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Franco Cordero
Le spallate del signor B.ammorbidite dalle voci neutrali
13 Aprile 2004
I tempi del cavalier B.
Franco Cordero su Repubblica del 6 giugno 2003. “Lo aveva previsto Indro Montanelli: se scende in campo saranno calamità Dalla stampa si esige un lessico basato su ossequio, eufemismo e unzione”.

Se qualcuno avesse dubbi sulla natura della signoria berlusconiana, la svolta del Corriere li dissiperebbe. Sua Maestà B. esige dalla stampa un lessico a tre vocali: e, o, u; eufemismo, ossequio, unzione. Ricapitoliamo in questa chiave gli ultimi 10 anni. Primo tempo: l' uomo d' Arcore salta fuori dalla scatola, allestisce il Barnum forzaitaliota, raccoglie i moderati orfani, imbarca post-neofascisti e Lega, vince, forma un governo, cade dopo sei mesi, tradito da quel Giuda d' un Bossi (parole sue). Quante cose tacciono i pulpiti: che fosse cresciuto come un parassita della consorteria; saltando sul carro politico, vi porti istinti da predatore, tale essendo l' unica logica in cui pensa; intenda lo Stato come roba sua; devasti i cervelli disseminando narcosi, volgarità, fobie, stereotipi ebeti; conduca una compagnia prossima alla gang più che al cenobio; editore dominante, promuova l' analfabetismo; sia monco dell' organo morale; venda fumo; punti al profitto, lasciando alle prede sì e no l' aria che respirano. No, lo dicono campione d' una destra liberal-liberista. Secondo atto: sconfitto, sebbene abbia raccolto qualche voto più degli avversari, meglio schierati, trova Nostro Signore nell' orto: accordandosi col leader del partito ex comunista, salva l' impero mediatico, consolida i conflitti d' interesse, finge intese su riforme delle quali nessuno sentiva il bisogno; raccolto ogni possibile lucro, le rinnega, scatenando furiose campagne contro i partiti al governo; li chiama usurpatori; grida al colpo di Stato; denuncia un regime antidemocratico. Viva la dialettica bipolare, cantano ugole neutrali. Terzo tempo: s' è reinsediato e stavolta chiude ogni spiraglio; converte le Camere in succursali Mediaset; siccome l' unico punto debole sono i processi su episodi dell' irresistibile ascesa tra gli Ottanta e Novanta, scatena un Poltergeist avvocatesco-mediatico-legislativo. Gesta inaudite ma agli oracoli non fanno caldo né freddo: è nelle regole del gioco spartire le spoglie; ventilano una legittima difesa dall' accanimento persecutorio; esortano gli sconfitti a stare quieti 5 anni. Nessuno nota cose ovvie: le norme penali valgono rispetto a tutti, abbiano o no networks televisivi; mai saputo che le vittorie elettorali lavino i delitti; risultando infondata l' accusa, i giudici assolvono; la condanna è appellabile e sopra le corti d' appello siede una Cassazione. Nel caso suo i rischi d' errore sono infinitesimi: recluta quanti avvocati vuole; ha quotidiani, settimanali, tre reti televisive, più tre pubbliche; irradia l' influsso intimidatorio radicato nel triplo potere, economico, mediatico, politico. Macché, parlano d' altro: che iattura se fosse condannato; l' aborto del sistema bipolare causerebbe una funesta instabilità; suvvia, liquidiamo i processi; interessi supremi giustificano deroghe al metro legale, e simili massime poco tollerabili da chi non abbia lo stomaco fortissimo. Quarto atto: l' autocrate abusa dei poteri; calpesta forme elementari del galateo politico; aveva un ministro serio agli esteri e se ne disfa subito; allunga le mani sulla Rai, dissestandola a beneficio delle sue reti; presenta alle Camere un ddl fraudolento sul conflitto d' interessi; siccome le Sezioni unite negano il trasloco a Brescia dei suoi processi, comanda articoli del codice su misura (déja vu sulle rogatorie); i senatori glieli votano in torride sedute notturne; da Montecitorio escono imbellettati. Cosa dicono i santoni alla finestra? Non battono ciglio o addirittura spendono parole dure a proposito d' un tentato ribaltone giudiziario. I meno sordi al lato morale deplorano aspetti canaglieschi del fenomeno forzaitaliota, come se lui non c' entrasse, e lo invocano affinché castighi i manigoldi. Chiedono poco, quasi niente, un minimo rispetto delle forme: i numeri sono suoi; li giochi senza soperchierie troppo visibili. Quinto tempo: s' è riscritto le norme scomode, partendo dal falso in bilancio che gli conveniva ridurre a bagatella; del conflitto d' interessi