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La Provincia di Milano prova a fare il suo mestiere? Macchè!
30 Dicembre 2010
Milano
In una breve serie di articoli da la Repubblica, Milano, 30 dicembre 2010, il tentativo dell’ente territoriale sovraordinato di svolgere il proprio ruolo, o solo uno scontro di interessi? (f.b.)

Podestà mette le mani avanti "Sul Parco Sud decidiamo noi"

di Teresa Monestiroli

La Provincia dà il via libera al Piano di governo del territorio firmato dall’assessore Carlo Masseroli. Ma nel formulare la sua «valutazione di compatibilità» con lo strumento urbanistico già in vigore a livello provinciale, avverte Palazzo Marino che su quasi un quarto del suo territorio (40 chilometri quadrati su 180, cioè l’area del Parco Sud) la competenza spetta a lei. O meglio, al direttivo del Parco Agricolo Sud che, a sua volta, è presieduto dal numero uno di Palazzo Isimbardi, il presidente Guido Podestà.

Quindi, visto che il parco riguarda oltre a Milano anche i comuni di Buccinasco, Opera, San Giuliano, San Donato, Segrate e Peschiera Borromeo, qualsiasi tipo di intervento «rimane nell’ambito delle norme di pianificazione del Parco in vigore». Ben vengano dunque le proposte di Milano per il futuro dell’area verde, ma queste «dovranno essere sviluppate all’interno dei Piani di cintura urbana», documenti ancora in via di definizione che, stando alle parole dell’assessore al Territorio di Palazzo Isimbardi Fabio Altitonante, «saranno conclusi nel 2012».

Sembra un dettaglio, ma è una precisazione che crea più di un problema al Pgt ambrosiano, perché vincola ogni decisione sull’area del parco a un piano di urbanistica di là da venire, in cui la Provincia potrebbe pretendere cambiamenti anche significativi alle regole previste da Masseroli. Rimettendo così in discussione l’indice di edificabilità dell’area verde (fissato a 0,15 metri quadrati su metro quadrato) con obbligo di trasferimento al di fuori del parco. Variazioni, spiegano in Comune, che comunque dovranno ripassare per l’approvazione dai Consigli comunali coinvolti. Quindi, nel caso Podestà dovesse aumentare l’indice assegnato al parco dopo un lungo braccio di ferro nell’aula di Palazzo Marino tra maggioranza e opposizione, la discussione si riaprirebbe di nuovo, questa volta però fra i due enti entrambi governati da una maggioranza di centrodestra. Ipotesi che non sembra preoccupare Masseroli: «È un altro passo avanti nel percorso di definizione del Pgt. È di competenza della Provincia fare le sue osservazioni».

Al di là del Parco Sud, bloccare l’applicazione della perequazione in questa zona fino al via libera ai Piani di cintura urbana significa mettere a rischio l’intero impianto della borsa delle volumetrie, dal momento che uno dei bacini di maggior peso in città è proprio il parco. D’altronde, spiega Podestà, «la delibera va inquadrata proprio nell’ottica della difesa di questo polmone verde che la Grande Milano dovrebbe utilizzare per respirare meglio, senza rinunciare a crescere». Ed è proprio quest’ultima sottolineatura – «senza rinunciare a crescere» – che inquieta chi, come le opposizioni, chiede che non siano ammesse deroghe alla tutela del parco. Il capogruppo del Pd in Provincia Matteo Mauri legge la decisione di ieri della Provincia, che «contiene più vincoli e modifiche che via libera», come «la dimostrazione che continua lo scontro di potere nel centrodestra tra Moratti e Podestà, scontro che aveva avuto il suo apice qualche mese fa e che aveva coinvolto anche Ligresti».

"Il verde è in pericolo costruire nei campi è l’obiettivo di tutti"

intervista a Gianni Beltrame di Stefano Rossi

Architetto Gianni Beltrame, lei è uno dei padri fondatori del Parco Sud, avendo contribuito con il centro studi Pim a progettare l’assetto urbanistico dell’area. La Provincia e il Parco Sud (entrambi presieduti da Guido Podestà) hanno dato l’ok al Pgt del Comune di Milano anche per le aree cittadine incluse nel parco.

