1. Nel corso della Giunta del 13 luglio scorso ho votato a favore dell'Accordo di programma Expo 2015 siglato dal Sindaco Pisapia, pur avendo espresso da tempo dissensi profondi e motivati sul suo contenuto. Come ho più volte detto, in un momento molto difficile per i bilanci pubblici, le amministrazioni locali coinvolte nell'ADP dovranno pagare ai privati proprietari dei terreni del sito EXPO valori ben superiori al loro attuale prezzo di mercato come terreni agricoli. Inoltre, gli indici edificatori consentiti dall'ADP rischiano di condizionare pesantemente la possibilità di rispettare l'esito referendario del 12-13 giugno; quel voto di 454.995 milanesi che ha chiesto di mantenere sull'area Expo dopo il 2015 un parco agroalimentare utile, attrattivo e finanziato da soldi pubblici; certo non le 40 torri di 100 metri di altezza che questo accordo permetterebbe di costruire al posto del Parco.
La mia scelta di approvare, nonostante il dissenso, l'ADP sulle aree EXPO si basa sulla volontà di riconfermare, anche in questo difficile passaggio, la mia grande fiducia nel Sindaco e nella Giunta. Una Giunta che fin dai primi giorni di attività ha dovuto misurarsi con le scelte spesso irresponsabili della precedente amministrazione comunale: i ritardi accumulati in tre anni di inconcludente gestione politica della vicenda EXPO hanno infatti determinato la mancata acquisizione delle aree e il verificarsi di una fortissima urgenza nell’avvio delle opere e nella soluzione dei nodi ancora aperti. Ma non c’è solo questo: la mia decisione di votare a favore dell’ADP è legata anche alla convinzione che sia ancora possibile ridurre i danni ambientali e politici prodotti dall’ADP, attraverso un Documento di indirizzo del Piano Integrato di Intervento sulle aree EXPO che il consiglio comunale dovrà approvare nei prossimi mesi. Con l'approvazione in consiglio comunale dell'ADP, si aprirà infatti una nuova fase di gestione - difficile e delicata - del progetto Expo. Si tratterà infatti di salvaguardare i contenuti originali del progetto, di rafforzare il ruolo del Comune nell'indirizzo delle società Expo e Arexpo, di promuovere finalmente una grande partecipazione della città all'evento e di difendere il Parco Agroalimentare dall'eccessiva cementificazione dell'area che l’ADP rende possibile.
2. Voglio ancora ricordare che il Parco Agroalimentare, confermato come scelta dal referendum popolare del 13 giugno scorso, non è una serie di orticelli di melanzane e frutti esotici, come a qualcuno piace dire. Chi in queste settimane, come il Presidente della Regione Lombardia e l’AD di Società Expo, ha cercato di ridicolizzare e svilire un progetto approfondito e sviluppato da un gruppo internazionale di studiosi di botanica, agronomia, alimentazione e urbanistica – un progetto che è stato approvato a novembre dai 157 Paesi del BIE – dovrebbe assumersi fino in fondo la responsabilità delle sue parole e dirci a quale EXPO davvero pensa. Il Parco Agroalimentare di EXPO 2015 è l’idea innovativa di un’infrastruttura ad alta tecnologia, alimentata da energie rinnovabili e dotata di costruzioni leggere e riciclabili, dove sarà possibile mettere in scene l’intera filiera agroalimentare di tutti i Paesi del mondo e – dopo l’EXPO – delle regioni italiane.
Un sistema di terreni e serre per la coltivazione e la rappresentazione delle tradizioni agricole e delle biodiversità dell’intero pianeta: padiglioni per esporre le tecnologie più avanzate per la trasformazione dei prodotti agricoli in cibo; aree per la commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari; centri per ricerca sulle sementi e l’alimentazione. Il parco agroalimentare è dunque un luogo di sperimentazione, ricerca, sviluppo produttivo, divulgazione scientifica e intrattenimento, che deve restare in eredità dopo il 2015 a Milano, alla Lombardia a tutto il Paese. Un’infrastruttura finanziata quasi totalmente da soldi pubblici (1 miliardo e 300 milioni), che sarebbe uno spreco imperdonabile dismettere dopo l’EXPO per dare spazio all’ennesimo quartiere di residenze ed uffici destinati con tutta probabilità a restare vuoti.
