Nelle cassette della posta del Piano C.A.S.E. all’Aquila è comparso questo volantino. Che è uno degli esempi di come si faccia comunicazione-shock in un’area emergenziale. Le 17mila persone che hanno avuto gli appartamenti del piano C.A.S.E. ricevono in prima persona la campagna elettorale del premier e del suo PdL. Una campagna personalizzata e impietosa, che specula, una volta di più, sulla facciata positiva e buona del Governo del Fare. Ricordiamo ancora una volta cosa significhi, all’Aquila, "aver fatto".
Punto primo. “Fare”, durante un’emergenza, è un dovere, non un favore. Le case del Progetto C.A.S.E., imposte dall’alto con decreto, pensate pochi giorni dopo il terremoto e formalizzate il 28 aprile 2009, sono in comodato d’uso; sono costate più o meno 2700 euro al metro quadro; sono state costruite in deroga a vincoli urbanistici e leggi sugli appalti; sono temporanee nell’assegnazione agli sfollati ma permanenti quanto a consumo del territorio; sono state gestite e costruite secondo la logica dell’emergenza e dell’urgenza e dell’indifferibilità dei lavori proprie della Protezione Civile; hanno visto – come relazionano i Servizi Segreti in parlamento il primo marzo, come scrivono su Terra, come sosteneva da mesi il giornalista di Libera Angelo Venti su Site.it - il forte interesse delle ditte mafiose o con rapporti con la mafia; sono state sbandierate ai quattro venti, con numeri falsati e gonfiati; nascono come “non luoghi”, in quanto non integrati nel tessuto sociale, economico e paesaggistico; 4 siti su 19 scaricano (o perlomeno hanno scaricato per mesi) le acque scure nel fiume Aterno; genereranno all’Aquila un sovradimensionamento abitativo di circa 4500 appartamenti. Il tutto in una città di settantamila abitanti. Un vero e proprio patrimonio da gestire e a rischio fallimento.
Ma nel frattempo, le case del progetto C.A.S.E. vengono anche utilizzate per la facciata governativa: fuori dall’Aquila, per mostrare quanto sia forte questo governo del fare. Dentro l’Aquila, vengono usate per riscattare il “dovuto” ringraziamento da parte di chi ha avuto le C.A.S.E. Con il voto. Esattamente come Denis Verdini, coordinatore del PdL indagato per l’inchiesta sul sistema gelatinoso, chiedeva il ringraziamento degli Aquilani in piazza alla manifestazione del PdL. Il confronto, poi, con l’Umbria e le Marche del 1997, è ridicolo e continua a non tener conto del fatto che con minor tempi e minor costi si poteva dare alle persone una sistemazione provvisoria che le rendesse attive per la propria ricostruzione. Senza usare i container del 1997, ma utilizzando Moduli Abitativi Rimovibili.
Infine. In Umbria i Sindaci e gli enti locali e i cittadini sono stati i veri protagonisti della ricostruzione. Per ricostruire, in sicurezza, com’era e dov’era. Con il volantino, cala il sipario: è l’ultimo atto dell’operazione mediatica sull’Abruzzo, è un volantino che ha il sapore della propaganda a ogni costo, anche sulle vite altrui. E forse anche della beffa, per gli sfollati che sono strumento e oggetto di pubblicità.