«In realtà, il via libera è condizionato al rispetto da parte di Milano degli accordi di programma che la Provincia farà con la Regione e lo stesso Comune sulle aree milanesi del Parco Sud con i cosiddetti Pcu, Piani di cintura urbana. Insomma, la Provincia dice diplomaticamente al Comune: ti ascoltiamo ma decidiamo noi».

Per il Parco Sud è una garanzia?

«No, perché Provincia, Comune e Regione sono intenzionati a smantellare il Parco Sud, costruendo dove la programmazione precedente non lo prevedeva. Un obiettivo non dichiarato ma ciò non toglie che il Pgt sia pensato con questa finalità, tanto che affida l’urbanistica all’iniziativa privata degli immobiliaristi».

Anche nel Parco Sud? Senza che si possa evitare?

«Un ostacolo c’è e non è cosa da niente. La legge regionale 12 sull’urbanistica dice in modo esplicito che sulle aree agricole non si può costruire».

Quante aree sono classificate come agricole nel Parco Sud?

«Secondo la nostra strategia originaria, tutte. Tranne i 61 Comuni inclusi nel perimetro del parco e una ragionevole area limitrofa di espansione. Quando i Comuni del parco lamentano di non potersi sviluppare, drammatizzano in modo scorretto la situazione. Lo spazio per crescere c’è».

La legge regionale 12 è una garanzia sufficiente?

«Poiché aggirarla è impossibile, temo che la modificheranno. Oppure si inventeranno qualcos’altro ma non si arrenderanno».

Nessuno più difende il Parco Sud?

«Carlo Petrini ha capito l’importanza di salvaguardare le ultime aree agricole in ambito metropolitano. Aree uniche, perché non ne restano altre. E storiche. La loro destinazione agricola non fu una nostra invenzione, l’hanno avuta per secoli. Finché non sono saliti al potere i cultori del cemento».

Eppure Comune e Provincia parlano spesso di degrado del Parco Sud.

«Il degrado riguarda aree marginali nel territorio di Milano. È causato scientificamente da grandi proprietari come Ligresti, Cabassi e Paolo Berlusconi. Attraverso contratti agricoli brevi si rende precaria la vita delle aziende, che investono meno».

Il Comune ha sempre assicurato che nel Parco Sud non si costruisce, gli indici edificatori generati nel parco andranno usati in altre aree. L’opposizione si è battuta su questo.

«Il centrosinistra non ha capito che, una volta accettato l’indice di edificabilità, il guaio è fatto. Poi non ha senso cercare di abbassarlo, sulle aree agricole l’indice dev’essere zero. Così i proprietari si rassegnano e l’agricoltura torna a respirare. So bene che l’attribuzione di un indice è alla base dello scambio con cui le aree del Parco Sud vengono cedute al Comune, in cambio della possibilità di edificare altrove. Ma perché il Comune dovrebbe acquisire le aree? Certo non si metterà a fare l’agricoltore, le farà deperire e poi ci costruirà o farà costruire a qualche immobiliarista».

Il poker tra sindaco e presidente

per il grande business del mattone

di Alessia Gallione

Dopo la Regione e il direttivo del Parco Agricolo Sud, anche la Provincia dà il via libera al Piano di governo del territorio di Palazzo Marino. Ma nel farlo, il presidente Guido Podestà ricorda al Comune di Milano che una buona parte del suo territorio – i 40 chilometri quadrati di Parco Sud – sono di sua competenza. E dunque ogni proposta di trasformazione di quest’area verde verrà definita all’interno dei Piani di cintura urbana, scritti il prossimo anno proprio dalla Provincia.

Il primo round l’ha vinto Guido Podestà nella sua duplice veste di presidente della Provincia e del Parco. Sarà lui a distribuire le carte e gli altri giocatori, compreso il Comune, dovranno aspettare i Piani di cintura per capire che cosa si troveranno in mano. Il Pgt, per ora, è soltanto una "proposta". E, anche se diventerà legge per la città, sarà congelato su quei 40 milioni di metri quadrati.