nessuno fiata più; vuol insediarsi al Quirinale, purché sia una repubblica presidenziale dove lui guidi l' esecutivo e diriga la politica estera, altrimenti rimane capo del governo, futuro premier o cancelliere eletto dal popolo con poteri rinforzati (sciogliere le Camere). Ma qualcosa stride: i maledetti processi pendono ancora; le Sezioni unite negano la rimessione anche sul nuovo testo, perché esiste una logica del diritto insensibile alle fatture parlamentari; l' indomani mattina mugola a reti unite un proclama da monarca assoluto. Dopo 23 mesi, la seconda avventura governativa volge al disastro: nel famoso contratto aveva garantito mirabilia; il mago della finanza virtuale annunciava un' impetuosa crescita del pil, 3.1%, e siamo allo 0.3; casse vuote; è nata col forcipe una pitocca legge finanziaria; vola il debito pubblico; sale l' inflazione; rischiamo il posto nell' Ue. Infine, dopo pietose furberie arranca nel brago mesopotamico con un occhio all' opinione pacifista, quasi guerriero malgré lui: lo seguono 64 italiani su 100, racconta mercoledì 19 marzo, vantando il "capolavoro diplomatico"; l' indomani espone al consesso europeo una maschera cupa. Incantava i topi, come il pifferaio d' Hamelin, e non vi riesce più. Ha l' acqua politica alla gola, mentre gli affari vanno a gonfie vele: accumula soldi senza muovere dito; non c' è giro dove non guadagni; Publitalia divora la Rai nella raccolta pubblicitaria. Nel sesto atto vuole più che mai istituire un sistema legale variabile secondo le persone; che i tempi stringano, lo dicono gli affari Imi-Sir e lodo Mondadori (due sentenze comprate, secondo l' accusa): l' on. avvocato d' affari P., suo mandatario, incassa la condanna a 11 anni come agente delle baratterie. Nell' allegra compagnia ci sarebbe anche lui se l' art. 321 c.p., versione 26 aprile 1990, corrispondesse all' art. 319-ter, che commina 8 anni quando il corrotto sia un giudice: rimedia alla svista una l. 7 febbraio 1991, ma i fatti erano anteriori; il corruttore quindi "gode" d' una pena minore, 5 anni, sicché, con l' elemosina delle attenuanti generiche, il reato risulta prescritto (Corte d' appello, 25 giugno 2001). Dal 30 aprile erutta fuoco: «criminalità giudiziaria»; toghe rosse; c' è «un cancro» nella giustizia italiana ma lui, gran chirurgo, lo estirperà, dichiara al Figaro; e da Arcore, luogo santo, chiama alla crociata "i guerrieri della libertà" su scenari soap opera, tali essendo i suoi gusti. I soliti "terzi" chiedono una sospensione dei processi, o meglio immunità, votata subito: la motivavano col sistema bipolare; il semestre europeo fornisce un secondo motivo, impellente. Sentiamo due oracoli spesso interloquenti, frigido e bollente. Non consumi ribalderie superflue, bisbiglia uno: niente impedisce riforme organiche; leghi pubblico ministero e tribunali al potere esecutivo. L' altro obietta su P., «uomo chiacchierato». Chi vuol «cambiare le cose» plani sopra ogni sospetto. Aurea massima non applicabile alla fattispecie: se il predetto era suo agente, simul stabunt, simul cadent; 9 anni fa l' impresentabile capo del governo lo voleva guardasigilli. Tolto l' hard core, resta poco del fenomeno forzaitaliota. Contava sull' en plein nelle amministrative e incappa in una domenica nera, allora frusta i vogatori. Votino subito quel lodo d' immunità processuale. Seguiranno aperture, perché non essendo più tempi da partito unico, ha bisogno d' oppositori morbidi: quando presieda una repubblica Mediaset, starà bene chiunque se lo sia meritato, ad esempio sedendo al tavolo delle riforme: parlamentari immuni, pubblico ministero comandato dal governo, via libera alla criminalità dei colletti bianchi, riguardi verso la mafia rispettabile; non ha pulsioni peroniste, garantiscono i dottori Dulcamara. Che B. sia un virus, non è slogan apocalittico: l' aveva detto Indro Montanelli, diagnosta attendibile; sapendo vita e miracoli del suo editore, prevedeva calamità se fosse sceso in politica. Chi lo tiene più? Da San Pietroburgo assale i pubblici ministeri milanesi persecutori del fido P. (31 maggio); al consesso degli Otto detta una formula memorabile: aumento terapeutico del debito pubblico, purché la gente lavori, risparmi, non scioperi (Evian, 2 giugno). Altro che secondo Rinascimento, l' Italia non aveva mai volato così alto.

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