L'Aquila apre il suo Auditorium con AbbadoMa un gruppo di intellettuali contesta l'opera: è uno spreco per la cittàP er una volta, la musica anziché unire divide. Oggi all'Aquila si apre il nuovo «Auditorium del Parco». C'è il prestigio di Claudio Abbado che sottolinea «la valenza simbolica»; c'è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dopo il terremoto del 2009 è il primo nuovo edificio che sorge nel centro storico. Ma a un gruppo di intellettuali non piace. Sono ventotto, tra urbanisti, storici e critici d'arte (Vittorio e Andrea Emiliani, Carlo Ginzburg, Matteo Ceriana, Vezio De Lucia, Pier Luigi Cervellati, Luisa Ciammitti, Tomaso Montanari...) che la ritengono «uno spreco, una nuova offesa per la città abruzzese. Invece di restaurare l'antico Teatro Comunale, o l'ex Oratorio di San Filippo, o l'Auditorium all'interno dello stesso Castello, se ne progetta uno nuovo che allontana nel tempo il recupero del centro storico. La sua posizione altera la sistemazione del verde disegnato da Giulio Tian un secolo fa, ponendosi in contrasto con il codice dei Beni Culturali e del paesaggio. Una grande baita, in un luogo che ha nella pietra la sua tradizione». E poi «la pretesa transitorietà» in un'Italia «piena di manufatti temporanei perenni». Dall'Università di New York, si unisce la docente Marta Petrusewicz: «Mi ricorda i villaggi di Potemkin, le facciate che il ministro di Caterina II faceva erigere per creare l'impressione che qualcosa si stesse facendo. Come il teatrino dell'Aquila».
Sul teatrino (almeno per le dimensioni) tutti d'accordo: si tratta di tre cubi di legno, quello centrale può ospitare 238 spettatori e un'orchestra di 40 elementi; una struttura polifunzionale, costruita con i soldi (6 milioni) e gli abeti rossi del Trentino, materiale con «ottime qualità acustiche e antisismiche e che permette un elevato grado di prefabbricazione», dice l'architetto Renzo Piano. Il quale rileva due aspetti: per l'Aquila è un regalo; è una struttura effimera e rimovibile. Sorprende che i 28 firmatari, non assimilabili al centrodestra, critichino Abbado (a lui si deve l'idea), Piano e il sindaco del Pd Massimo Cialente, che dice: «Quei signori non sanno di cosa parlano, ignorano che al massimo nel 2015 riavremo il Teatro Comunale, così come il San Filippo e il cinema Massimo. Stiamo privilegiando gli edifici a funzione culturale. Allora nemmeno le scuole temporanee si dovevano fare, dal momento che impiegheremo tre anni per quelle nuove, gli studenti sarebbero rimasti sei anni senza andare a scuola. In una città paralizzata, dove la ricostruzione non è partita, l'Auditorium nasce dall'esigenza di mantenere vivo il centro storico. Lavorerà tutti i giorni, solo gli esponenti del centrodestra si sono opposti». In realtà non è così. Vincenzo Vittorini (ex candidato sindaco con una lista civica, che nel terremoto perse la moglie) ha condotto la crociata anti-Auditorium, trascinando l'opposizione di centrodestra che ha devoluto i biglietti del concerto di oggi ai disabili. Ma anche parte della città ha manifestato la sua contrarietà sostenendo che prima bisognava pensare alle case.
Guido Barbieri è il direttore artistico della «Barattelli», la società che gestirà l'Auditorium, 67 anni di concerti alle spalle, all'Aquila ha fatto conoscere pianisti come Richter e Benedetti Michelangeli: «Per noi è un risarcimento. Le polemiche sono strumentali». Con la sua Orchestra «Mozart», Abbado oggi interpreterà un programma interamente dedicato a Bach, il compositore a ridosso di Dio, la musica della spiritualità e della pace.