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Vittorio Emiliani
La Tv logora chi ce l’ha
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Un articolo che ci ricorda come stanno le cose. Da l'Unità del 17 marzo 2005

Tanti anni or fa vi fu una polemica sul potere in Italia a base di battute fulminanti. “Il potere logora”, sosteneva il comunista Giancarlo Pajetta, da sempre all'opposizione dopo il 1947. “Il potere logora chi non ce l'ha”, replicava il democristiano Giulio Andreotti, da sempre al governo. Ora, non c'è dubbio che Silvio Berlusconi abbia tutto il potere televisivo (gli sfuggono Raitre, Rai News 24 e poco altro). Può andare in diretta per ore sulle proprie reti, soprattutto su Rete 4, e trasformare “Porta a porta” in una sorta di terzo ramo del Parlamento ove stringere “storici” contratti con gli italiani, verificarne l'attuazione pratica e magari, in quel contesto “regimista”, dare anche annunci come quello sul ritiro (poi ritirato a sua volta) delle nostre truppe dall'Iraq.

Egli è il padrone diretto di tre reti tv, di radio, della più potente azienda di raccolta pubblicitaria d'Europa, controllore della distribuzione di film, ecc. È inoltre padrone politico di due reti tv e della radiofonia pubblica, dello stesso Ministero, gestito dal fido Gasparri, con leggi tagliate e cucite su misura.

Eppure, ha accuratamente evitato di confrontarsi dal lontano 1996 coi propri diretti antagonisti politici e praticato soltanto soliloqui, sempre più lunghi, serviti in video da Bruno Vespa, da Emilio Fede e da altri professionisti assai ligi. Quando l'influenza lo ha costretto a disertare, per qualche giorno, le dirette televisive, si è presentato a Tele Parlamento (Rai) come un videodipendente in preda ad una incontenibile crisi di astinenza. Non ha praticamente lasciato parlare i giornalisti presenti. Ha messo in imbarazzo, con quella irrefrenabile logorrea, persino la direttrice della testata (che pure era assolutamente ben disposta verso di lui). Insomma, il cavalier Berlusconi ha assunto un'aria e un modo di porsi sempre più vecchio, sempre più datato, da “ragazzo, lasciami lavorare”, da “adesso, vi spiego io”, da “ghe pensi mi”. Che, senza offesa, era l'intercalare di un altro Cavaliere meneghino, quello macchiettistico di Tino Scotti, tanti anni fa. Il quale si vantava di saper fare di tutto e anche di più. Solo che quel Cavaliere era assolutamente innocuo nelle sue “sbrasate” e questo no, sta affossando l'Italia e quanto resta dello Stato. Gran professionista negli affari suoi. Pericoloso dilettante negli affari nostri, cioè di tutti.

L'altra sera, nel salotto di casa propria, lui che, in fondo, abita proprio porta a porta con Vespa, si è parlato addosso per ore strappando momentaneamente al sonno una platea per niente oceanica di italiane e di italiani: esattamente, secondo Auditel, un milione 606 mila persone. Poca cosa, se si pensa che “Mio fratello è pakistano” di Teo Mammuccari, programmato in contemporanea dal “suo” Canale 5, ha avuto, in pratica, lo stesso numero di spettatori. Quasi offensivo per il padrone delle Tv, per uno specialista riconosciuto dell'imbonimento. Probabilmente Berlusconi è sulla stessa piazza da troppi anni. Come tutti i mattatori non ha saputo costruirsi una squadra. Ha identificato il governo del Paese col governo delle aziende di famiglia. Non ha mai affrontato seriamente le questioni vere del Paese o le ha affrontate nel modo peggiore (dall'economia alla sanità, dalla scuola alla cultura).

Quando ha avuto una chance europea, se l'è giocata in modo francamente inadeguato, con gaffes desolanti. Per cui, sulla base della propria vanità personale o di chissà quali miracolosi sondaggi, si è sottoposto al lifting, poi al trapianto di capelli (con intermezzo di bandana e di esibizioni canterine). E ciò gli ha probabilmente consentito di occupare ancora per un po' il video. Ma in che modo? Con quali risultati? Il 18,54 per cento strappato a fatica l'altra sera dal vicino di casa Vespa, sulla prima rete Rai, quasi pareggiato dal 18,36 per cento del “fratello pakistano”, la dice lunga.

Evidentemente, comincia ad usurarlo questa sovraesposizione continua alle telecamere, in tutte le vesti, da presidente del Consiglio a presidente del Milan F.C. Sempre da protagonista assoluto, mai in confronto dialettico con qualcuno, anche soltanto con giornalisti meno ossequienti di quelle prescelti (peraltro, se uno lo contraddice, lui lo rampogna, gli dà del “comunista”, se ne va). Nell'ansia di convincere la platea degli italiani - che ha ben altro a cui pensare (fine mese, l'affitto, il posto di lavoro) - diventa sempre più logorroico, e noioso. In una parola, funziona di meno. Anche perché ora ha davanti uno schieramento antagonista meno lacerato e un leader di coalizione, Romano Prodi, il quale ha esperienza, nazionale e internazionale, ha tempra e strumenti dialettici per stare sulle cose concrete. Insomma, sembra davvero che, a questo punto, avere tutte quelle televisioni ai suoi piedi, logori Berlusconi, anziché avvantaggiarlo, facendolo galleggiare in una sorta di enorme vuoto mediatico, di fabbrica di sogni fatui. Coi capelli finti e con un'allegria che per lui sarà anche vera e per la maggioranza degli italiani è finta. L'alternativa è saper stare sulle cose e sui progetti concreti. Poi, ne sapremo di più, tutti, la sera del 4 aprile.

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