3. Per queste ragioni, e per rispettare il mandato del referendum consultivo sul parco agroalimentare, in questi giorni e su mandato della Giunta ho collaborato con i capigruppo dei partiti di maggioranza per elaborare un ordine del giorno che impegna il Consiglio comunale a redigere un Documento di indirizzo per il Piano Integrato di Intervento dell’area EXPO. Un documento di indirizzo che potrà essere confermato nelle sue scelte dal futuro Piano di Governo del Territorio e che stabilisce alcuni punti fermi. Ne segnalo qui tre: Punto primo. Per evitare ulteriori ingiustificabili spese per le amministrazioni pubbliche, il documento pretende che il costo delle eventuali bonifiche sul sito Expo venga addebitato agli attuali proprietari e non ai soci, in prevalenza pubblici, della nuova società acquirente.
Punto secondo.
Per contenere al massimo ogni futura edificazione, il documento chiede di inglobare nell’indice di edificazione per il dopo Expo (circa 400mila mq) tutti i volumi già realizzati per l’evento (più di 200 mila mq) e di sottomettere ogni nuova costruzione alle regole del regolamento edilizio e di igiene del Comune di Milano, oltre che alle norme sulle fasce di rispetto dalle infrastrutture.
Punto terzo. Per salvaguardare l’unitarietà e la permanenza dopo l’EXPO del Parco Agroalimentare il documento di indirizzi chiede di considerare la sua futura dimensione in rapporto all’intera superficie dell’insediamento e non al netto delle sue infrastrutture (canali, strade, svincoli) com’è oggi prevista dall’ADP. Questi vincoli sono indispensabili per assicurare il rispetto della volontà dei milanesi e per applicare concretamente le indicazioni e lo spirito del Masterplan di Expo 2015 approvato dal BIE. È bene precisare che questi vincoli non incidono al ribasso sul valore delle aree calcolato dall’Agenzia delle Entrate e confermato nell’ADP. Il loro prezzo, infatti, non è stato calcolato considerando su tutta la zona interessata un indice di edificabilità dello 0,52, che costituisce in realtà solo un valore soglia che non è possibile superare.
4. Ma la vera grande sfida dei prossimi anni riguarda l’intera società urbana e rurale milanese. Riguarda la possibilità che Milano diventi davvero una delle capitali mondiali di un nuovo rapporto, fertile e avanzato, di scambio reciproco di beni e saperi tra campagna coltivata e territori urbani. Per questo, da domani, dovremo tornare a concentrare l’attenzione della politica, della cultura, del mondo dell’impresa e del lavoro sul grande tema della nutrizione. Da domani dovremo far diventare questo tema uno dei caratteri identitari della nostra Milano. Il che significa, tra le altre cose: - attivare le 60 cascine comunali come epicentri di scambio di prodotti e saperi tra città e agricoltura; - costruire un nuovo rapporto tra Milano e il Parco Sud che ne valorizzi il ruolo di grande polmone alimentare per il sistema delle mense pubbliche e i mercati milanesi; - promuovere un evento annuale sul cibo che anticipi e prepari l’EXPO del 2015 coinvolgendo le filiere dell’agricoltura di prossimità, della ristorazione, del commercio enogastronomico; - sviluppare con le università milanesi riflessioni e ricerche sui temi dall’alimentazione, della protezione della natura, delle biotecnologie; - attivare, in rapporto con i Consolati e le Ambasciate, la rete delle comunità straniere di Milano per promuovere iniziative che rendano da subito Milano una capitale planetaria dell’agroalimentare; - studiare forme di complementarietà con le altre regioni italiane e in particolare con le vicine città del Nord Italia.
5. Per lanciare questa grande sfida culturale, economica, politica, l'Amministrazione Comunale di Milano dovrà avere un ruolo di guida e orientamento nelle scelte delle due società (Expo e Arexpo) che gestiranno le prossime scelte. E oggi, alla luce del parere della Corte dei Conti, le mie perplessità rispetto all’opportunità e alle modalità di adesione alla newco appaiono ancor più fondate. Per questo è ancora più importante, oltre che avere conferma del ruolo del Sindaco come Commissario Straordinario per EXPO, chiarendo a priori quali poteri verranno attribuiti alla società Expo, che la presidenza di Arexpo sia espressa dalla nostra amministrazione comunale. Chi nella Giunta sarà chiamato a gestire i prossimi passi della vicenda EXPO dovrà dunque avere un ruolo chiaro e poteri ampi di coordinamento, all'altezza della sfida che ci aspetta. Ma soprattutto, il Comune dovrà attivare un'ampia partecipazione dei cittadini e ottenere il consenso necessario per tornare ad incidere positivamente sulla realizzazione di un’EXPO che porti vantaggio a tutta la città e non solo a pochi e circoscritti interessi.