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Luca Celada
Li ha disarmati
25 Settembre 2015
de homine
Prima visita del Papa negli USA e per la prima volta un pontefice parla al Congresso. Articoli di Luca Celada (

il manifesto) e di Federico Rampini (la Repubblica), 25 settembre 2015 (m.p.r.)
Il manifestoIL PAPA AL CONGRESSO: «BASTA VENDERE ARMI»

di Luca Celada

Alle camere riu­nite del Con­gresso, in pre­ce­denza ave­vano par­lato Chur­chill e De Gaulle, Boris Yel­tsin e qual­che mese fa, con note­vole stra­scico pole­mico, anche Ben­ja­min Nata­nyahu. Non era mai acca­duto però che lo facesse un lea­der reli­gioso come ha fatto ieri il papa nel secondo giorno del suo viag­gio ame­ri­cano. Pre­sen­tato come «il Papa, della Santa Sede» dallo spea­ker John Boeh­ner, è stato accolto con un calo­roso app­plauso dai 435 depu­tati e sena­tori del par­la­mento di Washing­ton a cui ha rivolto un discorso in inglese durato poco meno di un’ora.

Il papa ha rin­gra­ziato per l’invito a par­lare ai rap­pre­sen­tanti «nella terra dei liberi e la patria dei valo­rosi», cita­zione di una delle frasi più reto­ri­che dell’inno nazio­nale che in bocca al gesuita suda­me­ri­cano come Ber­go­glio ha acqui­sito un lieve sospetto di iro­nia, pur pro­du­cendo il primo di diversi applausi che lo hanno inter­rotto. Fran­ce­sco che si è dichia­rato «figlio dello stesso con­ti­nente» ha ripe­tu­ta­mente elo­giato il paese ospite senza rinun­ciare ad allu­dere indi­ret­ta­mente alle sue man­canze. Ha più volte invo­cato ad esem­pio la tra­di­zione demo­cra­tica e civile degli Usa cri­ti­cando allo stesso tempo il com­mer­cio di armi, xeno­fo­bia, disu­gua­glianza e mani­chei­smo che certo riguar­dano non poco gli Stati uniti come l’occidente tutto.

In alcuni pas­saggi il mes­sag­gio di Ber­go­glio è sem­brato indi­riz­zato più diret­ta­mente ancora all’Europa dell’emergenza rifu­giati che ha defi­nito «la più grave crisi dai temi della seconda guerra mon­diale». Par­lando delle mol­ti­tu­dini che si stanno river­sando a nord alla ricerca di vite migliori e mag­giori oppor­tu­nità, il papa ha detto che «non dob­biamo lasciarci spa­ven­tare dal loro numero, ma piut­to­sto vederle come per­sone, guar­dando i loro volti e ascol­tando le loro sto­rie» e «rispon­dere in un modo che sia sem­pre umano, giu­sto e fra­terno». Parole inci­sive nel paese in cui l’attuale front run­ner repub­bli­cano, Donald Trump, costrui­sce con­sensi con­ser­va­tori sulla pro­messa di edi­fi­care un muro sul con­fine mes­si­cano, ma forse rivolte ancor più diret­ta­mente all’Europa dei rigur­giti nazionalistici.

