loader
menu
© 2024 Eddyburg
Loris Campetti
Lavoro politico
19 Ottobre 2010
Articoli del 2010
Guai a perdere ancora una volta l‘occasione - di cui la grande manifestazione di Roma offre testimonianza - per costruire un’Italia migliore. Il manifesto, 19 ottobre 2010

Un'altra politica è possibile. Fuori dai palazzi, dalle palazzine e dagli strapuntini del potere. Una politica fatta di contenuti che consenta di scegliere tra diverse idee del mondo e delle relazioni tra le persone. Una politica che cammini sulle gambe di donne e uomini, non imposta da caste politiche ed economiche a chi non ha firmato deleghe in bianco, è tutta da costruire. Non è facile, bisognerebbe ribaltare una pratica autoritaria ed estraniante cresciuta in anni di cattiva politica in cui si mescolano e si perdono le differenze tra destra e sinistra.

Si può uscire dalla berlusconizzazione della cultura e della vita di tutti i giorni? Si può tornare a parlare di politica, della crisi che sta devastando la maggioranza della popolazione? Si può pensare a una via d'uscita che ricostruisca i legami sociali e tra le persone individuando una prospettiva e un percorso comuni?

Sabato le strade di Roma hanno mostrato un'altra Italia e, soprattutto, un'altra politica. Una piazza determinata, multicolore e non solo per tutte le tonalità del rosso. Operai, che esistono anche se per tanti soloni è stata una scoperta, o una riscoperta; lavoratori, precari, studenti, disoccupati, migranti, frammenti di quel che è stata la sinistra italiana, movimenti, intellettuali, popolo.

È la prima volta da anni, forse dal luglio del 2001 a Genova e dal 23 marzo del 2002 (il Circo Massimo con Sergio Cofferati), che riparte una speranza insieme alle gambe per camminare. Può non finire come a Genova, quando Fini era l'orco mentre adesso tutti ne parlano con rispetto, pronti a pagargli l'affitto di casa.

Si può non consegnare le armi alla guerra trionfante, come capitò dopo i cento fiori di Firenze prematuramente appassiti sotto il fuoco nemico

Si può cambiare, ma solo riappropriandosi della politica finita da troppo tempo in cattive mani. La manifestazione della e con la Fiom parla di diritti per tutti, di eguaglianza da ricostruire, di democrazia senza aggettivi, di solidarietà, di contratti, di reddito di cittadinanza. Parla di come ridare dignità al lavoro e a chi lavora dopo anni di svalorizzazione.

È o non è a partire da queste cose che si deve tornare a distinguere tra strade, modelli di società, se si preferisce tra destra e sinistra? Se invece si crede ancora che solo dalle alleanze tra i partiti e i sub-partiti meno diversi, tra i meno «berlusconiani» possa nascere un'alternativa a Berlusconi, allora ha ragione Casini: la piazza della Fiom non è compatibile con «una certa idea di alternativa». Del resto, l'alternativa accennata da quella piazza difficilmente prevede un ruolo centrale e governante per l'onorevole Casini, così come per tanti altri, più o meno onorevoli di lui.

Gli uomini e le donne di piazza San Giovanni sono un punto di partenza per qualsiasi speranza di cambiamento. Attenzione a non fare errori, però: non sono disposti a farsi da parte perché sono stufi di fare le comparse in un film di quart'ordine. C'è più bisogno di cervello e di gambe che di un leader.

ARTICOLI CORRELATI
31 Dicembre 2010

© 2024 Eddyburg