Il programma elettorale di Giuliano Pisapia indicava la necessità di sostanziali modifiche al Piano di governo del territorio adottato dalla precedente amministrazione, anche nel senso di un ridimensionamento delle potenzialità edificatorie. Tale indicazione era e resta opportuna per una serie di ragioni, quali l’inaudito sovradimensionamento delle previsioni insediative, funzionale alla creazione di una pericolosa bolla immobiliare più che al rilancio dell’attività edilizia, la scarsa tutela dei pochi preziosi sistemi verdi, la mancanza di un coordinamento con i progetti e le idee delle centinaia di Comuni dell’hinterland.
Questa tipologia di modifiche non è praticabile, nel nostro sistema giuridico urbanistico, nella fase della discussione delle osservazioni che è quella che, per ora, la nuova amministrazione ha deciso di riaprire. Questo non significa che la decisione di ripartire dalla discussione e poi dal voto sulle migliaia di osservazioni sia sbagliata: tutt’altro. Significa soltanto che essa costituisce solo il primo passo in ordine cronologico per la modificazione del piano, passo opportuno, necessario, ma non sufficiente. Infatti le modifiche annunciate nel programma della nuova amministrazione comportano necessariamente, come si è evidenziato, una riadozione del piano.
Quanto sarà complicato elaborare il piano da riadottare, e quanto tempo ci vorrà per arrivare, alla fine, alla sua approvazione? Bisogna considerare che il Pgt lasciato ai milanesi dalla precedente amministrazione, benché onusto di migliaia di pagine, è tuttavia privo di molti dei pezzi fondamentali di un buon piano: la condivisione delle prospettive di sviluppo, di tutela ambientale e di dotazione infrastrutturale con i Comuni circostanti e con le zone, l’individuazione di efficaci linee di crescita della competitività per il sempre più debole sistema economico milanese, la verifica di coerenza tra previsioni insediative, sistemi di mobilità ed effetti ambientali, la promozione efficace della qualità urbana e di più alti standard di giustizia sociale, la fattibilità finanziaria.
La sinistra, al governo a Milano per la prima volta dopo tanti anni, deve mostrare di saper attingere, essendo libera da interessi particulari, questo superiore livello delle grandi finalità di interesse generale.
Quanto tempo ci vorrà per riempire il piano di questi contenuti essenziali? Difficilmente sarà possibile confezionare e approvare un piano così fatto entro il 31 dicembre 2012, come la legge regionale vorrebbe. È perciò indispensabile adoperarsi per allentare questo nodo troppo stretto, mentre occorre avviare subito il processo partecipato, politico e tecnico, di definizione dei nuovi obbiettivi, in parallelo e non in successione o in subordine all’esame delle osservazioni. La strada da percorrere è lunga: non c’è un minuto da perdere.