Ad ascol­tare in aula ieri erano pre­senti nume­rosi cat­to­lici (lo sono il 30% circa dei depu­tati) fra cui alcuni pre­ten­denti alla pros­sima pre­si­denza come i repub­bli­cani Chris Chri­stie e Marco Rubio. Il segre­ta­rio di stato e “part­ner diplo­ma­tico” del Vati­cano sul disgelo cubano, John Kerry, cui Fran­ce­sco ha tenuto a strin­gere la mano prima di salire sul podio affian­cato da Boeh­ner e dal vice­pre­si­dente Biden, entrambi cat­to­lici pra­ti­canti. Ai legi­sla­tori di un organo pro­fon­da­mente diviso lungo linee ideo­lo­gi­che il papa ha par­lato dei peri­coli della pola­riz­za­zione e del ridu­zio­ni­smo che divide il mondo in pre­cise cate­go­rie di bene e male, giu­sti e pec­ca­tori aggiun­gendo che la com­ples­sità del mondo con­tem­po­ra­neo con le sue «ferite aperte» esige distin­zioni più sot­tili della sem­plice demo­niz­za­zione dei nemici. «Imi­tare l’odio e la vio­lenza dei tiranni e degli assas­sini è il modo più sicuro per pren­dere il loro posto», ha aggiunto. «È (un mec­ca­ni­smo) che il popolo ame­ri­cano rifiuta».

È stato uno dei pas­saggi più simili dav­vero a una “pre­dica” fatta ai pro­pri ospiti, anzi visti i recenti tra­scorsi di inter­venti ame­ri­cani e di con­flitti utili solo a tra­ghet­tare intere regioni del mondo nel caos, è stato il momento in cui Fran­ce­sco si è avvi­ci­nato al discorso sha­ke­spe­riano di Marco Anto­nio nel Giu­lio Cesare: l’elogio reto­rico di Bruto per evi­den­ziarne i difetti. Non solo, infatti, gli Stati uniti – anche quelli del pro­gres­si­sta Barack Obama — danno scarse indi­ca­zioni di riflet­tere seria­mente sull’opportunità del pro­prio ege­mo­ni­smo geo­po­li­tico, ma il mani­chei­smo è un car­dine fon­da­men­tale della poli­tica e del carat­tere nazio­nale intriso di patriot­ti­smo ed eccezionalismo.

Un con­te­sto cioè in cui le affer­ma­zioni, pur mode­rate rispetto alla recente media di Fran­ce­sco, sono risal­tate mag­gior­mente. Davanti a un pub­blico che com­pren­deva nume­rosi pala­dini repub­bli­cani dello scon­tro di civiltà, il papa cat­to­lico ha rico­no­sciuto le atro­cità odierne com­messe nel nome di dio, aggiun­gendo che «nes­suna reli­gione è immune da forme di estre­mi­smo» e lan­ciando un monito con­tro ogni fon­da­men­ta­li­smo e ogni «vio­lenza per­pe­trata nel nome di una reli­gione, un’ideologia o un sistema eco­no­mico». Il papa non ha nomi­nato il capi­ta­li­smo, ma nella patria di Wall street sono ben note le sue vedute sul libe­ri­smo estremo e a Washing­ton le sue allu­sioni hanno avuto un peso particolare.

Non tutto nel discorso è stato obli­quo rife­ri­mento. Nell’ambito della tutela della vita in tutte le sue forme, il papa ha scelto di esporre senza ambi­guità la sua cri­tica alla pena di morte nel suo ultimo bastione occi­den­tale. Sull’immoralità del com­mer­cio di armi il papa è tor­nato ad inchio­dare l’ipocrisia dell’occidente: «Per­ché armi mor­tali sono ven­dute a coloro che pia­ni­fi­cano di inflig­gere indi­ci­bili sof­fe­renze a indi­vi­dui e societa?» Ha doman­dato. «Pur­troppo, la rispo­sta, come tutti sap­piamo, è sem­pli­ce­mente per denaro: denaro che è̀ intriso di sangue».

