«Chi protesta contro la scuola di Adro dovrebbe protestare anche quando nelle scuole entrano i simboli di sinistra». È il desolante commento del ministro Gelmini a proposito dell´esproprio (del quale lei per prima è vittima in quanto ministro dell´Istruzione) da parte della Lega di una scuola della Repubblica italiana, trasformata in istituto padano. Il ministro finge di ignorare, per superficialità o per pavidità, la natura del tutto inedita dell´accaduto. Non si tratta di una scuola nella quale qualcuno (professore o studente) entri con una falce e martello sulla maglietta, o una svastica tatuata sul bicipite, o altri simboli ideologici o di partito. Si tratta di una scuola che è essa stessa, strutturalmente, un simbolo di partito, concepita e arredata come tale. Un luogo pubblico privatizzato, cioè snaturato, sottratto alle sue funzioni di neutralità e accoglienza. La reazione del ministro fa capire che il governo non ha alcuna intenzione di intervenire: avvalla il sopruso, e amen. Restiamo in attesa di sapere se un prefetto, un magistrato, un ente locale, il Parlamento, il Quirinale, Strasburgo, il pianeta Giove, insomma qualcuno che ha percezione almeno vaga dell´enormità di quanto è accaduto, voglia tentare, almeno tentare di evitare un oltraggio così insopportabile al concetto stesso di "bene pubblico".