La ricostruzione a L’Aquila sta prendendo una direzione che preoccupa il Consiglio superiore per i Beni culturali, il principale organo consultivo del ministero. E il motivo è molto semplice, come si può leggere in una mozione approvata all’unanimità: si sta abbandonando a se stesso il centro storico, che non è solo un luogo di memorie antiche, ma anche un cuore pulsante senza il quale l’organismo urbano rischierebbe il collasso. Se la città si svuotasse «diventerebbe una Pompei, o peggio». L’insediamento dell’Aquila era articolato in numerose frazioni, si legge nel documento, promosso dal presidente Andrea Carandini, ma dopo il terremoto «si sfilaccia ancor più, per la distruzione dei villaggi e del centro urbano aggregatore, e anche per la costruzione di venti insediamenti nuovi e stabili, che, comunque, creeranno alcuni problemi».
Il Consiglio esprime pareri non vincolanti. Ma appare molto forte la preoccupazione, spiega lo stesso Carandini, «che il territorio possa far sparire la città, che possa mancare un centro». La ricostruzione, invece, si fonda prevalentemente sui nuovi insediamenti, i villaggi che prendono forma nelle campagne intorno a L’Aquila. E ciò, si legge ancora nella mozione, produce pericoli seri: «In condizioni di questo genere e dopo lo svuotamento dell´Aquila il rischio della fine del centro storico è reale. Né la sua riduzione a quinta teatrale e a outlet del circondario può essere considerata una rinascita. Sono infatti i cittadini più che monumenti e mura a fare una città, per cui solo se gli aquilani torneranno nella città, L’Aquila sarà salva».
La mozione critica anche la carenza di fondi destinati al centro storico. Inoltre invita a selezionare bene le imprese che ricostruiranno. La via da intraprendere è quella del restauro, sulla base delle competenze acquisite nella ricostruzione del Friuli e dell’Umbria, insiste il Consiglio. Che si diffonde nel dettaglio anche sulle tecniche di intervento: «La progettazione della conservazione e del restauro dovrà mirare a recuperare e valorizzare tutte le strutture architettoniche rimaste, che rappresentano la memoria civile nello spazio e nel tempo della vita prima del terremoto».
Nei giorni scorsi di questi argomenti si è discusso in un convegno organizzato dall’Associazione Bianchi Bandinelli. È intervenuto anche il direttore generale dei Beni architettonici e paesaggistici, Roberto Cecchi, che aveva invece espresso molte riserve sull’efficacia dei restauri nel centro storico aquilano.