Un filo con­dut­tore del discorso è stata la giu­sti­zia sociale come valore asso­luto della poli­tica. «I nostri sforzi devono essere volti a ripor­tare la spe­ranza, ripa­rare le ingiu­sti­zie, man­te­nere gli impe­gni», ha detto il papa, «nello spi­rito di soli­da­rietà e della fra­tel­lanza». «Qual­siasi atti­vità poli­tica deve ser­vire e pro­muo­vere il bene della per­sona umana». «Ne con­se­gue che non può essere sot­to­messa al ser­vi­zio dell’economia e della finanza», ma deve invece espri­mere il «nostro insop­pri­mi­bile biso­gno di vivere insieme nell’unità, per poter costruire uniti il più grande bene comune: quello di una comu­nità che sacri­fi­chi gli inte­ressi par­ti­co­lari per poter con­di­vi­dere, nella giu­sti­zia e nella pace, i suoi bene­fici». Dette in un aula dove anche la tutela pub­blica della salute viene rego­lar­mente denun­ciata come ana­tema socia­li­sta, le parole hanno ancora una volta assunto un peso par­ti­co­lare. Se fos­sero rima­sti dubbi su quale volto del cat­to­li­ce­simo voglia sdo­ga­nare nel suo viag­gio ame­ri­cano, Fran­ce­sco ieri ha scelto di ono­rare la memo­ria di quat­tro ame­ri­cani: Lin­coln, eman­ci­pa­tore degli schiavi, Mar­tin Luther King com­bat­tente per l’uguaglianza, l’intellettuale cister­cense Tho­mas Mer­ton e Doro­thy Day fon­da­trice del movi­mento Catho­lic Wor­ker, mili­tante paci­fi­sta, fem­mi­ni­sta e ope­rai­sta pro­ta­go­ni­sta di lotte sociali dalle suf­fra­gette all’opposizione alla guerra del Vietnam.

