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Valentino Parlato
«La Repubblica» e il sogno del bel mercato
23 Settembre 2008
Articoli del 2008
Critica al successore di Eugenio Scalfari, difensore dell’ideologia del mercato. Il manifesto, 20 settembre 2008

Resisto alla tentazione del famoso discorso di Antonio e di cominciare scrivendo: Ezio Mauro è uomo d'onore. Ma, certamente Ezio Mauro è persona colta e per bene, ottimo direttore di Repubblica dove ha preso il posto di Eugenio Scalfari, ma proprio per tutto questo sorprende il suo editoriale di ieri dal titolo «Tornare al mercato», spiegabile solo con un accesso di nostalgia di un mercato che non c'è mai stato e tanto meno c'è in questi nostri tempi; come dire il mondo prima che Adamo ed Eva mangiassero la mela. L'amico Ezio Mauro chieda al suo editore, l'ingegner Carlo De Benedetti, qualche autorevole parere sullo stato del mercato della libera concorrenza. «L'interesse del Paese è che il mercato prenda il posto dell'ideologia» questo chiede il direttore della democratica e autorevole Repubblica . E qui siamo al massimo della confusione poiché quella del mercato è la peggiore e più falsa delle ideologie. E, quanto all'Alitalia, il mercato chiederebbe solo e soltanto il fallimento. E, sempre a proposito del dio mercato, suggerirei all'amico Ezio Mauro la lettura del Conflitto epidemico di Guido Rossi; una lettura utile di questi tempi di crisi. Ma vorrei richiamare l'attenzione dei lettori del manifesto e possibilmente di Repubblica su questo appello al mercato salvifico. Il mercato non c'è, basta leggere sui giornali le notizie delle crisi e dei fallimenti e dei salvataggi. Di conseguenza quando ci si appella - e da parte di un quotidiano autorevole come Repubblica - al mercato, vuol dire che massima è la confusione e massimi sono i pericoli di una deriva autoritaria. Non solo di qualcuno che dica: comando io, ma anche (purtroppo è sempre stata così) di un popolo che chiede un capo-padrone. In Italia abbiamo avuto un'esperienza, che in forme diverse, con la bandana invece che con il fez, potrebbe ripetersi. Grande è il disordine sotto il cielo e la situazione non è affatto eccellente. Così, in questo contesto, la questione Alitalia (compagnia di bandiera), il suo fallimento diventano sintomatici dei pericoli della democrazia nel nostro paese e l'appello al mercato di Repubblica conferma, a mio parere, l'attuale stato di crisi e i suoi pericoli. In questa situazione bisogna affermare che, se c'è ancora uno stato responsabile, dovrebbe intervenire, salvare e riformare l'Alitalia, dare un segno di vita. Insomma, se il direttore di Repubblica è ridotto ad appellarsi all'ideologia del mercato stiamo proprio messi male. Se c'è ancora una sinistra dovrebbe dare un segno. Aspettiamo. L'allarme c'è e risuona nelle orecchie di tutti. L'allarme, spesso, sollecita sogni e illusioni di salvezza. Sogni e illusioni (pensiamo all'Aventino) che mettono olio sulle rotaie dell'autoritarismo. Quello che non fa chiacchiere, ma fatti. Il ministro Giulio Tremonti, quello che ha scritto cosa terribili sul mercato, si dichiara contro ogni possibile nazionalizzazione dell'Alitalia. In questo modo non lascia la partita al mercato, al quale non crede, ma a chi è più forte. Anche lui si rassegna a subire, in cambio di qualche benevolenza elettorale. Se la sinistra c'è ancora (forse) batta un colpo. Ma Eugenio Scalfari che ne pensa?

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