ac cennerò a due che, al momento, stanno interessando alcuni aspetti della discussione «a sinistra».

1. La prima è quella espressa da coloro che possono essere chiamati i «pacificati» con l’ordine naturale delle cose.

I «pacificati» più indicativi, nel senso che producono scritti che ci permettono di cogliere con chiarezza i meccanismi della «pacificazione», sono in genere giornalisti e autori televisivi con incursioni letterarie. Oppure la stessa cosa ma con partenze diverse: non dal giornalismo, ma dalla letteratura. Si tratta, per lo più, di produzione letteraria «media», oscillante tra i diversi livelli della medietas.

La letteratura più adatta, insomma, a dare conto dei percorsi che portano alla convinzione che la realtà delle cose presente è, nei suoi fondamenti, immodificabile e dunque è necessario fare la pace con chi è stato l’interprete più conseguente, giustamente perciò vittorioso, delle ferree leggi dell’economia e della trasformazione sociale.

Lo sguardo della "grande letteratura" letteratura, invece, esplora sempre i recessi delle tensioni irriducibili, indipendentemente dalle concezioni politico-ideologiche degli autori. Quando nel 1924 esce La montagna magica, il Thomas Mann ideologico è ancora quello di Considerazioni di un impolitico, un «neoconservatore», come, con molta imprecisione, è stato definito. Ha prodotto forse un’opera di tensioni pacificate?

«Chi non è socialista a vent’anni è senza cuore, chi è ancora socialista a quaranta è senza cervello», ecco, il percorso dei nostri «pacificati» è tutto interno alla logica di questo senso comune minimo. Una logica che, pur nella inevitabile vittoria del cervello, permette di scrivere sui tormenti del cuore.

Da questo punto di vista, la proposta Pisapia di una «sinistra» distinta ma unita a Renzi è perfettamente «realistica». Permette di conciliare la vittoria del cervello con gli spasimi del cuore. I pacificati stanno con Renzi, ma hanno una diversa «sensibilità». E «sensibilità» è la parola chiave di una «sinistra» dai sentimenti delicati.

2. La seconda declinazione di realismo ha una logica del tutto diversa, estranea a qualsivoglia volontà pacificatoria. Il realismo riguarda piuttosto la dimensione del che fare qui ed ora in un contesto politico passibile di sbocchi assai pericolosi. E che la possibilità di sbocchi del genere sia tutt’altro che impensabile è, purtroppo, un evidente dato di realtà. Per fare fronte a tali esiti, realismo vorrebbe che, una volta liberatisi di Renzi, si ritornasse a una coalizione di centro sinistra sul modello di quella del 2013: Italia bene comune.

Mi pare, realisticamente, che la condizione preliminare per il percorso indicato, il Pd che si libera di Renzi, sia piuttosto improbabile. Più probabile che Renzi si liberi di gran parte dei suoi oppositori interni, i quali, del resto, non hanno mai dimostrato particolare combattività. La storia degli ultimi tre anni di «opposizione» è sufficientemente indicativa a proposito.

Inoltre non è possibile prescindere dall’analisi della dinamica strutturale che ha contraddistinto iscritti, gruppi dirigenti locali, sfere d’influenza ecc. del Pd; dinamica che ne determina la fisionomia attuale. Tratti di quest’analisi sono del resto già noti e pubblicati in studi specifici.

3. Renzi e i suoi sono potuti germogliare e diventare forti alberi fronzuti perché le loro radici hanno affondato in un humus particolarmente fertile. È il caso di ricordare che nel 2012 il segretario del Pd Bersani fu uno dei protagonisti della costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, cioè della costituzionalizzazione della teoria economica chiave nelle forme attuali dell’accumulazione del capitale.

Una vera e propria scelta di campo su un aspetto teoricamente, e politicamente, dirimente. Non risulta che nella cosiddetta «sinistra» del Pd sia in corso una riflessione vera sul senso profondo di quella scelta.I n condizioni siffatte, anche un centro-sinistra derenzizzato l’unica attenzione che potrebbe concedere alle ragioni fondanti della sinistra, quelle legate alla «questione sociale», sarebbe appunto uno sguardo da fuori e da lontano.

