GROSSETO — Vent’anni di solitudine tra le montagne di Marche e Umbria. La galleria della Guinza, poco più di un buco cementificato teatro di rave party, discariche abusive e scorribande notturne, è da tempo un monumento in negativo, l’emblema della «grande incompiuta», la Grosseto-Fano, codice stradale E-78, conosciuta dai più come «Strada dei due Mari». Un sogno progettato più di mezzo secolo fa, ma rimasto in parte nella fase onirica, per mettere in contatto il Tirreno e l’Adriatico attraverso l’Appennino. Qui, nel «buco nero» della rete stradale che avrebbe dovuto rendere più vicine Marche, Umbria e Toscana, l’altro ieri è iniziata la protesta che per tre giorni unisce istituzioni, cittadini, imprenditori, industriali, sindacalisti, politici e parlamentari di tre Regioni (Toscana, Umbria e Marche) e 5 Province (Perugia, Pesaro-Urbino, Arezzo, Siena, Grosseto).
Tutti uniti appassionatamente, tra comizi, tavole rotonde, ma anche bistecche, concerti dal vivo e bicchieri di buon vino, per protestare a pancia piena e sollecitare i lavori a volte lentissimi e spesso inesistenti dell’infrastruttura.
C’è anche un accampamento davanti alla galleria più isolata d’Italia. Tende dove trascorreranno la notte alcuni degli amministratori arrivati a decine dalle tre Regioni attraversate dalla «strada dimezzata». Siamo nel paese di Mercatello sul Metauro, cinquecento metri di altezza, tra le province di Pesaro-Urbino e Perugia, dove appunto sorge la galleria incompiuta e dove è iniziata la riscossa.
«È solo l’inizio, vogliamo indignare tutta l’Italia per questo spreco di denaro pubblico e questi ritardi incomprensibili — dice il presidente della Provincia di Pesaro Urbino, Matteo Ricci —. Noi resteremo qui sino a domenica. Poi ci saranno altre iniziative sino a quando l’opera non sarà completata. È troppo importante per i nostri territori, sarebbe un balzo in avanti per imprese, industrie, lavoratori e liberi professionisti e naturalmente per il turismo».
Solo per la galleria incriminata sono stati spesi 60 milioni di euro e ancora mancano asfalto e illuminazione. La seconda ferrovia [sic], quella sull’altra carreggiata, non è stata neppure finanziata. E non è un esempio isolato. Nei 251 chilometri di lunghezza della «Due Mari», da Grosseto a Fano, sono diversi i lotti di completamento non finanziati in Toscana e nelle Marche. In Umbria, poi, non è stato progettato niente.
Per concludere la strada ci vorrebbero ancora quattro miliardi di euro. Troppi. Lo ha ribadito lo stesso ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che ha detto di lavorare a un project financing, l’unico modo per ottenere denaro fresco dei privati. Con il risultato di un probabile pedaggio sull’arteria.
Si vedrà. Intanto ieri «il popolo della Guinza» ha discusso, organizzato tavole rotonde, proposto e riproposto, pensato e progettato. E approntato bracieri succulenti, ascoltato musica sino a tardi per poi dormire al fresco delle tende. «Una manifestazione bipartisan senza bandiere politiche — spiega Marco Vinicio Guasticchi, presidente della Provincia di Perugia —; le Province che si vuole cancellare sono protagoniste di un nuovo modo fare politica. Qui si consuma la rivolta costruttiva degli amministratori».
Oggi e domani si continua con parlamentari, amministratori regionali, industriali. Stamani, all’alba, per i coraggiosi delle tende sveglia e colazione al campo davanti al «buco nero». E preghiera laica affinché il miracolo si compia.