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Alberto Custodero
Le caserme dismesse tornano alle città È un record in Europa
7 Agosto 2014
A Roma, Milano e Torino “restituiti” un milione di metri quadri. Il ministro Pinotti: »Un aiuto all’economia». All'economia ( cioè alla speculazione immobiliare) o ai cittadini?

La Repubblica, 7 agosto 2014. con postilla

Tre città italiane, Milano, Torino e Roma, si riprendono oggi le loro caserme dismesse. «È un dovere patriottico», dice il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che cederà rispettivamente ai sindaci Pisapia, Fassino e Marino un milione di metri quadrati di immobili per un totale di tredici complessi militari, quasi tutti in discrete condizioni nonostante da tempo non più utilizzati dalle Forze Armate. Si tratta della più grande dismissione fatta in Europa.

I comuni, però, a fronte di questo “regalo”, avranno solo dodici mesi di tempo per riconvertire ad usi civili quegli enormi edifici che in passato hanno ospitato migliaia di militari di leva. Se entro un anno i lavori di cambio di destinazione non saranno ultimati, quelle strutture torneranno di proprietà di Difesa e Demanio. È questo il contratto (“protocollo d’intesa”) che sarà siglato oggi dal ministro Pinotti, dai tre sindaci e dal direttore del Demanio. Entro il 15 settembre, inoltre, in collaborazione con l’Anci, sarà pronta una norma che consentirà ai comuni italiani di semplificare le procedure amministrative urbanistiche. La firma di oggi è la seconda tappa del processo di razionalizzazione delle strutture militari dismesse. La prima è avvenuta quattro mesi fa a Firenze, con il passaggio a Palazzo Vecchio di 30mila metri quadri di edifici. Il comune

fiorentino, con un investimento di 60-70milioni di euro, vuole riconvertire le ex caserme in una “new town”: un centinaio di case popolari, 150-200 alloggi da mettere sul mercato, negozi, un grande parco, un’area artigianale e funzioni culturali. Al comune andrà il 10% dei ricavi, 20-25 milioni di euro.

Secondo la filosofia del ministro Pinotti, il passaggio degli immobili della Difesa a usi civili è un affare che da una parte rimette in moto l’economia (il protocollo-Firenze porterà 6mila nuovi posti di lavoro e un incremento del Pil comunale dello 0,8%). E dall’altra è un’operazione di spending review.

Un esempio per tutti: a Siracusa, l’area dell’Aeronautica ospiterà anche il comando dei carabinieri, con un risparmio per la pubblica amministrazione di 400mila euro all’anno di affitti. Se si pensa che a Roma il Viminale spende 15 milioni all’anno di affitto per i poli Tuscolano e Anagnina, si fanno presto i calcoli del risparmio potenziale se le caserme dovessero ad esempio ospitare le forze dell’ordine per le cui sedi oggi lo Stato paga affitti da capogiro. In una delle ex caserma che torneranno alla Capitale, ad esempio, il sindaco Marino intende trasferire una parte del municipio, trasformando l’area verde in un parco pubblico. «Come indicato nelle linee programmatiche del mio dicastero al momento dell’insediamento — ha spiegato il ministro Pinotti — considero un dovere patriottico riutilizzare in modo proficuo il patrimonio immobiliare militare non più in uso. Oggi dimostriamo in modo tangibile che le parole possono e devono trasformarsi in fatti». Il governo, ha poi fatto sapere il ministro, sta lavorando ad un pacchetto di misure di semplificazione da inserire nell’emendamento decreto legge cosiddetto “sblocca-Italia”. «Centinaia di migliaia di chilometri quadrati distribuiti sul territorio nazionale — spiega Roberta Pinotti — potranno essere valorizzati. Si tratta di un’importante operazione in grado di contribuire in maniera sostanziale al rilancio del Paese». Per concordare con i comuni interessati a riconvertire aree militari dismesse è stata costituita una task force che resterà attiva anche tutto il mese di agosto guidata dal generale Antonio Caporotundo. Attualmente sono in corso studi con i comuni di Piacenza e Bari. Roma si riprenderà le caserme “Ulivelli”, “Ruffo”, “Donato”, e lo “Stabilimento Trasmissioni”, la “Direzione Magazzini del Commissariato” e il “Forte Boccea”. A Milano torneranno alla città “Piazza d’Armi”, “Caserma Mameli”, “Magazzini Baggio”. Torino tornerà proprietaria delle caserme “Cesare di Saluzzo”, La Marmora”, “De Sonnaz”, e del “Magazzino Mar. di. chi.”

postilla


Un grande rischio, ma anche una grande occasione. Tremiamo quando sentiamo parlare di "valorizzazione" negli anni del renzusconismo, e già il pessimismo della ragione ci fa prevedere una massiccia privatizzazione di beni pubblici ab origine. Lasciare le mani libere al governo e ai comuni significherebbe far perdere alle città (ai cittadini di oggi e di domani) l'occasione storica di soddisfare i grandi bisogni insoddisfatti di spazi e attrezzature collettive, di edilizia abitativa a basso canone d'uso, di verde per tutti. Ciò che deciderà saranno due cose: la saggezza degli amministratori locali, la forza, l'intelligenza e la combattività dei gruppi di cittadinanza attiva, dei comitati, delle associazioni. Proponiamo comunque un requisito minimo (ma essenziale) per le operazioni di riuso: si concordi pure con gli interessi economici privati, se necessario, l'uso temporaneo di porzioni dei beni trasferiti dal demanio, ma resti pubblica la proprietà

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