E comunque, perché lo sguardo del partito di centro-sinistra possa rappresentare qualcosa di più rispetto a una ricognizione di superficie, occorre in primo luogo che la sinistra che si misura con le radici degli accadimenti sia davvero una forza reale.

Nella costruzione questa forza sta tutto il senso del nostro «noi». Intanto un elemento forte di definizione di questo «noi» si è concretizzato in quella parte dell’elettorato del No che ha correttamente letto nel tentativo di manomettere la Costituzione un aspetto della questione sociale. Una forma di lotta di classe, in ultima istanza. Una precisa scelta di campo, opposta a quella che ha determinato la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio.

Non è, ovviamente, una dimensione che possa riguardare la cultura dei «pacificati». E infatti noi continuiamo a cercare elementi di riflessione nei grandi libri, di Karl Marx, di Thomas Mann…… I libri della medietas pacificata ci servono solo come fonti per lo studio della falsa coscienza di questi nostri tempi.
LA SINISTRA CHE VUOLE RIPARTIRE
DALLA COSTITUZIONE
di Roberto Ciccarelli

«Dopo il "No" sociale. La proposta: un polo di sinistra che ha come programma ideale l'applicazione della Costituzione»

Un polo di sinistra che ha come programma ideale l’applicazione della Costituzione. Dopo il successo del «No» al referendum del 4 dicembre, la sinistra delle liste civiche, dell’associazionismo, in dialogo con Rifondazione, Altra Europa e una parte della costituenda Sinistra Italiana, rilancia l’allargamento del campo politico a realtà sociali e locali in una chiara opposizione al Pd e alle politiche neo-liberiste. Prossime tappe: domenica prossima un’assemblea a Bologna; entro gennaio, un’assemblea sul «metodo» per provare a unire un mondo plurale e litigioso. In primavera, se non ci saranno elezioni politiche, chiedere l’indizione dei referendum per abrogare i voucher, i licenziamenti illegittimi e per tutelare i lavoratori degli appalti indetti dalla Cgil che ha raccolto milioni di firme.

Applicazione della costituzione e creazione di comitati per il «Sì» all’abrogazione del Jobs Act: queste sono le coordinate emerse da «ricominciamo da (no)i», un’assemblea che si è tenuta domenica scorsa a Roma, indetta dal raggruppamento delle liste civiche di sinistra «Le città in comune», «la politica di tutti», promossa da un appello sottoscritto tra gli altri da Giorgio Airaudo, Fabio Alberti, Maria Luisa Boccia, Stefano Fassina, Adriano Labbucci, Giulio Marcon, Sandro Medici. Un’alternativa alla proposta di Giuliano Pisapia (un’alleanza con il Pd di Renzi senza Verdini e Alfano) o al «centro-sinistra» con un Pd «derenzizzato».

Si parla di una «sinistra sociale», un’idea presente anche in soggetti diversi da quelli che si sono auto-convocati a Roma (e a Bologna). Fino a oggi non si è manifestata in un’opzione politica concreta. «Vige una schizofrenia tra la volontà di costruire dal basso un “soggetto politico di sinistra” e la coazione a ripetere degli accordi tra le nomenklature dei partiti» (Paolo Ferrero, Rifondazione). In questo risiko va aggiunta un’altra tessera: il sindaco di Napoli De Magistris. Il sindaco ha inviato un messaggio all’assemblea. Un altro lo invierà all’assemblea di Bologna. Nel mezzo del percorso ci saranno i congressi dei partiti della sinistra. «C’è bisogno di una nuova soggettività politica» sostiene Nicola Fratoianni. Per Stefano Fassina «la Costituzione è inconciliabile con i trattati Ue. L’euro svaluta il lavoro».

Prospettive, forse, diverse che si muovono in un mosaico di altri percorsi in atto nei movimenti e nei sindacati di base che hanno lanciato il «No sociale» negli scioperi e manifestazioni del 21 e 22 ottobre. «Vogliamo costruire uno spazio aperto e inclusivo – afferma Sandro Medici – C’è la spinta delle realtà locali e civiche che hanno vinto il referendum. Esiste una tensione sincera verso l’unità. Molte persone pensano alla sinistra come qualcosa che gli dà forza. Non vogliamo restare subalterni».

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