La Repubblica«NO ALLA PENA DI MORTE E AL COMMERCIO DI ARMI».
IL PAPA “PROGRESSISTA” AMMONISCE IL CONGRESSO
di Federico Rampini
Washington. «La maggior parte di noi sono stati stranieri. Ricordiamo la regola d’oro: fai agli altri ciò che vorresti sia fatto a te. L’America è stata grande quando ha difeso la libertà e i diritti per tutti, con Lincoln e Martin Luther King». Papa Francesco è il primo pontefice nella storia a parlare al Congresso americano a Camere riunite. Conquista Washington con un discorso appassionato e anche duro: chiede l’abolizione della pena di morte e della vendita di armi, invoca politiche di accoglienza per immigrati e profughi, un impegno contro le diseguaglianze, la lotta al cambiamento climatico. Sono i grandi temi del suo pontificato ma dentro l’aula del Congresso, di fronte ai legislatori della superpotenza mondiale, assumono un peso politico enorme.
Standing ovation”, è unanime l’applauso in piedi al suo arrivo, ma via via che il Papa pronuncia il suo discorso gli applausi diventano più schierati e selettivi. «Un discorso nettamente progressista», lo giudicano a caldo tutti i media americani dal New York Times al Washington Post, da Huffington Post a Politico.com. L’entusiasmo invece è travolgente e incondizionato nella folla che assiste fuori: in 50.000 lo seguono sui maxischermi montati appositamente nel West Lawn, vasto prato sulla collina del Campidoglio nella capitale federale.
Papa Bergoglio ha misurato il giorno prima le affinità elettive con Barack Obama. Ma è un’America diversa quella che lo aspetta al Congresso. Questa è la tana dei leoni, una maggioranza di repubblicani, in piena campagna per la nomination presidenziale: a destra è in voga la xenofobia di Donald Trump, il negazionismo climatico dei Fratelli Koch, il sostegno alla lobby delle armi e alla pena di morte, il rifiuto di politiche fiscali redistributive. Su ciascuno di questi temi il Papa non fa concessioni, non smussa le asperità. Parla davanti a un Congresso dove oltre a senatori e deputati ci sono governatori degli Stati, candidati presidenziali, e tanti Vip loro ospiti. Con una sovra-rappresentazione del mondo cattolico: sono cattolici il vicepresidente Joe Biden e il segretario di Stato John Kerry, il presidente della Camera (repubblicano John Boehner) e la capogruppo democratica Nancy Pelosi. 31% di cattolici al Congresso, mentre nella popolazione americana sono il 22%.
American Dream e accoglienza degli stranieri, è il primo tema forte del discorso, Bergoglio lo affronta partendo dalla sua biografia e lo declina parlando di Americhe al plurale. «Milioni di persone sono venute qui inseguendo il sogno di costruirsi un futuro nella libertà. Noi, i popoli di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri perché molti di noi lo erano. Ve lo dico da figlio di immigrati, sapendo che molti di voi discendono da immigrati. Migliaia di persone continuano a viaggiare verso Nord in cerca di una vita migliore, opportunità per sé e per i figli. Non è quello che vogliamo noi stessi?».
Prende di mira i quattro mali più gravi del nostro tempo: odio, avidità di denaro, povertà, inquinamento. Salta però un passaggio sul ruolo del denaro nella politica, e c’è un riconoscimento verso l’economia di mercato che viene notato dagli americani: «L’impresa ha una vocazione nobile, per sconfiggere la miseria bisogna creare ricchezza, ma le aziende devono essere al servizio del bene comune». Sulla tutela dell’ambiente il Papa chiama in causa direttamente il Congresso, dove tante riforme dell’Amministrazione Obama si sono arenate: «Non ho dubbio che gli Stati Uniti e questo Congresso hanno un ruolo importante da giocare, questo è il momento di azioni coraggiose per contrastare i più gravi effetti del degrado ambientale causati dall’attività umana».
E’ il passaggio sugli immigrati quello che rende più vistosa la differenza di reazioni. «Non devono spaventarci i loro numeri, dobbiamo guardarli come persone, osservare i loro volti, ascoltare le loro storie, reagire nel modo migliore alla loro situazione ». Dentro l’aula del Congresso solo i democratici applaudono. Fuori, sul grande prato, è un boato di consensi: molti ispanici sono venuti ad ascoltarlo da tutta l’America.
Gelo a destra anche quando il pontefice invoca l’abolizione della condanna capitale: «Chiedo che cessi ovunque nel mondo la condanna a morte, ogni essere umano ha una dignità inalienabile, la società può solo beneficiare dalla riabilitazione dei condannati per crimini ». Scottante l’intervento sulle armi: il Papa non condanna solo il grande traffico internazionale di armamenti ma anche le vendite individuali, un tema tabù per la destra americana allineata con la lobby della National Rifle Association. La destra applaude rinfrancata quando il Papa difende il valore tradizionale della famiglia.
E tuttavia anche qui Bergoglio inserisce un riferimento alla crisi economica, alla disoccupazione, alle diseguaglianze: «I giovani sono sotto pressione, non formano famiglie perché non vedono un futuro di possibilità». Denuncia la «spirale della povertà che intrappola tante persone»: tema centrale dell’Assemblea Onu a cui parlerà oggi. Le Nazioni Unite devono fare un bilancio del Millennium Goal. La Banca mondiale rileva che ci sono 148 milioni di poveri in più, se la soglia della povertà assoluta viene aggiornata.
Un discorso poco “religioso”: l’unico riferimento esplicito alle Scritture è una citazione di Mosé, cioè la figura biblica riconosciuta dalle tre religioni monoteiste ebrei cristiani e musulmani. Il discorso al Congresso si chiude con l’augurio che il Sogno Americano resti fedele alla sua ispirazione originaria: pace, libertà, difesa degli oppressi. Prima di volare a New York il papa celebra messa in spagnolo alla chiesa di San Patrizio dove sono radunate famiglie povere. Lì torna sul tema che gli è più caro: «Il figlio di Dio venne al mondo come un homeless . Seppe cosa voleva dire cominciare la vita senza un tetto ». Poche ore prima Los Angeles, metropoli glamour della ricchissima California, aveva dovuto prendere una misura senza precedenti: la proclamazione di uno stato d’emergenza per l’aumento degli homeless.
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