Ma dietro il duplice via libera al Piano di governo del territorio, si è consumato un braccio di ferro tra Comune e Provincia. Con Palazzo Isimbardi che ha provato, attraverso il parere del Parco, a far saltare il banco. Una prima versione, dagli accenti duri, cancellava di fatto le scelte del Pgt sulle aree verdi: sarebbe stato un colpo fatale all’intero strumento urbanistico perché è proprio il progetto di liberare le aree agricole, spostando altrove le volumetrie da costruire, uno dei capisaldi del documento. Per ora, Carlo Masseroli ha passato la mano. Il suo imperativo è un altro: far approvare la sua "creatura" dal Consiglio comunale. Una mediazione, almeno nei toni, è stata trovata. Ma lo scontro è pronto a riesplodere quando si entrerà nel merito delle scelte.

È corso tutto volutamente sottotraccia. Compreso l’incontro in extremis tra Masseroli e Podestà, nel giorno della riunione del direttivo del Parco. Niente a che vedere con i toni da duello aperto scatenati dal caso Ligresti e dalla richiesta di commissariamento ad acta del Comune che, un anno fa, il costruttore presentò in Provincia. Ufficialmente, al centro della guerra urbanistica c’erano tre progetti edilizi fermi da anni. Ma il vero obiettivo dell’ingegnere siciliano sarebbe stato un altro e ben più importante: il Pgt e quello strumento della perequazione che cancella la possibilità di costruire sui suoi terreni all’interno del Parco Sud. Lì, «in fondo a via Ripamonti», anche la scorsa estate Ligresti confessava di sognare «nuovi quartieri completi che devono avere le scuole per i bambini».

È questo che dice (o direbbe) il Piano comunale di quell’area: i proprietari non potranno costruire e i loro diritti volumetrici verranno spostati altrove. Un bacino immenso da cui il Pgt trae 6 milioni di metri quadrati di ipotetici edifici da far calare sulla città. Anche questo meccanismo, però, viene messo in discussione. Quanto sarà l’indice che verrà generato, in pratica, potrà variare. E a decidere come e dove sarà la Provincia. Questa la lettura di Palazzo Isimbardi, che canta vittoria. Nonostante le scelte dovranno trovare d’accordo anche Comune e Regione: un altro round, un altro scontro. Non solo. Tra i probabili punti di frizione anche la proprietà delle aree liberate grazie allo scambio di volumetrie: per il Comune dovrà rimanere in capo a Palazzo Marino; la Provincia tenterà di annetterle al Parco.

Sembrava trovato mesi fa, l’accordo tra Moratti e Podestà sul Pgt. Su tre punti: l’ippodromo – anche la Lega lo pretendeva – doveva essere stralciato dalle aree di trasformazione; nel piano sarebbero dovuti entrare progetti di housing sociale su terreni della Provincia e Palazzo Isimbardi avrebbe dovuto decidere sul Parco Sud. Le prime due condizioni si erano già risolte (anche se ieri un’osservazione della giunta provinciale chiede di garantire la salvaguardia del trotto e della pista Maura). Rimaneva irrisolta la competenza sui 40 milioni di metri quadrati di verde. E la questione è riesplosa adesso: al momento degli "ok" formali, sul traguardo finale.

Ma quale sarà il futuro dell’area? Per capirlo bisognerà attendere i Piani di cintura. Anche se il rischio che si aprano spazi per possibili costruzioni non è escluso. Podestà, adesso, si erge a difensore del polmone verde. Nessun grattacielo, nessun regalo agli immobiliaristi. Ma quelle «soluzioni condivise» che invoca dovrebbero «coniugare ambiente e sviluppo». E, in passato, non ha nascosto la sua filosofia di base: «Il Parco Sud non è un totem. Bisogna che diventi più penetrabile e più fruibile ai cittadini. Deve consentire un respiro fisiologico ai Comuni limitrofi».

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