ROMA. Ritorna la “legge obiettivo per le città”, gli incentivi voluti dal Ministero delle Infrastrutture e dall’Ance per la riqualificazione e il rilancio territoriale delle aree urbane. La norma è ricomparsa all’articolo 5 del testo unificato del disegno di legge sulla competitività, varato dal comitato ristretto delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. In questi giorni, le commissioni voteranno il provvedimento che la prossima settimana sarà in Aula a Montecitorio.
Restano immutati, rispetto al disegno originario, le finalità e gli strumenti dell’intervento che si svolgerà in “ambiti urbani e territoriali di area vasta, strategici e di preminente interesse nazionale”. Questi ambiti saranno individuati dal Ministero delle Infrastrutture d’intesa con le Regioni interessate. La sottolineatura dell’area vasta indica già la volontà del Governo di premiare piani di riqualificazioni che favoriscano la cooperazione fra più comuni.
Gli obiettivi degli interventi sono il sostegno alle iniziative di valorizzazione degli ambiti “anche attraverso l’incremento della dotazione di infrastrutture anche immateriali e servizi”, la risoluzione dei problemi di mobilità, la configurazione di interventi complessi “capaci di assicurare processi economici di sviluppo sostenibile e coniugare una molteplicità di soggetti pubblici e privati, attese sociali e interessi economici anche differenziati”.
Interessante la dotazione di strumenti e risorse, si tira fuori completamente il Ministero dell’Economia. Le risorse del programma saranno reperite all’interno dei finanziamenti della “legge obiettivo”. Una norma interessante che sembra avere il ruolo anche di riequilibrare, in senso urbano e metropolitano, lo stesso piano della legge obiettivo, finora concentrato esclusivamente sulle infrastrutture strategiche.
Ma è soprattutto la modalità di attrazione dei soggetti privati che risulta innovativa e particolarmente “dirompente” in chiave urbana. Il comma 5 legittima, infatti, in via generale, che la partecipazione privata alle operazioni possa essere ripagata con quattro strumenti: il trasferimento di diritti edificatori (mediante l’istituzione di un apposito registro); gli incrementi premiali di diritti edificatori finalizzati alla dotazione di servizi, spazi pubblici e di miglioramento della qualità urbana; misure fiscali di competenza comunale sugli immobili e strumenti di innovazione del mercato della locazione; partecipazione a società a capitale misto pubblico-privato che progettino, realizzino e gestiscano i piani previsti.
Il testo non dice esplicitamente se gli interventi contenuti nei piani possano operare in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, ma sembrano andare in questo senso le forme di pubblicità “al fine di consentire la formulazione di osservazioni e pareri”, la procedura che si conclude con l’approvazione del Cipe e la previsione di un “accordo di programma quadro da parte dei soggetti competenti per l’attuazione”.
G.SA.