La Repubblica, 25 settembre 2016
L’EGITTO è la nuova polveriera dei profughi. E Angela Merkel ci sta lavorando. Soprattutto per ragioni di politica interna, per rivendersi con il suo elettorato in fuga un secondo accordo internazionale, dopo quello firmato con la Turchia, che limiti i flussi dei rifugiati. Per Al Sisi, una felice coincidenza. Il presidente egiziano vuole incassare almeno un miliardo di euro di aiuti dalla Ue e un prestito da dodici miliardi di dollari ancora in sospeso del Fmi. L’interesse crescente della cancelliera tedesca a concludere un’intesa con lui è una manna dal cielo.
La crisi dei profughi sta raggiungendo dimensioni preoccupanti anche nel Paese di Al Sisi, e molti indizi suggeriscono che la cancelliera si sia convinta che sia arrivato il momento che l’Unione europea elabori con il Cairo un accordo simile a quello sottoscritto l’anno scorso con la Turchia. Lo ha esplicitato anche ieri, dal vertice di Vienna con altri nove Stati dei Balcani, ribadendo che per limitare i flussi «occorre concludere accordi con Paesi terzi, specificamente in Africa, ma anche con il Pakistan o l’Afghanistan». Chi non ha il diritto di restare, ha aggiunto, «deve essere rimpatriato». «La Germania ha poi aggiunto Merkel - accoglierà ogni mese da Italia e Grecia centinaia di profughi con il permesso di soggiorno ».
Alla fine di agosto, l’allora viceministro degli Esteri egiziano, Hisham Badr, rivelò le presunte dimensioni allarmanti dell’emergenza profughi nel suo Paese e mandò un messaggio piuttosto esplicito all’Unione europea. Sono cinque milioni, sostenne, i rifugiati che si stanno ammassando nel Paese, fece sapere, mezzo milione dei quali provenienti dalla Siria. E l’Egitto spende 300 milioni all’anno per loro. Badr accompagnò quelle dichiarazioni con una critica esplicita alla Turchia, che avrebbe incassato sei miliardi dalla Ue, mentre l’Egitto no. E che manderebbe clandestinamente migliaia di siriani nel Paese di Al Sisi.
Durante un vertice con la cancelliera, raccontato da un’autorevole fonte parlamentare, Al Sisi le avrebbe chiesto dunque nei mesi scorsi un miliardo di euro per tenere sotto controllo i rifugiati. Ma al recentissimo G20 cinese, sia Merkel, sia la direttrice del Fmi, Christine Lagarde, avrebbero chiarito con il presidente egiziano un concetto: Il Cairo incasserà il prestito da dodici miliardi di euro del Fmi soltanto se manterrà i profughi sotto controllo.
L’intesa con Erdogan, modello per altre intese con i Paesi africani e asiatici, come Merkel ha chiarito ieri, sta funzionando, su quel tratto di costa (purtroppo, anche l’orrendo blocco dei muri lungo i Balcani). Nei primi nove mesi di quest’anno, secondo l’Alto commissariato per i rifugiati, 300mila persone hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere le coste europee, in primo luogo l’Italia. Molti meno dei 520mila dei primi nove mesi del 2015. Certo, i numeri delle partenze dall’Egitto non sono gli stessi della Turchia, e dunque anche i tempi non sono stringenti come quelli dettati dalle centinaia di migliaia di persone che si misero in marcia l’anno scorso verso l’Europa attraverso il Paese di Erdogan e poi proseguendo per i Balcani. Numeri che costrinsero la Ue a buttare giù e ad approvare frettolosamente un accordo con Erdogan. Dall’Egitto arrivano per ora un migrante su dieci che tenta la traversata del Mediterraneo. Ma si moltiplicano le morti, come risulta anche dai tragici incidenti dei giorni scorsi nel Mediterraneo. Soprattutto, per Merkel è importante dimostrare con i suoi nemici nel partito e con l’opinione pubblica che la scommessa di non mettere un tetto agli ingressi ma di puntare piuttosto a ridurre le partenze stringendo intese con i Paesi di origine, funziona.
Certo, per difendersi da una nuova ondata di critiche feroci che piovvero su di lei quando fece l’intesa con l’autocrate Erdogan, Merkel sta mandando avanti anche altri. Nei giorni scorsi, non a caso, è stato il presidente tedesco del Parlamento europeo, Martin Schulz, a caldeggiare un negoziato con Al Sisi. «Dobbiamo intraprendere questa strada», ha detto in un’intervista con la Sueddeutsche Zeitung, dopo l’ennesimo drammatico naufragio di una barca con 600 migranti a bordo davanti alle coste egiziane, mercoledì scorso.
Un’eventuale intesa con gli egiziani, ha sottolineato il tedesco, dovrebbe includere un impegno per la lotta ai trafficanti. E Schulz ha citato esplicitamente l’intesa con il Fmi. «Non si può chiedere un prestito di quelle dimensioni e rifiutare una collaborazione sulla questione migratoria », ha sottolinato. La trattativa è partita.