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Andrea Carugati
La sfiducia fa «novanta» L’Aula chiude fino al 13
2 Dicembre 2010
Articoli del 2010
In una democvrazia parlamentare chiudere il Parlamento è un orribile segno. l'Unità, 2 dicembre 2010

Il governo chiude la Camera per paura di dovere affrontare la crisi politica. In un solo colpo evitate le mozioni di sfiducia per il ministro Bondi e quella per il pluralismo della Rai presentata da Fli.

«Chiuso in attesa di (s)fiducia». Questo l’immaginario cartello che da oggi pomeriggio potrebbe essere appeso all’ingresso di Montecitorio. Ieri la capigruppo della Camera, infatti, ha deciso di chiudere i battenti fino a lunedì 13 dicembre, quando inizierà la discussione della mozione dei sfiducia a Berlusconi presentata da Pd e Idv. Una decisione fortemente sponsorizzata dal Pdl e dalla Lega, cui si sono uniti i finiani. Mentre le opposizioni si sono dette decisamente contrarie. La Grande Paura di Berlusconi dunque congela la Camera per altri dieci giorni, dopo che in questi due anni il governo ha praticamente svuotato il Parlamento, a colpi di decreti e voti di fiducia. Ma questo stop, che viene fatto passare come qualcosa di normale, complice anche il ponte dell’Immacolata, non arriva per caso. La settimana prossima la maggioranza avrebbe traballato almeno due volte, con due voti assai pericolosi: la mozione di sfiducia contro Bondi, presentata da Pd e Idv, e quella dei finiani sul pluralismo in Rai. Due sconfitte quasi certe, per Berlusconi. E allora Cicchitto ha chiesto e ottenuto di chiudere i battenti. Sperando forse che una settimana di pausa possa servire a raggranellare qualche deputato utile alla causa del Cavaliere.

Anche Calderoli rischiava. Si sarebbe dovuta votare anche la mozione Idv che chiede il ritiro delle deleghe al ministro “taglialeggi”, reo di aver tagliato anche la norma che faceva rischiare la galera a 36 camicie verdi rinviate a giudizio per associazione di carattere militare. «Sarebbe stato opportuno mantenere il calendario già fissato», ha protestato il capogruppo Pd Franceschini. E Bondi? «Ritengo che per la sera del 14 non sarà più ministro», ha ironizzato. E Di Pietro: «È scandaloso che la Camera non lavori la settimana prossima ». «In un momento di crisi economica di questa portata, i deputati si concedono il lusso di una settimana di ferie a spese dei contribuenti », ha proseguito il leader Idv. «Un vero schiaffo a chi lavora e a chi un lavoro non ce l’ha a causa dell’incapacità di questo esecutivo ». Ma è stato il moderato Gian Luca Galletti, numero due del gruppo Udc, l’unico a citare la vera ragione della chiusura: «Nel Pdl c’è troppa preoccupazione ad affrontare la Camera, è un errore, non bisogna avere paura del Parlamento ». Quanto a Fli, tutto fa pensare che abbiano voluto sgombrare il campo da ulteriori incidenti fino al 14. «È positivo che il terreno rimanga sgombro fino a un atto squisitamente politico come la mozione di sfiducia, che chiarirà in modo definitivo il quadro politico », spiega Carmelo Briguglio.

Niente tregua, dunque. Solo un rinvio delle ostilità. Ma il Pd non è soddisfatto. In calendario c’era anche una mozione sul fisco di Bersani e ieri Franceschini alla capigruppo una seduta straordinaria della Camera il 9 dicembre per discutere sulla riunione dell’Ecofin prevista per il 14: niente da fare. «Una decisione che stupisce, un altro atto di scadimento di questo Parlamento », dice il vicecapogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda. «Stento a credere che Montecitorio blocchi i lavori fino al 14 dicembre. Dà il senso di una politica ferma, impigrita, chiusa su se stessa », protesta il sindaco di Firenze Matteo Renzi. «Che fanno i parlamentari da qui al 14? Vanno in ferie? Fanno il mercato delle vacche sul voto di fiducia? Peccato. Complimenti ai piccoli genietti che hanno preso questa decisione, un gigantesco spot per chi detesta la politica. E i politici...». «Ma in che paese siamo?», protesta Orazio Licandro della Federazione della Sinistra. «La crisi sta subendo una drammatica accelerazione, e il Parlamento chiude? Spero che il Capo dello Stato faccia sentire la sua voce». Calderoli, e soprattutto Bondi, tirano un sospiro di sollievo. DopoScajola, Brancher e il sottosegretario Cosentino, non subiranno l’onta di cadere come altri “birilli”. Se cadranno, lo faranno insieme a Berlusconi.

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