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Giorgio Battistini
Liberazione, il monito di Ciampi: "La Costituzione garantisce la libertà"
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Cronaca di un evento importante, da la Repubblica del 26 aprile 2005

ROMA - Lo «spirito della Resistenza vive nel testo della Costituzione repubblicana». Carlo Azeglio Ciampi sfoglia il gran libro della storia patria, seguendo il «filo unico» che lega Risorgimento, lotta di liberazione, resurrezione dell´Italia. E celebra il sessantesimo anniversario del 25 aprile travolgendo incertezze e revisionismi di questi anni di pensiero debole al potere. Lo fa all´insegna d´un ricordo che «non vuole alimentare divisioni» ma insegnarci la concordia, l´amore per la patria e per la Costituzione: «fondamento delle nostre libertà». Vale a dire la sintesi che «ha consentito la rinascita morale e materiale della nostra patria, le grandi trasformazioni istituzionali e sociali, la creazione d´un sistema di equilibri tra i poteri che ha garantito e garantisce la libertà di tutti».

Piano dunque coi tentativi di scasso, con le riforme troppo radicali sembra quasi dire il capo dello Stato (chiamato a difendere la Costituzione esistente). Attenzione, dice davanti a decine di migliaia di milanesi in piazza che l´osannano come difensore della Suprema Carta (di fianco a lui siede l´ex presidente Oscar Luigi Scalfaro, uno degli ultimi costituenti): «Non dimentichiamo mai che la Costituzione è la base della convivenza civile dell´intera nazione». Violentarne lo spirito è far violenza all´identità nazionale.

Una difesa, quella di Carlo Azeglio Ciampi nella giornata che ricorda la liberazione dal fascismo (alla quale diede un «contributo determinante il popolo italiano») e lo stato nascente della nostra democrazia, dei valori assoluti alla base del patto sociale che da sessant´anni governa la convivenza fra italiani. Valori che uniscono: una decina di volte ha invocato l´unità, forse pensando ai leghisti assenti. Rendendo «gloria a coloro che salvarono l´onore del popolo italiano» con la riconquista della «libertà per tutti, anche per coloro che li avevano combattuti». Vale a dire i fascisti, trascinati dentro la democrazia dal sangue degli antifascisti. La memoria dei «sacrifici e delle lotte della Resistenza è fondamento della nostra passione per la libertà», dice ancora. Poi li elenca con puntiglio, quei sacrifici. Quasi scadendo le parole una a una. La Resistenza dei militari smarriti dopo l´8 settembre, i civili che si unirono a loro nella difesa delle città, le centinaia di migliaia di militari deportati che non vollero servire il fascismo, la Resistenza popolare spontanea. Ricordando «soprattutto i protagonisti della Resistenza armata, che nacque come scelta di popolo e poi dilagò», né i soldati alleati venuti da tutti i continenti per liberare «gli europei dalla feroce tirannide nazifascista».

Mattinata al Quirinale, per una memoria istituzionale e molto formale. Pomeriggio a Milano (il primo "comizio" in piazza di Ciampi: un trionfo, sedici applausi), per un ricordo più popolare. Al Colle ci sono i presidenti delle Camere, per la prima volta Berlusconi e il presidente della Corte costituzionale. Il presidente può giù misurare l´entusiasmo che circonda la sua persona nell´applauso, continuo, generoso degli invitati in tribuna durante la rassegna dei picchetti militari. In contrasto con i fischi e i flebili applausi riservati al Cavaliere all´uscita dal Quirinale. Ci sono Pera e Casini («la Resistenza è un patrimonio di tutti i cittadini, fattore fondante della nostra identità nazionale», concorderà il presidente della Camera), c´è il presidente della Corte costituzionale Capotosti. E ministri, Martino e Pisanu. Il titolare della Difesa, berlusconiano, quasi a smarcarsi con garbo dalla posizione di Ciampi, dice che «con le dovute distinzioni e senza interessati oblii, la verità e la pietà bastano da sole a pacificare definitivamente la nazione, se prevale la buona volontà».

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